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Hyeon-soo Nam è un giovane speaker radiofonico di una certa fama. Vive solo in una bella casa e gestisce con abilità la sua immagine pubblica.
Una sera Hwang Jeong-nam bussa alla sua porta e gli porta una notizia inattesa: lui non soltanto ha una figlia di cui non sapeva nulla, ma è anche nonno di un bambino concepito al di fuori del matrimonio.
Le commedie coreane hanno da anni il quasi totale monopolio degli incassi al botteghino del paese. Spesso superano i colossi provenienti dall'estero con il semplice stratagemma di raccontare, con leggerezza e un tocco di ironia, i drammi e le peripezie romantiche di gente comune.
Hyeon-soo è un famoso speaker radiofonico e le sue trasmissioni, in cui dà consigli e suggerimenti alle persone che chiamano, sono molto seguite. Una delle persone che gli telefona lo raggiunge una sera a casa, dichiarando di essere sua figlia. Già questo basta a sconvolgere la vita del poveretto che, in più, scopre di avere un nipotino, concepito al di fuori del matrimonio.
La situazione si farà a mano a mano più complicata, dal momento che i due dovranno tenere nascosto il loro rapporto di parentela e il fatto che abitano insieme.
L'atmosfera è da subito piuttosto coinvolgente e la sottile ironia presente in ogni inquadratura crea quell'alchimia che provoca facilmente la complicità dello spettatore.
Hyeon-soo è il classico personaggio pubblico, vacuo e pesantemente infatuato della sua immagine. Sua figlia Jeong-nam invece è una ragazza ferita dalla vita, che vuole sperimentare l'amore paterno e provare a dare a suo figlio una figura di riferimento.
I due sono lontani anni luce e sarà dura per entrambi trovare un senso al loro rapporto. Senza tenere conto del danno per l'immagine pubblica di Hyeon-soo che, da scapolo interessante, si trova ad essere padre di una ragazza di cui non conosceva neanche l'esistenza e nonno di un ragazzino illegittimo.
La storia si complica sotto gli occhi divertiti dello spettatore, il quale non può fare a meno di provare una certa simpatia per lo sperduto giovane nonno e per sua figlia di cui neanche sospettava l'esistenza.
Ma il vero centro del racconto è il piccolo Jo Mo, che conquista facilmente il nonno e lo spettatore con la sua tenerezza e le insospettate capacità espressive.
Nel complesso il racconto è semplice ma ben congegnato. La regia crea una sottile atmosfera ironica col solo uso di piccoli accorgimenti e, amplificando i tic del protagonista e la sua terribile vacuità, lo rende al contempo umano e divertente.
Woo-seul-hye, il piccolo Jo Mo, regala una prova da professionista consumato e rende irresistibili i momenti in cui è in scena, offuscando in parte le comunque buone prove dei due protagonisti.
Una convincente Bo-yeong Park è l'arrabbiata figlia di Hyeon-soo, la quale riesce anche a dare una bella prova del suo talento canoro, mentre il famoso Tae-hyun Cha ("My Sassy Girl", "My Mighty Princess", "Windstruck") si adagia senza troppi sforzi nel ruolo, sfruttando al massimo la fama datagli dalla sua carriera nel campo della commedia.
In definitiva si tratta di un film riuscito, nella scia delle commedie che da anni il cinema coreano contrappone con successo ai blockbuster d'oltreoceano.
E lo spettatore italiano, stordito da anni di porcherie paratelevisive spacciate per cinema di un qualche valore, non potrà che apprezzare un modo di fare cinema onesto e senza pretese, che con pochi semplici ingredienti supera senza sforzo tutti i tentativi nostrani di tornare ad una tradizione di commedia ormai persa per sempre.
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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 09/03/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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