Recensione rocky regia di John G. Avildsen USA 1976
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Recensione rocky (1976)

Voto Visitatori:   8,89 / 10 (364 voti)8,89Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior filmMigliore regiaMiglior montaggio
VINCITORE DI 3 PREMI OSCAR:
Miglior film, Migliore regia, Miglior montaggio
Migliore attore straniero (Sylvester Stallone)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore attore straniero (Sylvester Stallone)
Miglior film drammatico
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film drammatico
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locandina del film ROCKY

Immagine tratta dal film ROCKY

Immagine tratta dal film ROCKY

Immagine tratta dal film ROCKY

Immagine tratta dal film ROCKY

Immagine tratta dal film ROCKY

Immagine tratta dal film ROCKY
 

Quando a distanza di oltre trenta anni un personaggio entra nella mente e nell' immaginario collettivo di più generazioni vuol dire che ha raggiunto il suo scopo. E parlare di Rocky Balboa a quel punto vuol dire sfondare una porta aperta.
Questo film a basso costo fu premiato dalla critica con 3 oscar (regia, miglior film, montaggio) e 6 nomination (sceneggiatura, miglior attore, migliore attrice, colonna sonora e due attori non protagonisti) ma nessuno si sarebbe aspettato all' epoca che potesse abbracciare il premio più ambito: la popolarità estrema.

La storia trae spunto dall'incontro organizzato dal manager Don King il 24 marzo 1975 tra il campione Cassius Clay Ali e il semisconosciuto Wepner con in palio il titolo mondiale dei pesi massimi, incontro dove il pugile meno famoso resistette coraggiosamente fino alla quindicesima ripresa impensierendo non poco il mostro sacro del pugilato. Questa battaglia diede lo spunto vincente al quasi esordiente Sylvester Stallone che era alla ricerca di nuove idee: ecco così che il semi-professionista Wepner diventa Rocky e Cassius Clay il temibile Apollo Creed.
Rocky Balboa (Sylvester Stallone) e' un pugile dilettante di origine italiana di una Philadelfia anni 70 che combatte con alterne fortune sui ring dei bassifondi della metropoli e arrotonda la paga riscuotendo crediti e tributi vari per conto di Gazzo, un usuraio italo-americano.

Cerca quotidianamente le simpatie di Adriana (Talia Shire) una commessa appartata e gentile di un negozio di animali; nonostante le perplessita del fratello della ragazza, Paulie (Burt Young), un semialcolizzato che passa le giornate tra lavoro in un mattatoio e il bar. E i due ben presto si innamorano tra i ghiacci del palazzetto dello sport locale e lo zoo innevato.
Quando il campione del mondo dei pesi massimi Apollo Creed riceve la notizia dell' infortunio del suo prossimo rivale per il titolo mondiale, lo staff tecnico del campione si mette in movimento per cercare un sostituto. Lo trovano proprio in Rocky Balboa attratti dal nome italiano (visto che l' incontro e' dedicato al bicentenario della nascita degli Stati Uniti) e dal suo essere un perfetto "sconosciuto", dando così la possibilità al mondo intero di poter vedere che anche un dilettante può avere il suo giorno da leone.
Per l' evento si riappacifica con il suo allenatore Mickey (Meredith), titolare scorbutico e gestore di una palestra per pugili, che inizialmente non credeva nelle sue potenzialità di atleta; anche lui infatti vuole l'occasione della vita, quell'occasione che più volte gli era scappata in passato.

Rocky appare da subito fuori forma, gli allenamenti inizialmente non rendono il dovuto, la convinzione che Apollo possa farne un "sol boccone" aumentano: memorabile la corsa di prima mattina, con un freddo pungente, per le scale al National Art Museum di Philadelfia.
Ma la stima di Adriana, la forza di volontà nel cercare di uscire comunque a testa alta dalla sfida, la riappacificazione con Paulie, gli allenamenti intensivi di Mickey, quelli originali al mattatoio con stock di bovini, fanno scattare la molla che nello sport ti fa colmare qualunque gap tecnico. Il giorno atteso arriva. Sul ring Apollo fa scena pensando che in fin dei conti si trattasse di una semplice esibizione da spettacolo o da circo.
Ma Rocky Balboa (doppiato da un giovanissimo Gigi Proietti) non la pensa così e lo ridimensiona subito mandandolo al tappeto con un sinistro nella seconda ripresa. Creed a quel punto inizia a far sul serio martellando per le restanti 13 riprese il ragazzo di Philadelfia. Il pubblico nel palazzetto e i giornalisti presenti assistono increduli, Balboa resiste,combatte, stremando lo stesso Creed. Rocky vuol vendere cara la pelle, sa in cuor suo che quella non e' un'occasione ma e' L'occasione.

Va al tappeto più volte ma si rialza sempre nonostante un occhio sanguinante che non funziona più. Sa come rialzarsi e lo fa, sospinto dalle poche persone che veramente credevano in lui. Il finale diventa una bolgia, a bordo ring c'e una confusione totale, Balboa rimane in piedi fino alla fine ma perderà ai punti. Ma per la gente e per tutti i semplici spettatori ha vinto.
Adriana corre verso il ring e in mezzo alla folla strillante riesce ad abbracciare Rocky impreziosendo e coronando il momento più bello della loro vita. E dando allo schermo uno dei finali senza dubbio più belli della cinematografia mondiale. Quel "Non ci sarà rivincita" però non è mai stato più bugiardo: questa pellicola infatti darà lo spunto per un sequel, il secondo, degnissimo continuo (e per certi tratti ancora più esaltante).

Un film efficace, a tratti anche rude e di impatto, che mette in rilievo valori poi ripresi più volte dal cinema americano. Sarebbe troppo riduttivo però paragonare a posteriori questa pellicola con le ultime produzioni che hanno potuto ampliare le idee di fondo che stavano alla base di questo film.
Va esaminato in relazione alla sua data storica (metà anni 70) , solo così sarà possibile promuoverlo con il massimo dei voti elargendogli il merito di aver spianato la strada ad altri ottimi film dello stesso filone quali "Cinderella Man" o "Million Dollar Baby" dove, nella fattispecie, il riscatto sociale attraverso la boxe, sport duro e storicamente praticato da classi emarginate e povere, sono temi di rilevanza centrale. Di conseguenza e' proprio qui che la pellicola di Stallone prende punti, essendo precursore storico di un genere ampiamente ripreso successivamente dove il pugilato viene visto come metafora di un impulso di lotta verso il successo.

Fatto sta che una sceneggiatura molto semplice ma intensa, una narrazione di fondo malinconica e una colonna sonora senza eguali hanno permesso ad una produzione che aveva speso 1 milione di dollari di incassarne la bellezza di 220 in tutto il mondo, onorando allo stesso tempo sia il cinema che uno sport storico quale la boxe. Basti pensare che il regista John G.Advilsen, dopo il successo e i premi per questa pellicola, non si avvicinerà più neanche lontanamente a raggiungere film di livello mondiale.

Una storia che non ha l'arroganza iniziale di colpire o impressionare il pubblico a priori ma che ci riesce lentamente durante la lettura del film, dando una grande prova di maturità cinematografica da qualunque ottica lo si osservi.
Esempio lampante ne sono l'introspettiva di Paulie, Adriana e Mickey, tre personaggi che si agganciano alla figura simbolica di Rocky Balboa, al fine di non considerarsi più degli eterni incompiuti nella vita.

Considerata come metafora del sogno americano e del motto "l'America e' la terra dove tutti hanno una possibilità", troviamo uno Stallone in piena forma, completamente calato nel personaggio e che regala la sua migliore interpretazione di sempre (a apri merito con quella del secondo episodio, che può essere considerato una seconda parte del film) aiutato anche dall' ottimo cast di cui si circonda.
Un'interpretazione intensa quella di Stallone che lo lancia definitivamente verso i grandi palcoscenici di Hollywood come un attore di caratura mondiale ma che forse, con il senno di poi, non riuscirà più a mantenere a livelli effettivamente elevati. Ma tant'è:delle volte basta una sola pellicola per la consacrazione.

L'utilizzo della colonna sonora "The final bell" di Bill Conti può essere considerata una ciliegina sulla torta: le sue vibranti note durante il combattimento e post-combattimento danno una emozione totale allo spettatore trasportandolo visivamente ed inconsciamente sul ring.

In attesa dell' uscita imminente del 6° episodio, l'eredità importante di questo primo capitolo della serie è caratterizzata da un'intensità palpabile e da un'ottima definizione dei vari personaggi ma con il proseguimento della saga (più precisamente dal 3 episodio) si andrà via via perdendosi attraverso risse improbabili sui ring e sulle strade con i vari cattivi di turno Mister T. e Ivan Drago, assumendo di conseguenza i connotati tipici di pellicole destinate ad operazione commerciali capaci solamente di esaltare un pubblico dal target adolescenziale.
In conclusione ogni spettatore ha tifato per Balboa e forse questo e' il segreto di questa pellicola.

Tutti indirizzati verso ciò che vorremo essere sotto sotto: eroici e combattenti. Ovvero gente che se cade si rialza verso la leggenda.

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Recensione a cura di bellin1 - aggiornata al 03/11/2006

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