Voto Visitatori: | 4,86 / 10 (122 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 6,50 / 10 | ||
"Vooooolaaareee... oh oh... cantare... oh oh oh oh...
nel blu, dipinto di blu, felice di stare lassù"
Iniziare questa recensione proprio come inizia il film di Allen, ci potrebbe aiutare in qualche modo a capire l'andazzo generale in questo "To Rome with love".
A pochi mesi di distanza dall'Oscar come miglior sceneggiatura per "Mignight in Paris", ecco che esce in sala l'ultima fatica di Woody Allen targata made in Italy. La splendida canzone di Modugno che apre il film ci mette si di buon umore, ma fa presagire qualcosa che, onestamente, era nell'aria sin dai primi di Luglio, quando Woody sbarcò a Roma per girare questo nuovo film infarcito di grandi nomi italiani e non. Infatti, la paura di molti era quella di vedere il solito filmetto pieno zeppo di clichè e, in qualche modo, le previsioni ci hanno azzeccato.
La storia, che inizialmente doveva essere ispirata al Decameron di Boccaccio, è divisa in 4 episodi:
In uno abbiamo Hayley (Alison Pill) e Michelangelo (Flavio Parenti), lei turista e lui avvocato, che si innamorano e decidono di presentarsi alle rispettive famiglie. Da questo nasceranno una serie di situazioni e di scontri tra i genitori.
Poi ci sono Antonio (Alessandro Tiberi) e Milly (Alessandra Mastonardi), due sposini che si perdono per le strade di Roma e, per una serie di sfortunate circostanze, si ritrovano a vivere delle disavventure. In particolare Antonio che dovrà far passare per sua moglie una prostituta (Penèlope Cruz).
Dopo abbiamo due studenti americani, Sally (Greta Gerwig) e Jack (Jesse Eisenberg), che attendono con ansia Monica (Ellen Page), amica di Sally. Monica, da vera seduttrice, riuscirà a far perdere la testa al povero Jack che sarà messo in guardia da John (Alec Baldwin), architetto che ha appena concluso una vacanza a Roma.
Infine c'è la storia di Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni), che si ritrova ad essere al centro dell'attenzione dei media senza nessun motivo apparente.
Ciò che Allen tenta di fare con questa "accozzaglia" di grandi nomi è omaggiare i classici del passato, un po' come l'episodio di Antonio e Milly, ispirato a "Lo sceicco bianco" di Fellini.
Quello che ne esce, in realtà, è una serie di episodi che sono solo un assaggio dell'idea originale che Allen aveva. "To Rome with love" (che poi tutto sto amore non s'è visto) è un film che, nonostante il potenziale artistico, non riesce ad esprimere tutta la comicità pungente di Allen e le potenzialità del cast. Quest'ultimo dovrebbe essere il punto di forza del film ma risulta essere poco incisivo (almeno in parte) perchè i grandi nomi come Alec Baldwin, Penèlope Cruz e Roberto Benigni danno solo un piccolo assaggio di quelle che sono le loro qualità.
I giovani invece fanno un mezzo disastro: Jesse Eisenberg e Ellen Page sono, rispettivamente, uno troppo imbambolato e sfigato e l'altra esagerata nel suo ruolo di seduttrice mangia uomini. Manco a dirlo, il migliore risulta proprio il regista, Woody Allen, che interpreta il suo ruolo con la solita bravura nel reggere la scena e tempi comici azzeccati.
L'unica cosa differente in Allen è la voce, non più del grandissimo Oreste Lionello scomparso nel 2009 ma di Leo Gullotta, che lo sostituisce in maniera eccellente.
Il resto è una passerella di comparse che non lasciano il segno.
Regia e location riescono a salvare quasi in corner questo "To Rome with love", che merita di essere visto anche solo per poter ammirare le belle strade di Roma e i favolosi paesaggi ripresi da Allen e dalla sua troupe.
"To Rome with love" fallisce proprio nel suo tentativo banale di rivendicare una italianità che non gli appartiene. Parlando chiaro e tondo, l'unico italiano degno di nota è Benigni, non alla sua migliore prova attoriale. I restanti interpreti italiani coinvolti in questo progetto "made in I(U)ta(S)ly(A)" non danno il giusto risalto alla scena e finiscono col fare le comparse (Riccardo Scamarcio, Sergi Solli, Gian Marco Tognazzi ecc) oppure essere tagliati del tutto in fase di montaggio (Nino Frassica).
Non contento, Allen ci fa sentire bifolchi anche nel titolo. Inizialmente la pellicola si doveva intitolare "Bop Decameron" (chiaro riferimento all'opera di Boccaccio) ma, visto che tutti gli italiani (?) interpellati da Allen non sapevano neanche chi fosse stò Boccaccio, cambiò il titolo in "Nero Fiddled". Successivamente, quasi a darci un contentino, ecco che Allen ha la brillante idea di intitolare il film "To Rome with love", un po' come per dire "ma si, diamo un po' di amore a stì italiani succhia spaghetti".
Troppi clichè, troppi luoghi comuni, troppi tentativi di creare una comicità italoamericana di difficile presa sia per tempi comici, sia per differenze culturali e di approccio alla risata. Detto questo, Allen riesce comunque a metterci il suo zampino e a regalare qualche momento divertente, che permette allo spettatore di trascorrere il tempo in maniera decente.
"To Rome with love" non verrà certo ricordato come un capolavoro ma riuscirà a rientrare in quella cerchia di film che, di primo acchito, possono non piacere ma che poi, col passare del tempo, si può riconoscere loro una certa sfacciataggine "gradevole" che porta a rivalutarli. O, almeno, così si spera.
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Recensione a cura di HollywoodUndead - aggiornata al 09/05/2012 12.29.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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