Voto Visitatori: | 7,05 / 10 (10 voti) | Grafico | |
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Il calcio: gioco virile per eccellenza. Con la sua lente surrealista e distorta, Jan Svankmajer lo rappresenta secondo la sua ottica ed è difficile non rimanere conquistati, esilarati, un po' turbati dalla sua visione dello sport più famoso del mondo.
Un uomo si prepara al consueto rito calcistico: prepara le bottiglie mettendole in frigo, aggiusta la sedia, accende la tv mentre passano sullo schermo immagini di tifosi in bianco e nero, prepara un piatto di biscottini, apre la bottiglia di birra stappandole con il portachiavi. E qui che inizia la partita... Ed irrompe anche la consueta animazione del regista, con dei giocatori animati che su una dolce musica sognante sembrano danzare e levitare con il pallone tra i piedi. Poi un giocatore si avvicina ad un altro e gli appiattisce la faccia fino a renderla in poltiglia. 1 a 0.
Un corto che descritto in maniera cosi semplicistica sembra soltanto essere una sorta di satira nei confronti del gioco calcio, dove non vince il migliore ma il più violento; in realtà non è solo questo. Svankmajer utilizza ogni volta modi fantasiosi di "uccidere" i giocatori animati, in un gioco perverso che fa da contrasto con la bellezza evocata dai giocatori che sembrano danzare sulle musiche.
Mentre questo accade l'uomo continua a seguire il proprio rito navigato: prende un biscotto, corregge la birra. E più si va avanti, più come in un Colosseo surrealista il pubblico sembra richiedere a gran voce altre morti fantasiose.
Perfino il gioco ha i suoi colpi di scena: le bare dove i morti vengono chiusi giocano lo stesso, in uno dei temi ricorrenti cari a Svankmajer secondo cui l'inanimato diventa anima(to); oppure la squadra sotto di tre gol pareggia in un colpo solo facendo fuori tre giocatori avversari...
E se il gioco si fa sempre più turpe e brutale, al contempo l'uomo seduto nel suo salottino a gustarsi la partita assume comportamenti sempre più disgustosi nei riguardi del cibo, sporcandosi senza ritegno alcuno e mangiando con rumori disgustosi.
Scatta poi l'intervallo, e invece della pubblicità vengono mostrati dei gattini normalissimi ma nessuno li sta a guardare in quanto l'uomo ne approfitta per prendere da bere. E beve e beve e beve.
È anche questa una sorta di critica all'uomo moderno, il suo rapporto feticista con il cibo, la sua ossessione del gioco come del cibo (in altri film e corti dell'artista Ceco è presente anche il sesso in maniera frequente). Infatti non è un caso che lo stesso spettatore della partita poi sia anche l'arbitro e i giocatori della stessa, come in un sogno delirante in cui ha proiettato sé stesso e le sue frustrazioni personali all'interno della partita. Il finale sembra smentire questa cosa però, in quanto l'uomo alzandosi dalla sedia (dopo che i calciatori sono entrati nel suo appartamento e si sono massacrati lì) si ritrova spiacciato sotto il calzone proprio il residuo della faccia di uno di questi.
E allora tanto vale dichiarare inutile ogni tentativo di dare una spiegazione dove non c'è n'è bisogno in quanto "Virile Games" è pura Arte; ironico, morboso, infantile ma che riesce nell'intento di colpire l'immaginario dello spettatore, tanto quello del Film seduto sulla sua sedia a guardare le sue partite di ordinaria follia quanto quello vero che, inutile dichiarare il contrario, di fronte agli scempi perpetrati alla plastilina non può non ridere cinico e divertito. Non siamo disgustosi?
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Recensione a cura di elio91 - aggiornata al 14/12/2011 16.34.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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