broken flowers regia di Jim Jarmusch USA 2005
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broken flowers (2005)

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locandina del film BROKEN FLOWERS

Titolo Originale: BROKEN FLOWERS

RegiaJim Jarmusch

InterpretiBill Murray, Jeffrey Wright, Sharon Stone, Frances Conroy, Jessica Lange, Chloë Sevigny, Tilda Swinton, Julie Delpy, Chris Bauer , Ryan Donowho , Alexis Dziena

Durata: h 1.45
NazionalitàUSA 2005
Generecommedia
Al cinema nel Dicembre 2005

•  Altri film di Jim Jarmusch

Trama del film Broken flowers

Don Johnston, single incallito, è stato appena lasciato dalla sua ultima conquista, Sherry. Mentre si affligge per la sua solitudine, gli arriva una lettera anonima che lo informa che ha un figlio e che probabilmente è alla sua ricerca. Don, pur non amando i viaggi, si mette alla ricerca di indizi...

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Voto Visitatori:   6,65 / 10 (97 voti)6,65Grafico
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Voti e commenti su Broken flowers, 97 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  17/12/2005 13:32:31
   9 / 10
Mi domando con quale coraggio si possa distruggere Jarmush e osannare, che so, un Harry Potter, che ha certamente motivi di interesse, ma anche certi spiccati difetti di non poco conto (forse da queste parti la parola script o sceneggiatura non esiste?).
Il pubblico è sempre piu' pigro e nemmeno si domanda perchè questo film ha suscitato pareri positivi dalla critica di tutto il mondo, ma già visto che ci siamo, la critica non ha senso, e non deve esistere. Come stupirci di cio'?
Tuttavia un film minore (rispetto a Dead Man e Ghost dog s'intende) di Jarmush è superiore al 90% delle ciofeche che guardacaso in queste pagine vengono sorprendentemente incensati ed esaltate. In fondo, è solo questione di tempo: forse Broken Flowers rappresenta una "vacanza" atta a trovare i soldi per finanziare il suo prossimo film, ma è un film delizioso, curato nei minimi particolari e molto piu' profondo di quanto possa sembrare. Il cinema di Jarmush è quello degli agglomerati urbani, delle province americane, dell'"altra gente", un cinema che esibisce le contraddizioni di quel "Mondo a parte" che dovrebbe almeno parzialmente rappresentarci. Un cinema che al clamore dell'action-movie preferisce la radicale profondità empatica del minimalismo. Proprio come quello, pur discontinuo, di Alexander Payne. Ed è nuovamente incoraggiante sapere che si puo' essere pop(ular) senza per questo perdere la propria autonomia ideologica rispetto agli standard e ai clichè tipici di Hollywood. E' una Piccola America che ha voce in pochi film, un'America che sembra non piacerci perchè ci costringe a identificarci fin troppo con la monotonia consolidata del nostro universo, con il crocevia (il bivio) della provincia rispetto alla duplice utopia di società industriale. L'omaggio a Eustache (mai tornato così di moda, v. ultimo Garrel) e la citazione di Ibsen (la Swinton-Dora come la Nora di "Casa di bambola") sono magnifiche progressioni di un'autore che non ha mai perso di vista la cultura europea, cinematografica e letteraria.

"l'unica cosa che esiste è questo, il presente"

Cinema di padri. Come l'ultimo Spielberg, come i Dardenne, come l'ultimo sottovalutato (ingiustamente maledizione) film di Wenders, ovvero la possibilità di non negarsi un'altra vita. Chi ha voluto vedere in questo film una prosecuzione del discorso relazionale di "lost in translation", si sbaglia, o forse no. Questo film rispetta l'ordine contrario, le figure femminili di Don appaiono come "feticci" di un percorso che si dichiara pronto a desistere e a lasciarsi andare. E' la "fabbrica degli animali" di un(a) dott. (ressa? ) Doolittle, il regno falsamente dorato di una casalinga frustata e un po' nevrotica, il post-modernismo femminista e "licenzioso" di una madre e di sua figlia (lola-lolita-nabokov), che chissè perchè mi ricorda spietatamente le ginnaste di Willy Ponka e del perfido manierismo di Tim Burton. Ma poi Jarmush ci porta nel piu' veritiero dei confronti con la realtà, davanti all'ultima ex-fiamma ( o ex-preda) che vive in un umile prefabbricato tra uomini rozzi e probabilissimi tormentati rapporti con la prossima bolletta da pagare. La cosa sorprendente di questo bellissimo film è la sua capacità di rappresentare il nucleo anche davanti simili complessità. Inoltre, è un film che esibisce e al tempo stesso comprime, fino alla rimozione assoluta, tutto il suo apparente glamour. E la sua sottile ma penetrante capacità di analisi, il silenzio che dice piu' di mille parole, l'apparente distacco da un'illusione che si rivela in fondo la vera ragione di vita (l'importante è credere nell'illusione) tutte queste cose non sono difficili da assimilare, ma evidentemente retrive - ripeto - per uno spettatore pigro che si dmostra incapace di farsi guidare dal cinema. Peccato

31 risposte al commento
Ultima risposta 22/12/2005 19.34.05
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muSe  @  13/12/2005 16:12:58
   8 / 10
Attendevo che uscisse e non mi ha deluso, lento, profondo, delicato con un bravissimo Bill Murray. Lo comprerò in DVD

-Tetsuo-  @  11/12/2005 12:39:36
   5½ / 10
mi spiace davvero mettere un simile voto a questo film, ma non posso esimermi.

lento, mooolto lento. la parlata di murray e' quasi fastidiosa a tratti.
il finale tanto decantato da alcuni l'ho trovato inconcludente. se non fosse stato per le luci che si sono accesi tutti in sala si aspettavano un altro stacchetto di viaggio.

boh? qualcuno mi spiega il finale per vedere se ho capito male io?

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Ultima risposta 05/01/2006 21.42.42
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Metal  @  09/12/2005 18:12:30
   1 / 10
Tremendo, il film inzia bene ma il finale?????? Se lo sono dimenticato????
Lo scopo il senso di questo film qual'è?????

2 risposte al commento
Ultima risposta 23/02/2006 03.55.50
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ste.s  @  09/12/2005 14:07:41
   8 / 10
Ma questo è un sito di cinefili? Date 10+ a harry potter e 2,5 a Broken flowers. BOH. Non idolatro Jarmush e non mi è sempre piaciuto; ho trovato questo film però molto ben fatto. E' una storia in cui viene raccontata con delicatezza (anche grazie alla recitazione di Murray), e senza sparare giudizi, la nostalgia. E il senso di sconcerto esistenziale di un uomo per cui la vita sentimentale (la vita tout cour) sembra essere stata un viaggio senza mettere radici. E adesso scopre la mancanza di un attaccamento. Ma senza avere il carattere e la possibilità di mutare. Il desiderio di paternità rappresenta questo sogno: un uomo vorrebbe avere un figlio, un affetto frutto stabile di altro affetto. Ma ciò che rende prezioso il film è che dipinge quadri, irresistibili e profondamente malinconici, di quattro diverse solitudini femminili. Donne che una stabilità l'hanno cercata e trovata, ma non sono felici. La famiglia e la stabilità non rappresenta, x Jarmush, l'antitesi "positiva" alla crisi del suo protagonista. Non è lui il "malato": la stabilità stessa è piuttosto un ripiegarsi e rinchiudersi in un recinto in cui forse ci sforziamo di coltivare affetti, ma in cui la felicità è raramente di casa. E' molto pessimista questo film: ma riesce a trasmettere allo spettatore, in ogni momento, una forte "pietas" nei confronti dei personaggi. Quando si è cercata la felicità e non la si è trovata, non si resta per forza senza speranza, ma soprattutto non si diventa per forza meschini. E' un bel messaggio. Agrodolce Jarmush.

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Ultima risposta 22/12/2005 10.03.50
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axe666  @  09/12/2005 10:49:13
   2 / 10
Una presa in giro, lento, pesante vuoto nei contenuti, privo di ogni tipo di messaggio e con attori immersi in un limbo di silenzi e di situazioni inconcludenti personalmente gli darei il premio come peggior film e miglior spreco di danaro, se non fosse che l'ho già preso io per avar buttato i soldi del biglietto. Cerca di far ridere ma ha ottenuto l'unico risultato di farmi agonizzare fino al sospirato finale che ha saputo, con la sua inconcludenza totale affossare ulteriormente questo insulto alla produzione cinematografica.
Vi prego non azzardatevi a vederlo!!!

1 risposta al commento
Ultima risposta 17/12/2005 13.34.32
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truro  @  09/12/2005 09:17:30
   10 / 10
Cari pischelli presuntuosi,
sputate addosso pure su jarmush?
Ma perchè non vi andate a vedere natale a miami che magari ridete di più?
Jarmush è uno dei più grandi registi viventi.
Uno dei più bei film sulla paternità. Commovente.
ll finale uno dei più geniali ed esilaranti visti ultimamente.
Il grassone è il figlio vero di Murray, Homer Murray.

35 risposte al commento
Ultima risposta 18/12/2005 01.16.36
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The Jack  @  07/12/2005 12:01:49
   4 / 10
Il regista è un artista e vuole esprimere qualcosa. Ci mette dell'impegno (credo) in quello che fa. Eppure trovo questo film assolutamente vuoto. Vuoto di tutto. Di emozioni, di contenuti, di recitazione.
Tante marchette al femminile ... minuti interi di riprese ubriache a paesaggi vuoti. Alcune musichette simpatiche (ma ripetitive ... probabilmente per creare il senso di un viaggio che riprende sempre dallo stesso punto ... e per l'appunto il film non inizia mai un nuovo capoverso).

Murray che mi sta simpatico così com'è (mi basta guardarlo in faccia) fa per l'appunto solo questo. Si lascia guardare in faccia... apatia assoluta.

Lost in Traslation (che ho trovato carino.. niente di speciale) per fotografia, situazioni, sviluppo e sensibilità è un piccolo capolavoro al confronto.

Questi sono i casi in cui preferisco vedere un'americanata qualsiasi, che una assurda speculazione di uno che dovrebbe avere uno stile tutto suo.
Avere uno stile "alternativo", non significa fare un buon film.

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Ultima risposta 07/12/2005 12.34.33
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leotpold  @  06/12/2005 11:08:20
   2 / 10
Veramente da prova del sonno......non ho mai dormito così bene al cinema!

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Ultima risposta 17/12/2005 13.45.52
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  06/12/2005 08:34:16
   6 / 10
Sfruttando la mia catatonia serale qualcuno nottetempo mi ha anticipato scrivendo a grandi linee il commento che avrei scritto io, quindi lo sottoscrivo bellamente, per il dilungamento riferirsi a quello.
In breve: film abbastanza insignificante, murray è bravino anche se con quest'espressione da pesce lesso incomincia a marciarci; gli altri personaggi sono scritti con la finezza di un turbogiotto di quelli che usa la mia cuginetta e la storia, a differenza di quanto si dovrebbe fare nel cinema cosiddetto 'indipendente', è decisamente approssimativa e imboccata, oggetti rosa ovunque, dialoghi sfilacciati, morale didascalica tipo biscotto della fortuna.
Il livello comunque è quello di altri film di jarmush, buoni alcuni spunti ma non riesco a digerirlo.

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Ultima risposta 06/12/2005 18.18.22
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Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento cash  @  06/12/2005 01:00:00
   6½ / 10
Evviva lo scaz.zo. Eh sì, perchè questo film è il trionfo dello scaz.zo.
ma di quelli tosti, anche. Diciamocelo francamente; il film in sè è del tutto trascurabile. Non è interessante, non è bello da vedere. E non è bello manco da sentire, dato che i dialoghi sono appena al di sotto di un testo musicale di Cristina D'avena. Ok, abbiamo il dongiovanni (fastidiosissima la citazione filmica iniziale, che roba scontata) che attraversa l'apatia dovuta al fatto di vivere all'ombra di se stesso, e di star pagando il prezzo di una vita libertina e lasciva con la solitudine.
Sai che novità.
E ci sono i 4 viaggi per andare alla ricerca dell'ipotetico figlio.
Sai che novità.
E ci sono gli indizi rosa come la lettera che ha scatenato il tutto, come se un qualunque oggetto rosa che sta in casa (voglio dire, tutti hanno qualcosa di rosa, no?) debba essere necessariamente ricondotto all'autrice della lettera.
E ci sono le donne con le loro storie e avventure, abbozzate poco poco poco, tutte vagamente tristi e insoddisfatte, monito di una vita che non appena si stabilizza non val più la pena di essere vissuta.
eccheppalle.
MA
c'è winston, uno che si fa i caz.zi degli altri esattamente come enrico papi, e che qualche momento divertente è pure in grado di elargirlo.
e poi c'è lui, murray, che se è possibile è ancora più scazzato che nell'orrido "lost in translation". Non dice nulla, non comunica null'altro che apatia.
Non ha voglia di fare nulla. tanto che viene da chiedersi quanto in realtà sia desideroso di sapere se realmente abbia un figlio; pare che sia spinto dalla semplice curiosità di capire ciò che sia rimasto di lui nelle altre.
E in nessun caso è felice di quel che trova: non a caso l'unica frase che ripete a tutte è un atono "mi dispiace".
Come se non bastasse, la regia è tremenda. Orribile. Continui scavalcamenti di campo schifosissimi, stacchi orripilanti e via discorrendo. Oltretutto si ha come la sensazione che il tipo lì, il regista, voglia allungare il brodo a tutti i costi, sottolineando le vari fasi del viaggio (e del relativo sca.zzo) con poetico intento, ma con l'unico risultato di spronare al sonno profondo.
E il finale fa abbastanza schifo; ce lo vedrò solo io, ma murray spaesato in un incrocio che riporta un po'troppo all'uomo incerto smarritosi nel crocevia della vita mi ha ricordato il finale di castaway. E quindi fa schifo.
Epperò il film è simpatichino, e soprattutto pieno di belle donnine.
ma tanto fra 2 giorni non ricorderò di averlo visto...

36 risposte al commento
Ultima risposta 25/07/2006 14.50.06
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  05/12/2005 10:21:15
   7½ / 10
Murray vede un film sulla celebre icona di Don Giovanni, mentre la sua donna lo lascia sbattendo la porta. La sua astenia, la sua passività, gli impedisce di fare un passo, per salvare un rapporto allo sbando. Gli impedisce di profferire parola che vada oltre il "aspetta.."
Un film sulla crisi di mezza età, sulla difficoltà , per alcuni uomini, di crescere, di uscire fuori dalla condizione di 'vecchi fanciulli', ammorbati dalla nota sindrome (Peter Pan). Per Dan Jhonston , con la T, come si affanna a precisare un Murray assolutamente in parte, inizia un viaggio di ricerca, una ricerca interiore, sulla possibilità di essere padre, di essere compagno affidabile. Sulla possibilità di diventare Uomo.
Un film lieve e melanconico, come il tocco del suo Regista.

4 risposte al commento
Ultima risposta 17/12/2005 13.52.25
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Invia una mail all'autore del commento logical  @  05/12/2005 01:55:38
   6½ / 10
Jim Jarmusch è un regista a due velocità: il grande respiro di Dead Man o di Ghost Dog o i piccoli sbuffi di Coffee and Cigarettes o di Down by Law. Se il racconto non cresce e la storia non si sposta da ciò che racconta, tutto rimane all'interno della storia delle trame del cinema e farsi il verso sembra proprio naturale. Il primo sentore si ha con la dedica del film a Jean Eustache - per La maman et la putain probabilmente - e la citazione quindi alza il livello dell'aspettativa. Ma Bill Murray sembra uscito da Lost in translation, lo stesso sguardo da mummia ex beffarda si prepara a clonare l'assenza tragica di Takeshi Kitano; la condanna del Giorno della Marmotta non lo abbandona: anche qui è costretto a ripetere la stessa azione con le stesse aspettative e la stessa disperante impossibilità di controllo. Mentre Bill Murray è ridotto a joystick, la lenta e inesorabile macchina della trama srotola personaggi come le limpide casettine della provincia americana, piccoli mostri per tutti i gusti. E ci si riposa commentando gli occhi di Sharon Stone, le mani di Tilda Swinton, il non-vestito di Alexis Dziena, il destino di Jessica Lange, ancora condannata a ripetere il ruolo di presunta mammina come nell'ultimo dolorosissimo Wenders. Un film sulle storie dei film e dei loro personaggi? o vogliamo credere al quesito pre terza età sulla vita mal spesa? La distanza di Jarmusch da ogni interrogativo piagnucoloso è assicurata dai suoi precedenti, e i suoi tic - mettere un cd appena si sale in macchina, meglio se sempre lo stesso, e poi viaggiare, viaggiare, viaggiare senza aspettative e senza fretta - lo tengono lontano dalla parabola discendente. E' un momento di stasi come quello che precede un altro salto. Chi gli vuole bene sa aspettare.

1 risposta al commento
Ultima risposta 05/12/2005 10.07.59
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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  @  04/12/2005 18:39:14
   7 / 10
Jarmusch è bravo come sempre a creare piccoli "grandi" personaggi, attraverso una regia spontanea, piuttosto semplice, minimalista.
Un vecchio Don Giovanni, con i fiori rosa in mano e la testa piena di domande, ci porta in viaggio alla ricerca della madre di suo figlio tra le amanti di 20 anni prima, donne con lavori improponibili (nota personale: riordinatrice di armadi...il mio sogno!) diversissime tra loro e allo stesso tempo tutte possibili autrici della lettera misteriosa. Don (giovanni?) Vede in ognuna di loro indizi tali che lo porterebbero a sospettarle e in ogni ragazzo di cui incrocia lo sguardo il possibile figlio che lo cerca.
Jarmusch vuole che noi condividiamo gli interrogativi di Dan ogni qualvolta suona alla porta delle sue ex, perchè se c'è una cosa certa nella vita è il dubbio. Grande Murray.

Invia una mail all'autore del commento francescofelli  @  04/12/2005 10:01:04
   4½ / 10
inquadrature noiose e ripetitive, fotogafia banale e poi l'uso di quelle odiose dissolvenze, rendono tecnicamente il film assolutamente mediocre. Ritmo lentissimo, dialoghi noiosi ed una storia mal sviluppata e dall'esito scontato, completano l'opera, facendo apparire questo lavoro come uno dei più brutti del 2005. Consiglio abbondanti tazze di caffè prima della visione.

3 risposte al commento
Ultima risposta 09/03/2007 09.57.47
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Giulio R C  @  03/12/2005 21:00:31
   8½ / 10
Un film veramente bello con un humor davvero intelligente, riuscendo a creare un incisivo spaccato della socità odierna. Da non perdere

gabriele  @  03/12/2005 00:55:13
   4 / 10
Film veramente insignificante, inutile e noioso.
Di una bruttezza rara
Semplicemente da evitare.

1 risposta al commento
Ultima risposta 17/12/2005 13.54.33
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