crocodile regia di Kim Ki-Duk Corea del Sud 1996
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crocodile (1996)

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locandina del film CROCODILE

Titolo Originale: AGEO

RegiaKim Ki-Duk

InterpretiJae-hyeon Jo, Jae-hong Ahn

Durata: h 1.42
NazionalitàCorea del Sud 1996
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1996

•  Altri film di Kim Ki-Duk

Trama del film Crocodile

Crocodile è un aggressivo uomo che vive ai margini aspettando sotto un ponte sul fiume Han i suicidi per sottrarre ai cadaveri i loro averi. Un giorno salva una aspirante suicida e la obbliga a stare con lui, violentandola e abusando di lei, fino a quando il loro rapporto non prenderà la strada dell'amore ed inevitabilmente del thanatos.

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Voto Visitatori:   7,93 / 10 (20 voti)7,93Grafico
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Voti e commenti su Crocodile, 20 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Javier81  @  25/07/2020 11:53:48
   8 / 10
Ottimo esordio di Kim. Al contrario di altri utenti, è l'ultimo film del grande cineasta coreano che ho visto e, a mio avviso, è anche uno dei migliori. Coccodrillo è il protagonista di una storia borderline, con protagonisti dei senzatetto che vivono per escamotage. Un vecchio, il "nonno", un bambino e una ragazza, salvata proprio da Coccodrillo dal fiume dopo aver tentato di suicidarsi. Ma è lui, Coccodrillo, la star, un parassita che vive a bordo del fiume, la cui evoluzione personale viene raccontata attraverso le varie vicende, le difficoltà e le scelte che deve affrontare. Epica la scena finale, dove kim riesce a non cadere nella banalità dimostrando il suo talento.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  21/01/2019 20:28:14
   7½ / 10
"Crocodile", primo lungometraggio di Kim Ki-duk presenta già tutti i marchi di fabbrica che caratterizzeranno l'intera filmografia del cineasta coreano come la solitudine e l'incapacità di esprimere i propri sentimenti. Il protagonista stesso è l'archetipo perfetto dei personaggi che vedremo nella maggior parte delle pellicole di KKD: un uomo solo e fuori dal mondo, capace di commettere atti di inaudita brutalità ma anche gesti di amore estremo.
Non fosse che risulta ancora un po' acerbo nella messa in scena non sembrerebbe neanche il primo film di KKD, tanto la crudezza e la liricità che abbiamo imparato a conoscere con i lavori più famosi è qui già ben radicata.

Lucignolo90  @  20/08/2014 22:53:26
   7½ / 10
Sorprendente e poeticissimo esordio del regista, e tecnicamente già validissimo, considerando il fatto che il regista è un autodidatta. Un racconto di Eros e Thanatos che travolge un gruppo di senzatetto che vivono sotto a un ponte nella città di Seul. Un film violento, perchè la violenza è la sola lingua parlata da Coccodrillo, il "leader" di questa manica di disgraziati. L'unico rifugio: il fondo del fiume, dove l'acqua è blu e non inquinata dai liquami torbidi e dove si è lontani dalle persone, lontani dai problemi.

Neurotico  @  08/03/2014 16:21:32
   4½ / 10
Con Ferro 3 e La Samaritana, gli altri film del regista che ho visto non è scattata l'empatia, trovando patetico e ridicolo il primo, e sconclusionato il secondo. Resta per me una presunzione di fondo nello stile di Ki-Duk che mi ha reso difficoltoso persino seguire quei 3 film e sentirmi partecipe. Questo Crocodile non fa eccezione, pur con una dose di violenza superiore a quella dei succitati film del regista. A mio modo di vedere infatti è una violenza artefatta e pretestuosa. Kim Ki-Duk non è un regista che narra di violenza, ma di sentimentalismo affettato.

pinhead88  @  23/07/2013 14:12:53
   9 / 10
Un esordio che attesta l'inizio di un riquadro di perfezione, come un unico progetto cinematografico, nella filmografia divina di Kim Ki-Duk.
Seppur incorniciato in maniera grezza e stilisticamente ancora lontano dalla futura raffinatezza del Maestro Coreano, il film già possiede il suo marchio di fabbrica.
Scena finale da brivido.

vittorioM90  @  05/07/2013 21:16:53
   9 / 10
Crocodile (1996) Esordio alla regia del grandissimo Kim Ki Duk. Un gioiello dove sono già presenti tutte le sue tematiche più importanti. Coccodrillo è il soprannome del protagonista, un disperato che vive sulle rive di un fiume, aspettando che qualcuno si suicidi gettandosi nelle acque per ripulirlo puntualmente di qualsiasi cosa abbia addosso. Di lui sappiamo solo questo, il resto ci è descritto dalle immagini. Un animale, quasi privo di umanità... pronto a dar sfogo alle più ancestrali delle pulsioni. Vive insieme ad un uomo più vecchio che viene chiamato "Nonno" e ad un ragazzino, con il quale gira per la città provando a racimolare qualche moneta con ogni genere di truffa. Questo è lo scenario. Siamo nei pieni bassifondi della società, ai margini. Nella sporcizia, nella disperazione, nell'ignoranza. Solo il "nonno" sembra giocare il ruolo del saggio, ma anche lui schiacciato da una vita a cui non ha più niente da chiedere... In mezzo ai perdenti, anzi in mezzo a chi forse non ha nemmeno mai avuto la possibilità di giocarsi quella benedetta partita.
Poi arriva una bellissima ragazza senza nome che tenta il suicidio, Coccodrillo la salva e se ne innamora... Ma Kim non cade nella banalità di dipingere la classica storia del cattivo che cambia per amore. Coccodrillo se ne innamora è vero, ma la ama a modo suo, con la sua ignoranza... con i soli mezzi che conosce, quelli della violenza, della brutalità, dell'abuso fisico. Sin da questo primo film, il regista sudcoreano non ci risparmia niente. Il mondo è crudele, perché nasconderlo? In mezzo ai contini pugni nello stomaco che ci infligge il regista, però, c'è la POESIA... Questa è la sua forza. Creare il sublime in mezzo allo sporco, al sangue, alla disperazione. Un esordio straordinario... Ed una scena finale che ti si impianta nel cuore e non ti abbandona più. Non c'è lieto fine. Per nessuno. Almeno non nel mondo... soltanto evadendo da questo, gettandosi nelle profondità delle acque, in quel microambiente che si crea Coccodrillo lontano dalla realtà (e che tutti ci possiamo creare, questo il significato di quella casa subacquea). Forse non c'è nemmeno speranza. Ma ci sono la vita, l'amore, come li vede Kim Ki Duk, come li vedo io!

Tanto di cappello, specialmente considerando che prima di fare questo film, Kim viveva dipingendo per le strade di Parigi.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  21/09/2012 14:50:05
   8 / 10
Una marginalità violenta, resa violenta, l'impossibilità di un riscatto sociale. Crocodile è un condannato fin dall'inizio e consapevole in una certa misura del suo destino. Perchè dall'emarginazione non si esce e la sua brutalità è come un segno di ribellione verso tutto e tutti. Ma come altri film del regista coreano i protagonisti solo apparantemente sono monotematici. Mostrano sempre maggiori sfaccettature, in questo caso anche Crocodile cerca di dare un'inversione alla propria esistenza, inutilmente. Solo l'acqua, elemento purificatore e rifugio/condanna per un coccodrillo incapace di camminare sulla terra, confinato nel suo elemento naturale.
Sarà pure grezzo questo esordio di Kim KI Duk, ma le idee buone ci sono come pure il vigore di denuncia sulle spalle del suo protagonista. Molto suggestive tutte le sequenze subacquee, specialmente il finale.

speXia  @  09/04/2012 09:31:56
   8 / 10
Durante gli anni novanta, cioè quando il cinema coreano inizia ad evolversi e distaccarsi dalla precedente tradizione cinematografica, ecco spuntare questo Crocodile, primo film di quel genio di Kim Ki-duk, che successivamente diverrà internazionalmente famoso con altri suoi film.
In Crocodile si nota già un certo stile Kimkidukkiano: l'elemento acquatico è quasi sempre presente ed'è molto importante per i personaggi ; c'è un curioso rapporto di amore-odio ; il protagonista è un asociale ; ci sono abusi e violenze. Insomma, se escludiamo il tipico mutismo dei personaggi, Crocodile è già un film Kimkidukkiano in tutto e per tutto.

Pellicola dall'atmosfera cupa e sudicia, con un protagonista molto interessante, che sembra quasi nato con un astio verso l'umanità ed è animato solo dall'imperiosa volontà di sopravvivere. Molto bello il finale, seppur lontano dagli altri epiloghi geniali che Kim Ki-duk ci regalerà in futuro.

Povero della classica poesia Kimkidukkiana e un po' lento nello svolgimento, Crocodile è comunque un ottimo film, ma decisamente inferiore alle pellicole future del regista.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  18/05/2011 17:30:38
   7½ / 10
Ancora rozzo per quanto con le idee ben definite Kim Ki Duk in questo suo primo lavoro cinematografico in cui si nota prima di tutto un aderenza al realismo più crudo capace nello stesso tempo di andare a collimare con una liricità profonda e sentita anche se solo a sprazzi,i più importanti.

Se Crocodile colpisce lo fa per come ci vengono spiattellate in faccia violenze brutali e l'essere profondamente disgustoso del suo protagonista,Coccodrillo appunto,un nome che delinea tutto il suo essere e,di conseguenza,il senso ultimo della pellicola.
Crocodile perché come l'animale il protagonista è un uomo disgustoso e viscido,pieno di scaglie dure che lo ricoprono esteriormente senza permetterci di vedere la vera scorza che lo ricopre e che risolve con i bassi istinti tutto ciò che ha a che fare con la vita: tratta con brutalità la sua "famiglia" composta da un bambino orfano e un vecchio vagabondo,con cattivi insegnamenti al primo e ingratitudine crescente al secondo,che pure sembrano in qualche modo affezionati a lui o perlomeno lo sopportano entro i limiti. Con le donne e in particolare con quella che determinerà il corso del suo destino l'unico rapporto che può avere è la violenza carnale. E così vediamo la sua vita inizialmente senza troppi fronzoli: abita infatti sotto un ponte dedito ai suicidi da dove raccoglie i soldi delle vittime,si arrangia guadagnando con furfanterie varie e ricatti.
Facile essere contro di lui,uomo squallido e cattivo; eppure questa cattiveria viene via via ammorbidita dal regista fino a quel finale particolare in cui ancora una volta si trova la vetta del film in termini di emozione.
Quindi il mondo dei vagabondi e dei reietti è mostrato in una luce tutt'altro che romantica o pietistica,anzi cruda e in alcuni frangenti esageratamente violenta,ed è particolare in questo senso vedere l'esaltazione di quel mondo subacqueo in cui dimora la calma e in cui Crocodile si trova quasi nel suo habitat naturale; una contrapposizione che fa pensare perché lì si crea il proprio rifugio segreto che solo alla fine dividerà con qualcuno (eternamente) e sott'acqua è placido,tranquillo e pacifico così come nel mondo di tutti i giorni irrazionale,violento e brutale. I momenti più emozionanti del film sono affidati proprio al mondo subacqueo.
Per il resto Kim Ki Duk non è equilibrato né ancora maturo nello stile,eppure anche questo suo primo lavoro è intensamente suo ed esprime tutta la sua poetica,si sente con forza sulla pelle.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  30/04/2010 15:29:55
   7½ / 10
Coccodrillo è un senzatetto,abita sotto un ponte in compagnia di un anziano e di un bimbo.Elemento leader di una famiglia anomala costituitasi per caso sulla strada, a cui in seguito si aggiungerà una misteriosa ragazza,si arrabatta per sbarcare il lunario.
La violenza subita e perpetrata sono all’ordine del giorno per lo sgradevole protagonista,vizioso e prepotente,sempre alla ricerca di mezzi ben poco ortodossi per intascare qualche soldo,come derubare i poveracci che si suicidano gettandosi dal ponte sovrastante.
Dalla prima regia di Kim Ki-Duk traspare una poetica pessimista grezza,a tratti anche acerba,ma comunque già energica ed efficace.Gli argomenti che diverranno punti cardine della sua filmografia prendono corpo mediante quelli che solo in apparenza sono spunti abbozzati,il regista ha già messo in moto il proprio iter professionale ed elegge l’amore come sentimento supremo per il miglioramento.La condotta di Coccodrillo infatti cambia quando investito dall’infatuazione per la compagna di (s)ventura,afferra che l’amore non può nascere da un atto prevaricatore ma può fiorire solo nel rispetto altrui.Diventa determinante la figura del nonno,salvandolo da una situazione disperata ne smorza la rabbia facendo accrescere sentimenti fino ad allora ignoti.
Molto particolari le scelte narrative,il racconto insiste su piccoli episodi in cui non è raro osservare la presenza di personaggi poco definiti.Al regista interessa rimarcare al meglio, all’interno del suo quadro di emarginazione, solamente il protagonista,attorniato da figure appena distinte.
Finale da brividi,in cui rispetto e amore si fondono in un ritratto di rara potenza.

VikCrow  @  28/01/2010 20:58:05
   8 / 10
E' il 1996, anno in cui l'ancora sconosciuto Kim Ki-duk approda al

cinema con il suo primo lungometraggio, "Crocodile".
Ki-duk si rivela sin da subito un regista prodigio, pur essendo

ancora in fase di svezzamento, si denota immediatamente la sua

folgorante capacità di metaforizzare lo scibile e tramutarlo nel

fondamento delle sue opere. Esercizio di stile? Certamente a

qualcuno sarà balenato in mente un pensiero simile, ma a parer mio

non è certo questo il caso. Bisogna parlare invece di mosse audaci,

espressione che calza a pennello e descrive esattamente i tasselli

che compongono quel puzzle apparentemente così contorto, ma

straordinariamente lucido, che è la filmografia del regista, ed è

con "Ag-o" ("Crocodile" all'anagrafe Coreana) che tutto ebbe

inizio.
Un palcoscenico sudicio, ai confini della società, distante dagli

odori casalinghi, dagli umori genuini, questo è l'ambiente in cui

scorrono i giorni di una famiglia di barboni di Seoul e del

disadattato accattone Yong-pae (detto Crocodile), che soffoca

all'aria aperta di questo purgatorio infetto e malandato, cacciando

corpi ormai distanti dalla vita che si lanciano dal ponte sotto cui

lui vive, come esche gettate in acqua da un abile pescatore. Lui,

proprio come un animale affamato, attende la preda.
E sarà in una di quelle buie mattine che dal fondo del fiume

raccoglierà una giovane donna in fin di vita.
Ed è qui che nasce uno dei dualismi fondamentali della

cinematografia del regista: Uomo = Animale.
Come una belva feroce l'individuo Kim Ki-dukiano necessita di due

cose fondamentali, nutrirsi ed accoppiarsi, due istinti dai quali

non può sottrarsi.
Ma a Crocodile non basta mangiare ed utilizzare quel suo tesoro,

strappato alla morte dal letto del suo amato fiume, come un

giocattolino sessuale. C'è dell'altro dietro quel suo sguardo

spaventato. Dietro questa figura, logora ed impulsiva, si cela un

animo inquieto che sopravvive a stento nel mondo artificiale,

dominato da colori spenti e sangue, fatto di violenza gratuita e

rumore. Ed è così che pian piano, si insinua a forza questo

pigmento intenso, un blu a tutto-tondo, che avvolge con le sue

multiple sfumature la dimensione ideale di un anfibio come Yong-

pae. Il suo concetto di Casa, non inteso come struttura abitativa,

ma come luogo di assoluta pace e tranquillità, in cui vivere

incuranti dello scorrere esterno, una dimensione uternina dalle

tonalità metilene dalla quale non voler più scappare.

Uomo = Animale Anfibio


Nonostante si tratti di un Kim Ki-duk ancora acerbo e grezzo, con

questa sua opera prima, il regista coreano, sbalordisce e segna dei

confini ben delineati di ciò che scaturirà in futuro dalla sua

mente inusuale. Proprio due degli elementi ricorrenti nella sua

filmografia sono qui assemblati con maestria superba: l'acqua e la

dualità (caratteri fondamentali de "Seom - L'isola" del 2000, in

cui l'individuo diviene pesce).
Entrambe vengono dipinte con molteplici micro-sfaccettature. Non

esiste, dunque, un significato unico ed incontrovertibile delle

cose.
L'acqua, la vita, un continuo fluire che scandisce le stagioni

dello spirito ("Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora

Primavera" del 2003) , che segna pronfondi solchi e frastagliate

fratture nell'intimità di ogni uomo, il quale ricerca la necessità

di rifugiarsi in un mondo fittizio ("Real Fiction" del 2000),

dominato da pulsioni incontrollabili, istinti animaleschi e

rapporti sadomasochisti ("Bad Guy" del 2001 e "Seom - L'isola"), un

mondo corrotto alla nascità solo perchè non può coesistere in

equilibrio con quello preesistente modellato su una società

apparentemente solida, di conseguenza, l'essere è sottoposto ad un

processo di sdoppiamento per salvarsi dall'inevitabile

autodistruzone.
E' bene ricordare che nelle opere del regista la realtà non è mai

ciò che appare, egli stessò lo affermerà nel 2004 in "Ferro3 - La

Casa Vuota", come se volesse svelare la chiave di lettura del suo

universo filmico: "Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia

realtà o sogno".



Naturalmente "Crocodile" è molto di più, ma che gusto ci sarebbe se

vi svelassi punto per punto l'intera trama del film?
Un'opera atipica che schiaffeggia pesantemente il cinema

occidentale. Eppure Kim Ki-duk è definito da molti come il regista

orientale più occidentalizzato... mi trovo completamente in

disaccordo. Credo proprio che sia l'occidente a dover apprendere da

questo ammirevole Talento.

4 risposte al commento
Ultima risposta 28/01/2010 21.16.08
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Ciaby  @  23/12/2008 17:52:57
   10 / 10
finale da urlo

Tom24  @  05/07/2008 20:56:03
   8 / 10
Già al suo primo film Kim Ki-Duk riesce a distinguersi dalla massa. Il finale, stupendo, racchiude tutti i temi principali del suo cinema ante Ferro3. Straodinario.

Mizoguchi  @  08/10/2007 18:11:04
   10 / 10
Kim Ki Duk: praticamente il regista manifesto degli anni '90...
Nel suo primo film c'è già tutto.
Forse uno dei film più puri della storia del cinema.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  27/12/2006 03:13:26
   7½ / 10
buon film (buonissimo se si considera che è il primo del regista coreano) con una storia di amore-odio che riprenderà anche in bad guy

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  14/11/2006 22:35:30
   8 / 10
...ancora Kim Ki-Duk... Un altro ottimo film del regista sud coreano... Il tema trattato è ancora l'amore... Un amore in continua contrapposizione alla morte... Eros e Thanatos... Un film veramente bello...

Beefheart  @  14/02/2006 12:03:01
   7 / 10
Non è all'altezza di "Ferro3", ne di "Primavera, estate...", ma è comunque apprezzabile. La vita del protagonista (Crocodile) è drammatica, dura, alienante e così il film che la propone. Rispetto alle altre fatiche del regista qui i dialoghi abbondano ed il susseguirsi degli avvenimenti è decisamente più veloce, a discapito di quelle sequenze catartiche che, successivamente, lo hanno caratterizzato. Eppure, anche qui, non mancano momenti di totali "immersioni meditative" (avvisaglie di ciò che Ki-duk partorirà in seguito) che staccano con maestria dalla tensione morale che accompagna la visione del film. Discreta l'interpretazione dei protagonisti, buona la fotografia, bellissimo il finale.

sweetyy  @  10/02/2006 22:22:56
   7½ / 10
Bel film,forse non alla pari degli altri di Kim Ki-Duk ma per essere uno dei suoi primi film devo dire che non è male..

lupin 3  @  10/02/2006 14:32:47
   7½ / 10
Un buon film veramente niente male!

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  13/09/2005 16:06:42
   8½ / 10
Pare che prima di iniziare le riprese di questo film Ki-Duk non avesse praticamente mai preso una telecamera in mano. Da qui molte critiche all'opera bollata come abbozzata e giovanile.
Invece a ben guardare è già tutto qui.
Tutti i temi principali, che torneranno nei suoi film successivi, sono già presenti, sicuramente in forma embrionale, ma non per questo meno efficace.
L'amore per l'acqua (vedi coast guard, bad guy e l'isola) come elemento di purificazione e rinascita -probabilmente sviluppato negli anni passati a dipingere lungo i quai parigini- in cui il coccodrillo, spoglio di tutto, si rifugia in cerca di un eremo forse, ma anche di una accettazione di sè.
L'affezione per gli ultimi, i reietti e gli sbandati, non nel tono compassionevole e redentivo di mille altre pellicole, ma con distacco e quasi una muta rassegnazione, nell'osservare le vicende di un bizzarro nucleo familiare dominato dalla personalità violenta, dispotica, ma allo stesso tempo persa e fragile, del protagonista.
L'alternanza di momenti cupi, tanto lucidi quanto senza speranza, a sprazzi lirici che lasciano a bocca aperta (su tutti le scene in acqua e il finale, veramente splendido)
In definitiva un film che probabilmente pecca di qualche ingenuità, non molto levigato in alcuni punti, ma allo stesso tempo genuino e crudo; forse è la prova generale per Bad-Guy (che sta a questo come mulholland drive sta a strade perdute per fare un parallelo), ma è anche il primo tassello di una carriera già decennale di un'artista che ha ancora tanto da dire.

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