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Voto Recensore: | 4,50 / 10 | ||
Jack Mosley, detective della polizia di New York, è un uomo segnato dalle esperienze della vita e conduce un'esistenza apatica, stanca, che lo porta a bere come una spugna.
Non è più giovane, e nel torrido clima estivo della Grande Mela anche l'attività più ordinaria lo lascia col fiato corto, pronto ad accendere ventilatori e condizionatori per poter respirare meglio. La gamba malandata non lo aiuta di certo, altro "tallone d'Achille" che lo fa arrancare vistosamente.
Tuttavia Jack è uno navigato, sa il fatto suo, non gradisce più il lavoro "pesante", che ad ogni occasione lascia volentieri ai colleghi più giovani e ancora pieni di energie o di ideali; aspetta solo la fine della giornata per tornarsene a casa e chiudersi nella sua tana mediocre, dove in compagnia di se stesso e di una bottiglia da pochi dollari se ne sta in panciolle fino all'alba successiva.
Un mattino qualunque (e non lo sarà) si ritrova a fare da baby sitter ad una "piccola emorroide", un giovane prigioniero di colore, Eddie Bunker, che dovrà testimoniare al tribunale che si trova a 16 isolati di distanza (i "16 blocks" del titolo originale).
Jack cerca di evitare l'incarico, ma visto che si tratta di una faccenda di un paio d'ore, alla fine accetta seppur malvolentieri; durante il tragitto verso il Palazzo di Giustizia non resiste al richiamo dell'alcool e si ferma in un piccolo negozio per prendere una bottiglia, tanto una piccola sosta non cambierà certo la sua mattinata… Ed è invece quella l'occasione attraverso la quale scoprirà che il suo stesso corpo di Polizia intende eliminare lo scomodo testimone e coprire così le ingombranti responsabilità di abusi, estorsioni e mazzette che "macchiano" le divise di quel distretto.
Da lì in poi inizia un inseguimento serrato e una caccia all'uomo vorticosa tra le vie trafficate del centro e all'interno degli edifici della zona.
Jack rantola e "raucheggia" per tutto il film, e nonostante si trovi costantemente sotto il fuoco "amico", riesce sempre a cavarsela per un pelo attraverso soluzioni e metodi un po' troppo elementari.
Dopo 40' di tallonamenti e rocambolesche fughe, durante le quali riesce a disarmare e ammanettare un buon numero di poliziotti, si capisce già come il suo personaggio sia destinato all'immortalità.
Ogni situazione rischia di diventare paradossale (il coinvolgimento dei procuratori, i quali attendono in aula il testimone oculare, è un appiglio di sceneggiatura eccessivo).
Spettacolare e di sicuro effetto, ma anche dura da digerire, è la scena dove il Nostro si mette a giocare all'autoscontro con le pattuglie della polizia, usando un autobus con le ruote a terra per infilarsi in un vicolo cieco ed eludere come niente fosse un centinaio di sbirri.
La storia è senz'altro seducente, ma non abbastanza originale per distaccarsi da altri classici del genere poliziesco; per fortuna che alla regia c'è Richard Donner, ottimo mestierante che rende la visione almeno funzionale.
Bruce Willis, volto scavato e sguardo accigliato quanto basta per renderlo una figura memorabile, viene malamente sprecato all'interno di questo insignificante "calderon-movie".
I vagheggiamenti del giovane Eddie sono gli unici riempitivi di racconto ai quali sostenersi per godere un po' della narrazione. Ecco un esempio dei suoi monologhi: "Tu sei su una macchina che ha un solo altro posto libero e sta arrivando un uragano. Un uragano, capito? Alla fermata dell'autobus c‘è una vecchia che sta male, il tuo migliore amico che ti ha salvato la vita e la donna dei tuoi sogni. Chi fai salire sulla macchina?".
In fondo la sua è una figura sensibile, un po' naif e quasi poetica nella sua ostinazione a voler raggiungere il sogno di fare il pasticcere.
Alla fine Eddie riuscirà a farci spendere una lacrimuccia, coronando il suo sogno di aprire un'invitante pasticceria e preparare torte prelibate. Ma gli sceneggiatori di questa pellicola, tanto si sono rivelati inadeguati, non meriterebbero di assaggiarne nemmeno una fetta!
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Recensione a cura di pompiere - aggiornata al 24/03/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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