Recensione un lupo mannaro americano a londra regia di John Landis USA, Gran Bretagna 1981
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Recensione un lupo mannaro americano a londra (1981)

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locandina del film UN LUPO MANNARO AMERICANO A LONDRA

Immagine tratta dal film UN LUPO MANNARO AMERICANO A LONDRA

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John Landis in più di una occasione ha rievocato l'episodio che lo ha stimolato per scrivere quel soggetto che è alla base di "Un lupo mannaro americano a Londra".

Landis si trovava in Jugoslavia per le riprese di" Kelly's Heroes". Durante il tragitto, che lo doveva a portare da Belgrado a Novi Sad, il traffico fu bloccato all'altezza di un crocevia dove in quel momento si stava celebrando un funerale zingaro. Sceso dall'auto e giunto sul luogo, si trovò di fronte ad una scena, da lui stesso definita, degna di un film della Universal: diverse persone e un prete stavano seppellendo un uomo, noto stupratore della zona, ucciso mentre stava tentando di fuggire, avvolto in una tela da imballaggio e cosparso di rosari e trecce d'aglio. I rosari e le trecce servivano allo scopo di impedire al cadavere di rialzarsi e commettere altri crimini.

In un'epoca dominata dalla razionalità, un episodio del genere colpisce profondamente il futuro regista, su come la razionalità stessa lasci spazio alla fede in rituali che provengono direttamente da superstizioni e leggende.

Inizialmente il soggetto doveva incentrarsi sui vampiri, ma dato che il tema è stato sfruttato anche troppe volte, dagli horror della Hammer e non ultimo la chiave ironica di Polanski in "Per favore non mordermi sul collo", Landis decide quindi di utilizzare il lupo mannaro, che al pari del vampiro è un mito presente in moltissime culture ed in ogni epoca, con il vantaggio però di essere stato sfruttato in misura minore a livello cinematografico.

"Troppo pauroso per essere una commedia e troppo divertente per essere un horror

In sostanza è questa la frase che Landis si sente ripetere per circa dodici anni. Pur riconoscendogli la validità dello script, tuttavia il soggetto è molto rischioso, soprattutto nelle mani di un regista pressochè esordiente ed il timore di un flop fanno arretrare le majors di fronte ad un progetto simile. Nel frattempo Landis comincia ad entrare nei meccanismi dell'industria cinematografica grazie alla pellicola indipendente "Schlock" ed a "The Kentucky Fried Movie", collaborando a quest'ultimo, con gli sceneggiatori e futuri registi Jim Abrahams, David e Jerry Zucker (autori dell'"Aereo più pazzo del mondo"). Il lusinghiero successo di quest'ultima pellicola gli offre l'occasione per il primo dei suoi successi su scala mondiale, "Animal House, che bisserà nella pellicola successiva "The Blues Brother", entrambi con John Belushi. Il successo planetario dei due film mette Landis nelle migliori condizioni per scegliere quale progetto perseguire e dal cassetto viene tirata fuori la sceneggiatura di "Un lupo mannaro americano a Parigi". Inoltre per garantirsi la totale libertà creativa, senza nessun tipo di interferenza, per quello che considera il suo progetto più personale, accetta di rimanere al di sotto dei dieci milioni di dollari di budget (cifra comunque ragguardevole per l'epoca) e si trasferisce, armi e bagagli a Londra, approfittando dei vantaggi fiscali dell'Eady Plan concepito per attrarre produzioni straniere in terra inglese, a patto di utilizzare maestranze e cast nella maggior parte composta da inglesi.

Ovviamente anche la sceneggiatura viene modificata, spostando il contesto della vicenda da Parigi a Londra e rimodellandola secondo gli standard richiesti.

Due studenti americani, Jack e David, sono in Inghilterra, prima tappa di una lunga vacanza in Europa. Vengono lasciati dall'autista che ha dato loro un passaggio in una zona di brughiera presso il villaggio di East Proctor, popolato da gente rude e inospitale, che li scaccia dal locale "Agnello macellato", ma con la raccomandazione di non abbandonare il sentiero e di fare attenzione alla luna. Nella notte, i due vengono assaliti da una creatura mostruosa. Jack viene dilaniato mentre David, salvato dall'intervento degli abitanti del villaggio, viene soltanto ferito. Privo di conoscenza, David vene trasportato in un ospedale londinese dove si risveglia tre settimane dopo. Tutto sembrerebbe normale, se il ragazzo non fosse angosciato da incubi spaventosi e non dicesse di essere stato attaccato da un lupo. Solo un medico, il dottor Hirsch, si incuriosisce ai suoi racconti e decide di andare a fondo nella questione. In ospedale, David conosce Alex, un'infermiera che si innamora di lui e si offre di ospitarlo una volta ristabilitosi. I suoi incubi però continuano a tormentarlo e la notte di plenilunio si avvicina...

Lupi mannari, horror e commedia, i primi due di questi tre elementi sono legati in maniera imprescindibile l'uno all'altro, molto meno cercare di combinare il terzo agli altri due e all'epoca l'esempio più riuscito sicuramente il già citato" Per favore non mordermi sul collo" di Roman Polanski.

Rispetto a quest'ultimo, però, Landis compie un'azione, da un certo punto di vista, più ardita del regista polacco: Polanski rimane ancorato ad uno scenario gotico che rispetta in pieno le regole del genere, mentre Landis traspone il suo elemento centrale, cioè il lupo mannaro, in un contesto molto più realistico e attuale. Non solo, ma senza trascurare nessun elemento legato alla mitologia del lupo mannaro, legata comunque non a una precisa origine letteraria quanto ad una mitologia prettamente cinematografica, cioè quella dell'Uomo Lupo di Weggner scritto da Curt Siodmark, usata da Landis più per sovvertirla che per rispettarla (si veda a titolo di esempio il dialogo tra Jack e David circa l'uso dell'argento per uccidere il lupo mannaro).

Ecco quindi che gli zingari, incrociati in Jugoslavia anni prima, diventa la comunità chiusa ed inospitale di East Proctor, trincerata in se stessa alla difesa di quel segreto che a tutti i costi non deve trapelare al di fuori del suo ambito e pronta addirittura a mandare al "macello" due poveri sventurati in una notte di luna piena, in mezzo alla brughiera, solo perchè colpevoli di aver fatto in buona fede una domanda inopportuna ("Cosa significa quella stella a cinque punte sul muro?").

D'altronde lo stesso Landis fa intuire immediatamente quale il sia destino sinistro che attende i due ragazzi non appena appaiono sullo schermo sopra un autocarro, in mezzo a delle pecore (non occorre molta immaginazione per capire che entrambi i protagonisti faranno una brutta fine). Il paesaggio bucolico proposto nelle prime immagini da Landis è minaccioso e sinistro nella sua immobilità, Jack e David diventano sempre più minuscoli nei confronti di tale contesto che li circonda, la camera fissa li segue da lontano ai confini del villaggio di East Proctor e con una serie rapida di dissolvenze fa capire chiaramente che sono già dei fantasmi dal destino segnato.

"Una lupo mannaro americano a Londra" quindi, a scanso di equivoci, è un film horror con tutti i crismi del genere. Landis costruisce egregiamente le sequenze, dotandole di tensione e suspence e, memorabile in questo senso, tutta la sequenza della metropolitana di Londra girata in steady cam. Per sottolineare il realismo della messa in scena, il regista non utilizza mai la musica nei momenti di maggior suspense, affidandosi unicamente al sonoro e dosando al punto giusto lo splatter, presente ma meno abbondante di quanto si può pensare.

In questo ambito così horror, l'elemento commedia si inserisce in maniera incidentale, cioè scaturisce dall'assurdità di circostanze in cui si trovano i protagonisti, favorito appunto nella ricerca del regista americano di quel realismo che possa essere funzionale a questo obiettivo. La coppia di fidanzati, che vuole spaventare un'altra entrando dal retro della casa, finendo finendo per un macabro contrappasso sbranata dal lupo, le peripezie di David nel ritornare a casa dell'infermiera dopo la prima notte di plenilunio quando si sveglia completamente nudo dentro la gabbia dei lupi, oppure l'incontro con Jack e gli altri non-morti all'interno del cinema porno. Gli esempi possono essere altri, ma in quasi ogni sequenza c'è sempre quella dose di umorismo che contribuisce a stemperare la tensione, senza tuttavia annullarla, ma anzi viene utilizzata da Landis per rilanciare nuovamente la tensione o per costruire il colpo di scena. In questo modo aumenta il grado di sorpresa grazie anche, come già detto, all'assenza di una colonna sonora che faccia da contrappunto. Una perfetta miscela che Landis mantiene in maniera straordinaria per tutto il film.

"Un lupo mannaro americano a Londra" costituirà a suo modo un esempio ed indicherà una variante per molti horror a venire, ma pochi potranno avvicinarsi al livello del film di Landis, rimanendo sbilanciati o troppo sull'horror o troppo sulla commedia, causando probabilmente anche un certo svilimento del genere.

"Bad moon rising"

Se la sequenza iniziale senza dubbio era costellata da cattivi segni premonitori nei confronti dei due ragazzi americani sperduti in mezzo alla brughiera, dopo la morte di Jack e prima della trasformazione di David in lupo mannaro, questi segni si concentrano ovviamente su quest'ultimo sostanzialmente ignaro del destino che lo attende, ma consapevole di un qualcosa di sinistro che potrebbe accadergli. Qualcosa di più terrificante di quello accaduto a Jack.

Attraverso squarci onirici di rara bellezza e suggestione, l'umanità di David lascia il passo all'emergere della bestia che si materializzerà all'imminente plenilunio. Le corse nei boschi utilizzando la soggettiva della steady-cam, il cibarsi di carne cruda e lo sterminio della sua famiglia da parte di lupi mannari vestiti da nazisti (David e la sua famiglia sono ebrei) rappresenta il percorso lineare di una strada senza uscita.

Oltre a questo, Landis aggiunge un tocco tipicamente bunueliano a questa fase del film. Realtà e sogno si sovrappongono, così alla fine dell'incubo dei lupi mannari nazisti o i primi due incontri con il non morto Jack, il primo in ospedale e il secondo nell'appartamento di Janet, le due dimensioni, realtà e sogno appunto, sono perfettamente mimetizzate, indistinguibili l'una dall'altra, oltre a segnare un sincero omaggio al regista spagnolo, verso il quale Landis non ha mai nascosto la sua più profonda ammirazione.

Ciò che comunque è rimasto nell'immaginario collettivo di "Un lupo mannaro americano a Londra" è senza dubbio la trasformazione di David, grazie agli straordinari effetti speciali di Rick Baker in un epoca in cui non esisteva nessun supporto di computer grafica. Il risultato fu talmente stupefacente che fu creata ad hoc, dall'Academy Awards, la speciale categoria dei Trucchi, premiando il film di Landis.

Il momento della trasformazione crea una sequenza di rottura rispetto a quanto mostrato, proprio per il suo carattere esplicito. Le atmosfere suggestive ed evocative tratteggiate fino a quel momento da Landis, lasciano spazio ad un estremo realismo della messa in scena quasi pornografico, come sottolineato da molta parte della critica.

Nulla viene lasciato alla fantasia dello spettatore, viene mostrato tutto, in piena luce senza nessun tipo di inserto alla maniera delle vecchie pellicole dell'Uomo lupo. Viene mostrata la nuova evoluzione fisica del corpo di David in tutte le sue fasi, accompagnate dalle urla lancinanti del ragazzo e dai rumori del cambiamento della sua struttura ossea. Da notare anche in questo caso che Landis lascia spazio al lato ironico, innanzitutto utilizzando l'ennesima versione di" Blue Moon" e un piccolo stacco di montaggio su un pupazzetto sorridente di Topolino, piccola pausa inserita in una sequenza di per sé terrificante.

Per questi pochi minuti di sequenza sono stati necessari mesi di preparazione e una vera sfida di Landis lanciata al suo collaboratore di vecchia data, Baker. A dire il vero Baker aveva già sperimentato le sue conoscenze nell'2Ululato" di Joe Dante, altra pellicola nota per le trasformazioni da esseri umani in lupi mannari (e di questo Landis fu tuttaltro che contento), ma meno ardita di "Un lupo mannaro americano a Londra", giacchè quest'ultima, come detto, avveniva in piena luce.

Molto importante, da questo punto di vista, fu la scelta degli attori David Naughton e Griffin Dunne. E' difficile che una star affermata accetti di sottoporsi a dei veri tour de force in sala trucco, quindi la scelta di due attori pressoché esordienti ha facilitato il compito sia a Landis che a Baker ed eliminato sul nascere possibili ed indesiderabili bizze. Bisogna considerare non solo il fiore all'occhiello della trasformazione in lupo mannaro, ma anche il lavoro fatto su Griffin Dunne ed il suo graduale "deterioramento" da non morto. Folgorante è il suo esordio in questo ruolo, nel suo primo incontro con David all'ospedale, con pezzetti di carne penzolanti.

"Un lupo mannaro americano a Londra", pur essendo passati trent'anni dalla sua uscita, mantiene intatto il suo fascino, proprio per il suo coraggio di trovare nuove strade al genere horror, avendo come preciso riferimento la cinematografia classica, ma divertendosi a sovvertire gli stereotipi in un contesto che privilegia il realismo della messa in scena, senza rinunciare a slanci surrealisti. Una pellicola che cammina pericolosamente sul filo del rasoio, ma che fa dell'equilibrio perfetto delle sue componenti ancora oggi il suo punto di forza mai eguagliato.

Il film inoltre rappresenta uno dei punti più alti della filmografia di John Landis. sicuramente il suo film più personale e più voluto, confermandone ancora una volta la sua ascesa come popolarità e qualità dei suoi lavori, fino a quando le avversità del suo episodio di "Twilight Zone", in cui morì l'attore Vic Morrow e due bambini, lo relegarono ai margini dell'industria cinematografica e smorzandone, probabilmente in parte, la sua verve creativa.

"Beware the moon, David".

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Recensione a cura di The Gaunt - aggiornata al 13/09/2011 15.44.00

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