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Dieci anni passarono prima che George A. Romero tornasse a dirigere il secondo capitolo sulla saga dei morti viventi. Le ragioni furono molte, in primis che il regista di Pittsburgh considerava conclusa lì la storia, senza intenzione di girare una saga. I dieci anni che dividono "Night of the Living dead" da "Dawn of the dead" (Zombi in italiano) furono costellati da una serie di insuccessi cinematografici che spinsero lo stesso regista quasi a voler chiudere con il cinema.
Nel 1969 uscì "There's always vanilla", commedia hippy sperimentale, della quale lo stesso Romero non conserva al giorno d'oggi nemmeno una copia. Nel 1972 "Season of the witch", una pellicola ambiziosa ma che, come spesso è capitato al cineasta di Pittsburgh, venne mal gestita sia sul piano tecnico che distributivo. Un anno dopo a SOTW ecco uscire il progetto più ambizioso di Romero: "La città verrà distrutta all'alba" ("The crazies") film di grande pretese, ma che si rivelò un clamoroso fiasco al botteghino. Non così male andò invece sul fronte televisivo per il regista di Pittsburgh: una serie di documentari prodotti dalla Laurel (la casa di produzione fondata dallo stesso Romero insieme al suo nuovo socio Richard Rubenstein) vennero venduti alla televisione pubblica ABC, riscontrando un notevole consenso di pubblico.
Ad ogni modo dopo il flop di "The crazies" il regista si allontanò dalla scena cinematografica per ben cinque anni. Fu l'incontro con il nostro Dario Argento, il quale si trovava a New York per il lancio del suo "Suspiria", a riaccendere in Romero l'entusiasmo e la voglia di girare un secondo capitolo sugli zombi. "La notte dei morti viventi" aveva infatti avuto un notevole successo di pubblico in Italia, dove continuava ad essere considerato film di culto. Argento ne era letteralmente entusiasta e quando incontrò Romero a New York, tra i due nacque subito una scintilla. Come racconta Rubenstein, Argento e Romero rimasero a parlare per sette ore consecutive, decidendo subito alla fine di quell'incontro che avrebbero girato insieme un nuovo capitolo sugli zombi. Per la verità l'idea iniziale non era quella di realizzare una continuazione di "Night of the Living Dead", bensì un nuovo film che avrebbe affrontato di nuovo la tematica dello zombi. Il problema che si presentò da subito fu quello di recuperare i soldi necessari per potere realizzare la pellicola. Perciò sembrò una buona idea quella di portare sullo schermo prima di "Dawn of the living dead" (questo il titolo che si era immaginato all'inizio, cambiato poi nel più semplicistico "Dawn of the Dead") un film dell'orrore a bassissimo budget, che avrebbe potuto portare alle casse della Laurel quei soldi necessari che avrebbero permesso di girare subito dopo il nuovo capitolo sugli zombi.
Perciò in pochissime settimane Romero realizzò la sceneggiatura di un suo vecchio soggetto, "Martin", che, costato la cifra miserrima di 100,000 dollari, venne portato sugli schermi americani verso la fine del 1977. Il film, girato interamente a Pittsburgh, narra delle gesta di Martin (da qui il titolo appunto), un ragazzetto di 17 anni da molti ritenuto un vampiro. Ma Martin è un vampiro, oppure è solamente un ragazzo con delle turbe psichiche di doppia personalità? E chi è il vero matto? Lui oppure suo zio Cuda, che lo crede un vampiro, e con egli tutta la comunità di Braddock, la bigotta cittadina della Pennsylvania in cui il ragazzo vive?
Bisogna essere preparati prima di vedere Wampyr: è una pellicola fortemente disturbante. Non è un horror. O comunque un semplice horror.
E' la dissacrazione delle superstizioni e nello specifico del mito del vampiro. Forse l'America, la società occidentale, si sarà evoluta sotto un piano tecnologico, ma le superstizioni e il razzismo non sono ancora usciti dalla mentalità provinciale wasp. Siamo entrati in un nuovo medioevo.
Il film purtroppo, nonostante il budget irrisorio, si rivelò l'ennesima sconfitta per la Laurel di Romero e soci e dopo pochissime settimane fu ritirato dagli schermi statunitensi. Venne perciò rimontato e rigonfiato da 16 a 35mm da Dario Argento che, con la disturbante musica dei Goblin, tentò di lanciarlo in Europa, con eguale insuccesso.
Il tonfo commerciale di "Martin" ("Wampyr" nella versione italiana e spagnola, le uniche due nazioni che distribuirono, anche se per pochi giorni, la pellicola al cinema) non scoraggiò tuttavia Romero ed Argento, i quali decisero lo stesso di recuperare i soldi necessari per realizzare "Zombi". Dario Argento si mosse in Europa, coinvolgendo il fratello Claudio (produttore di molti suoi film) ed Alfredo Cuomo, un giovane finanziatore molto amante del genere horror. Romero invece recuperò una parte dei finanziamenti negli USA e persino in Argentina, coinvolgendo un suo vecchio zio proprietario di alcuni possedimenti terrieri. Alla fine vennero recuperati circa 800mila dollari, corrispondenti a poco meno di 6milioni di dollari odierni.
Come detto l'idea di partenza non era quella di girare una continuazione di "Night of the living dead": inizialmente Romero aveva pensato ad un film in cui due superstiti ad un'epidemia che aveva fatto resuscitare i morti che avevano distrutto il genere umano, dopo essersi rifugiati all'interno di un centro commerciale, rimangono al buio e, completamente nudi, ritornano allo stato preistorico vivendo come uomini delle caverne. In seguito il regista cambiò idea, modificando la storia.
Nel nuovo script, nonostante si giri dieci anni più tardi, sono passate poche settimane dalla fatidica "Notte dei morti viventi", quando cioè i morti si sono risvegliati ed hanno cominciato a nutrirsi di carne umana. Ma, nonostante gli zombies camminino al rallentatore e siano facili bersagli da abbattere, l'umanità non è riuscita ad organizzarsi e sta andando lentamente al disfacimento. L'uomo è un essere sostanzialmente individualista, e non è in grado quindi di associarsi ai suoi simili per combattere anche la più minima minaccia.
Film molto pessimista sulla civiltà occidentale, schiarito in piccolissima parte da una fiammella di speranza nel finale, "Zombi" non è un film horror (nonostante le innumerevoli scene splatter realizzate con maestria dal grande Tom Savini), ma una grottesca denuncia della società dei consumi, dell'individualismo (vedi sopra) dell'uomo, della scienza e dell'incapacità dei media.
Le riprese di "Dawn of the dead" iniziarono a marzo a Pittsburgh (anche se il film è ambientato a Philadelphia e successivamente in un centro commerciale, la troupe non si spostò mai dalla capitale della Pennsylvania) e si conclusero tre mesi più tardi.
Distribuito in Italia con il titolo di "Zombi" (e con molte parti tagliate da Argento) la pellicola incassò oltre tre miliardi di lire (oltre 10 milioni di euro odierni) rimanendo per due settimane in testa al box office. Nove mesi più tardi venne distribuito negli Stati Uniti dove arrivò ad incassare oltre 4 milioni di dollari (più di trenta rapportati ad oggi) e rinverdendo così le casse della Laurel Production. Alla fine il film totalizzò un incasso globale al box office mondiale di oltre 28 milioni di dollari, ottenendo consensi di pubblico e critica in molti paesi del mondo.
In Francia tuttavia verrà distribuito anni più tardi, mentre in altri come Svezia e Germania uscirà direttamente sul mercato home video nel decennio successivo!
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Recensione a cura di paul - aggiornata al 02/08/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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