Sfuggita all'inseguimento di due killer, la bella Grace arriva nella sperduta cittadina di Dogville. Grazie all'aiuto di Tom, portavoce della comunità, Grace riesce ad ottenere protezione a patto che sia disposta a lavorare per la comunità. Ma quando si viene a sapere che la donna è una grossa ricercata, gli abitanti di Dogville avanzano nei confronti di Grace sempre maggiori pretese. Ma Grace nasconde un segreto che farà pentire tutta Dogville di aver mostrato i denti contro di lei...
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Anche chi non sopporta Von Trier dovrebbe cmq ammettere che i suoi film sono tra i pochi ad uscire dalla banalità di molto cinema contemporaneo e ad avere sempre qualcosa di interessante da proporre. Von Trier sembra aver messo da parte le assurde regole del suo Dogma e ci propone un cinema che si fonde con il teatro e la letteratura. Niente di nuovo, ma cmq l'aspetto migliore del film è proprio quello formale, il suo totale anti-naturalismo, la ribellione all'assurda esigenza di "realismo" che faceva parte dello stesso Dogma. La scenografia, o meglio la non-scenografia, è proprio l'elemento di forza di "Dogville". Per quanto riguarda invece il contenuto, si può sicuramente essere d'accordo con Von Trier sulla critica alla società americana e, più in generale, sulla concezione totalmente negativa della natura umana. Ci sono però anche dei difetti: lo scontato e insopportabile simbolismo pseudo-religioso, la fumosità di molti dialoghi, l'eccessiva crudeltà del finale (tipica di Von Trier). Bisogna cmq ricordare che nella versione italiana sono stati tagliati 45 minuti, che forse sarebbero stati utili per comprendere meglio, oltre che per approfondire i vari personaggi. Effettivamente c'è un cast di grandi nomi, da Lauren Bacall a Harriet Andersson (grande attrice di molti film di Bergman), che sembra sotto-utilizzato. Alla fine, è un film che può lasciare perplessi ma ha anche un grande fascino, e sicuramente vale la pena di vederlo.