gerry regia di Gus Van Sant USA 2002
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gerry (2002)

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locandina del film GERRY

Titolo Originale: GERRY

RegiaGus Van Sant

InterpretiCasey Affleck, Matt Damon

Durata: h 1.43
NazionalitàUSA 2002
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2003

•  Altri film di Gus Van Sant

Trama del film Gerry

Due ragazzi di nome Gerry si avventurano in un viaggio attraverso il deserto e si perdono. Una serie di sinistri avvenimenti mette a dura prova la solida amicizia.

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Voto Visitatori:   7,20 / 10 (22 voti)7,20Grafico
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Voti e commenti su Gerry, 22 opinioni inserite

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7219415  @  05/01/2021 10:28:11
   6 / 10
Parola d'ordine: NOIA. Riprese eccessivamente lunghe, belle le immagini

Oskarsson88  @  27/05/2020 11:52:49
   7½ / 10
Super sperimentale, ma con un discreto fascino. Sarà per il tipo di avventura in cui mi potrei immaginare di ritrovarmi io stesso, ma mi ha catturato subito, sia per le belle immagini della natura incontaminata che per la vicenda dei due Gerry, un rapporto di amicizia bilanciato da due caratteri diversi ma comunque complementari. Difficile sviscerare il significato, ognuno può interpretarlo un po' come vuole, parlando di metafora della vita e delle difficoltà che si incontrano, ma anche sull'impotenza dell'uomo con una natura indifferente, sugli errori della gioventù o chissà quante altre. Emblematico anche il finale,

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER.
Quello che rimane è un film stilisticamente bello, con immagini ben riuscite, a volte anche estenuanti per lunghezza, e una scarsità di dialoghi che però non inficiano se si guarda col mood giusto.
Non c'è autocompiacimento e questo è un bene, uno dei migliori di Van Sant, che altre volte mi ha un po' deluso.

Filman  @  30/11/2018 16:33:05
   6½ / 10
Guardando GERRY si ha la sensazione di vagare nel vuoto, non per l'immedesimazione emotiva e sensoriale coi protagonisti - che non c'è - ma per la ricerca senza successo di un significato: un esempio di semiotica senza semantica che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, di come Gus Van Sant non voglia semplicemente essere un regista ma un vero e proprio autore. E' però altrettanto chiara la virata avvenuta dopo una parentesi asservita alla commissione hollywoodiana, dalla quale nasce questo autoreferenziale esperimento incentrato sul minimalismo, un esercizio di stile in prospettiva futura che non vuole lasciare niente allo spettatore perché fatto in ossequio a maestri cinematografici estremisti. Sono audaci i limiti che il regista di auto-impone ma è ancora immaturo il suo seguire determinati dogmi stilistici senza farli propri.

sottopressione  @  08/07/2015 21:43:08
   7½ / 10
Merita. Il film ha senza dubbio qualcosa che lo rende affascinante. Saranno le lunghe inquadrature sui paesaggi splendidi, saranno i colori della natura spettacolari, sarà la regia geniale che più volte mi ha fatto pensare mentre scorrevano i secondi a quanto sia stato bravo Gus Van Sant (Mi hanno colpito molto la camminata in smultanea dei due con il rumore delle scarpe sull'asfalto e le teste ciondolanti e la visione a 360° gradi dei due personaggi in principio di smarrimento e ansia). Ho amato anche la lentezza e lunghezza di immagini e inquadrature, affascinanti anche quelle. L'unica cosa che non mi ha trascinato completamente è il percorso dei due, la loro presenza scenica, i loro discorsi. Ma è un dettaglio che possiamo sacrificare per questa volta all'altare di una pellicola, ribadisco, dal sex appeal molto elevato.

Danae77  @  08/07/2015 21:36:18
   7½ / 10
Gerryzzare un viaggio cercando la meta strada facendo... disorientamento, angoscia, sfociati presto nella disperazione di un procedere per inerzia. Tempi lunghissimi scorrono su paesaggi selvaggi e fantastici di natura vera. Tutto crea aspettativa in contrasto con la musica che, a stento, incoraggia speranza. E' uno stillicidio, una capitolazione verso il nulla, colorato di tramonti e di albe che si inseguono e si susseguono...i protagonisti diventano marginali, perchè il viaggio diventa il percorso di chi lo guarda...fino all'imprevedibile di un'unica presa di coscienza. Spiazzante.

Matteoxr6  @  02/06/2013 22:11:43
   7½ / 10
Molto difficile dare un voto nudo e crudo a film come questo.
È una pellicola molto particolare che potrebbe somigliare più ad un esercizio attoriale, fotografico, registico, musicale. Tutti aspetti riportati eccellentemente.

C'è però l'aspetto artistico importantissimo, filosofico, in questo film (cosa che hanno spiegato bene altri utenti).
Inoltre il coinvolgimento dello spettatore è fondamentale, diventa parte integrante dell'opera.

Forse non ho saputo apprezzarlo in pieno, ma ne riconosco le qualità. Film audace.

Badu D. Lynch  @  11/05/2013 16:53:38
   9½ / 10
Perdersi è necessario.

Gerry è un film metaforico, con un simbolismo orizzontale, suggestivo e tagliente. Una pellicola ipnotica, nella quale viene raccontato il viaggio (non solo) introspettivo che (quasi) ogni persona compie almeno una volta nella vita. Bisogna perdersi per ritrovarsi : capire e inquadrare la scissione del proprio Io, della propria personalità ; successivamente disperdersi, come sabbia nel deserto, nell'immensità dello spazio esistenziale - quello interiore ed esteriore. Diventare due granelli di polvere, facenti parte dello stesso terreno dissestato, e lasciarsi trasportare e consumare dal vento, dagli eventi, dall'imprevedibiltà e dalla forza della natura (umana e non). Gerry è il bisogno di un confronto con il proprio spirito, le proprie paure e le proprie insicurezze ; è la ricerca della meraviglia e del pericolo del tragitto, l'importanza del percorso e mai della meta - essa non esiste, è superflua. Ed è qui che sta la diversità simbolica di questo film rispetto a tante altre pellicole : impossibile non citare Into The Wild, lungometraggio nel quale avviene la ricerca e il bisogno di ritrovare la propria dimensione vitale, con la differenza sostanziale che, nella pellicola di Sean Penn, però, si conosce l'obiettivo, la meta (Alaska), e tutto ciò cambia l'aspetto, il significato e l'essenza del film ; nell'opera di Gus Van Sant, l'obiettivo non è il punto di partenza o il punto d'arrivo, ma è l'infinito che si trova nel mezzo, la crescita evolutiva, o paradossalmente involutiva, raggiungibile attraverso l'ignoto : una strada sconosciuta ma ineluttabilmente essenziale per raggiungere la consapevolezza della propria dimensione ultima - la forma finale.

Lo stupore, la sorpresa, la fatica, la vita, la morte, la scoperta, la felicità, la tristezza, la paura, la vittoria, la sconfitta : tutto l'immenso splendore e disagio del percorso compiuto ; la destinazione e l'obiettivo non contano.
Probabilmente i protagonisti sono le due facce della stessa medaglia : Gerry-Damon sembra essere la parte più razionale, fredda, metodica e resistente ; Gerry-Affleck, invece, la parte più calda, istintiva, ingenua e debole. La coesistenza è possibile? Come in ogni essere vivente, forse, una delle due parti prenderà il sopravvento e vorrà avere il controllo definitivo della propria persona.

Uno straordinario omaggio al cinema di Bela Tarr, ma soprattutto un incommensurabile capolavoro della settima arte.

Fratuck89  @  29/11/2011 23:48:40
   4 / 10
non mi è piaciuto, apparte la fotografia e i paesaggi naturali, i tempi delle inquadrature sono interminabili, povero di contenuti, lentissimo, tranquilllo, quasi assenza di dialoghi, piatto e monotono, ho davvero faticato a vederlo, almeno ci fosse un messaggio alle fondamenta, ma non c'è niente, è costruito sulla sabbia.

david briar  @  15/11/2011 18:06:05
   6½ / 10
I primi 5-6 minuti sono indubbiamente splendidi,riescono a creare già da subito emozioni e coinvolgimento nello spettatore.La scena sembra il continuo del finale di "Will hunting",e per un attimo ho pensato potesse essere una sorta di sequel,visti anche gli attori.

Purtroppo,in seguito il film si evolve in modo non molto interessante,la storia appare esile e inconsistente.La sceneggiatura dev'essere stata scritta con rapidità e senza troppa fatica,visti i pochi dialoghi presenti.Certo,è una scelta voluta,ma il film annoia per la mancanza di una trama da seguire,di un filo conduttore su cui appassionarsi.I due protagonisti sono discreti,ma il rapporto fra i due viene lasciato al caso e non viene approfondito.Peraltro non raggiungono mai l'intensità e la drammaticità che sembrano voler avere,capiamo i loro caratteri ma non ne siamo affascinati.

Ci sono comunque dei notevoli pregi.Van Sant si conferma un regista straordinario,regalandoci piani-sequenza eccelenti e diverse illusioni(forse oniriche)suggestive,conservando sempre il suo stile unico e riconoscibile.E' interessante anche il modo in cui omaggia due dei suoi film più famosi:il già citato "Will Hunting" e "Belli e dannati",quest'ultimo con la bella scena del falò nel deserto.
La colonna sonora è buona,peccato che non venga sfruttata di più,e la fotografia e la scenografia danno un certo fascino alle immagini,donandogli un che di misterioso.

Il finale conclude bene la pellicola.La pellicola forse voleva parlare dell'amicizia,ma non riesce a lasciare molto allo spettatore,se non l'effimera emozione di alcune isolate scene.

Stavolta,il regista mi ha deluso non riuscendo a sfornare un lavoro di alto livello come i suoi migliori prodotti,anche se non è certo da bocciare(cosa che fra l'altro sembra impossibile di fronte a una pellicola di questo regista,è difficile vedere qualcosa di davvero brutto con lui,più o meno si è sempre sicuri di assistere a un film sopra la sufficienza,che sia buono,ottimo o quasi capolavoro)

"Gerry"non è pienamente riuscito,ma è coraggioso e si prende i suoi rischi,dilatando i tempi allo sfinimento.E' un film difficile,consigliato solo a chi ama Van Sant..

addicted  @  10/10/2011 15:56:16
   9 / 10
Solo per appassionati di van Sant, che quando vuole sforna capolavori. Certo è un film ambiguo, metaforico, forse anche onirico... Un doppio Gerry che perde la strada e la testa nella natura più ostile che si possa immaginare. Vagano in un vuoto arcano, insondabile e pericoloso. A pensarci bene forse è soprattutto un film metaforico. Esistenziale! Ma in realtà quello che mi piace di van Sant è il suo modo di raccontare per immagini, con tempi e spazi dilatati, personaggi in moto perpetuo pedinati dalla telecamera, silenzi, cieli, poche parole che dichiarano e depistano. Se vi sono piaciuti Elephant, Paranoid Park e Last days non perdetevi questa piccola gemma!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  22/05/2011 11:35:57
   9 / 10
Due persone e un'escursione ai confini del deserto, una destinazione certa (per i due protagonisti) e allo stesso tempo ignota (per lo spettatore). Ogni sentiero conduce nello stesso posto. Due Gerry messi alla dura prova della loro stessa amicizia, oppure una scissione dell'io di un'unico individuo nella sua parte razionale e quella emotiva o ancora una metafora dell'esistenza umana. Gerry può essere tante cose, esprimere molteplici significati ed il bello di tutto questo è la capacità di farti riflettere, di catturare la tua attenzione e trascinarti, dopo l'inizio quasi realistico, nella metafisica, nell'astratto di una natura affascinante e testimone dell'odissea dei due Gerry.
E' vero anche che non è un film facile, può risultare insopportabile, ma non ho trovato quel compiacimento intollerante di altre sue pellicole come Last Days.

The Cane Family  @  15/02/2010 14:37:58
   7 / 10
Gerry è un film molto particolare ma non sono riuscito ad apprezzarlo a pieno.
Per carità è fatto molto bene dal punto di vista tecnico, ma questo aspetto è ormai consolidato nell'industria cinematografica americana.
Un Van Sant minore.
La storia ruota intorno a un viaggio di due ragazzi alla scoperta di se stessi, forse.
Damon e Affleck sono una bella coppia ma il film è molto pesante e non è per nulla scorrevole. Vale la pena di vederlo ma i capolavori del regista sono altri (vedere Elephant e Paranoid Park).
Pochissimi dialoghi.
Bello, da vedere ma di una lentezza estenuante.
Sperimentale, può essere definito un western dell'anima.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Clarkzero  @  03/12/2009 14:09:08
   10 / 10
Gerry non è un semplice film. E' un'opera artistica...anzi una grande opera. E come tale riesce a trasmettere sentimenti ed emozioni. Ne "regala" così tante che personalmente si può considerare una esposizione della natura umana e quindi della vita. Poichè cos'è l'uomo se non la più alta manifestazione dell'esistenza?
Inizialmente si è avvolti da una calma totale,che trasmette tranquillità e senerità...poi quest'ultima viene sopraffatta dal dubbio,fino a trasformarsi in turbamento. Successivamente si passa alla preoccupazione...all'agitazione...all'ansia....alla paura...si va nel panico...fino alla disperazione! Infine quando lo sconforto è troppo forte,si ritorna praticamente allo stadio iniziale,la tranquillità. Una quiete dopo la tempesta in attesa della fine.
Ma quando tutto è perduto ecco come si mostra la magnificenza della natura umana,il superbo istinto di sopravvivenza. Date all'uomo un briciolo di speranza e lui continuerà a lottare e a dimenarsi e quindi vivere. In modo assolutamente immediato e brusco quella quiete tanto apprezzata si polverizza dinanzi alla possibiità di vivere.

Gerry è un capolavoro assoluto,non riuscirò mai ad apprezzarlo abbastanza,tra migliaia e migliaia di film è uno di quei pochissimi che rimarrà impresso nella mia mente. Grazie a Gus Van Sant,Casey Affleck e Matt Damon per questo gioiello preziosissimo.

scottlumber  @  08/04/2009 15:00:12
   9 / 10
E' il classico film che o si ama o si odia, ma di quella particolare sottospecie che io adoro. Sai quei film registici e radicali in cui inquadrature di 5 minuti apparentemente mono-toniche ti caricano il cuore a molla mano a mano che si prolungano e diventano di conseguenza ancora più radicali? Ecco, è un film di quel genere. E' anche un manuale per aspiranti registi (e produttori): risponde perfettamente alla domanda su come sia possibile girare un film di oltre un'ora e mezza che non parla di niente spendendo diecimila lire, infarcendo l'opera di quelle piccole cose che rendono felici i cretini come me (un esempio su tutti: l'uso della parola Gerry sotto forma di verbo, aggettivo, sostantivo per esprimere svagatezza, propensione alla caz.zata). In una location unica quale è la Death Valley, Gus Van Sant piazza una macchina da presa e due buoni attori. Scrive con loro dialoghi al limite del surreale e orchestra almeno un paio di sequenze memorabili sotto il profilo registico. La scena dell'alba sul lago salato (per gli esperti del luogo: badwater basin?) che precede il finale, in cui la lenta apertura del diaframma e un intelligente movimento di macchina creano una sorprendente illusione ottica, è memorabile. Un film riuscito al 100 %.

paride_86  @  01/03/2009 15:23:41
   8 / 10
"Gerry" è sicuramente un film fuori dal comune, sia per la trama che per i tempi cinematografici; nella filmografia di Gus Van Sant rappresenta una drastica svolta, visto che si colloca dopo i didascalici "Genio Ribelle" e "Scoprendo Forrester".
La storia è quella di due ragazzi, entrambi di nome Gerry, che si smarriscono nel deserto - forse metafora della vita, vista come una bellissima trappola mortale, oppure simbolo di una difficile prova da superare.
Per come è stato girato, questo film è pieno di "vuoti" narrativi che devono essere colmati dai sentimenti e dallo stato d'animo dello spettatore; lo si può leggere in tanti modi: un discorso sull'esistenza, sul viaggio, sui rapporti umani, a seconda dell'inclinazione con cui lo si guarda.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  18/11/2008 12:35:13
   9 / 10
Gerry: "Ho conquistato Tebe".
Gerry: "Quando".
Gerry:"Due settimane fa".
Gerry:"Come hai fatto?"
Gerry:"Bè in realtà ho fatto anche di più. Il grande Gerry. Ho governato queste terre per 97 anni e… Mi è piaciuto. Feci costruire Santuari e poi un'eruzione del vulcano… distrusse due santuari, uno era di Demetra. Non c'era più marmo per rifare le sculture… per sistemare il santuario. Tutto ciò che avevo erano questi porti, come Caldo e Argo e… avevo tutto, tutto. Commerciavo con dodici città… avevo un grande esercito. Ma il fiume straripo' e inondò quattro dei miei porti. Così niente più marmo per riparare i santuari. E Demetra se la prese molto così rese sterili le mie terre. E allora non si poteva più pascolare. Niente biada per i cavalli, niente… non c'era erba per le pecore e per le capre, allora la mia gente cominciò ad avere fame ed a infuriarsi e io non potevo più fare commerci, per colpa dei fiumi che straripavano. Così Knosso, un altro dei miei servitori si arrabbiò e si rivoltò contro me e il popolo, mi attaccò… perché le pecore non potevano pascolare… perché non c'era la biada. Non avevo… ".
Gerry: "Non avevi niente per nutrire le pecore?".
Gerry: "E nemmeno i cavalli… Quando mi attaccarono, comandai al mio esercito di difendere la città. Ma per fare questo servono dodici cavalli al traino, ma ce ne erano solo undici. Mi mancava un cavallo per salvare la città".
Gerry: "Quindi non hai potuto salvarla?".
Gerry: "E avevo conquistato Tebe , quando successe questo…".

Potrebbe compendiarsi in questo dialogo, nella scena del falò, il senso dell'opera di Gus Van Sant, che nella cornice sconfinata di una Natura imponente e minacciosa (gli scenari sono quelli suggestivi della Death Valley, di Salt Lake City, e delle immense distese argentine) rappresenta il viaggio come metafora dell'esistenza, nel quale non conta la meta ma il tragitto stesso ("tutte le strade portano nello stesso posto"). Esistenza, però, segnata dall'agire inoppugnabile di forze incontrollate e imprevedibili, rispetto alle quali l'uomo si presenta come mero strumento alla mercè di qualcosa di incommensurabilmente più grande e potente (eloquente, a tal fine, le due inquadrature giustapposte, che riprendono circolarmente l'una Gerry/Affleck, l'altra il paesaggio circostante, quasi a sottolineare la soccombenza del soggetto al cospetto della Natura che lo circonda e sovrasta).
E' un percorso in cui la quasi assenza di scene parlate amplifica i sentimenti divergenti (le difficoltà porteranno l'uno ad avvicinarsi all'altro, mentre causeranno in questi un crescente risentimento) che tratto tratto monteranno in ciascuno dei protagonisti, determinandone il progressivo ed ineluttabile allontanamento, secondo una climax che raggiungerà la sua acmè nell'atto estremo dell'omicidio. Ma la distanza che si viene a creare tra i due Gerry sembra, nella descrizione visiva che il film offre, il risultato dipendente non dalla volontà del soggetto, bensì dall'influenza di fattori ingovernabili che attengono alla natura immanente, il cui operare è sottolineato dal mutare -anch'esso ingovernabile- della Natura esterna, colta dalla superlativa fotografia di Harris Savides in tutte le fasi del giorno (dall'aurora alla notte fonda) e nel suo misterioso sviluppo.
Fa da perfetto contrappunto allo stile scarno -ma pregnantissimo- della narrazione il "minimalismo sacro" della musica di Arvo Pärt, la cui sobria linearità accompagna il lento evolversi/regresso del rapporto tra i due "amici", aprendo e chiudendo la pellicola all'interno di due sequenze sublimi: l'incipit, in cui si riprende il principio del viaggio dei due Gerry, seduti silenziosi in macchina l'uno accanto all'altro; e il finale, in cui si vede il Gerry superstite nell'auto in cui si trovano una padre e un figlio colti dallo sguardo vuoto e spaesato del passeggero, il quale sembra quasi immaginare e proiettare sul loro rapporto le conseguenze infauste che possono inopinatamente e incontrollabilmente verificarsi, così come è accaduto nella sua relazione amicale con l'altro Gerry.
La storia potrebbe anche essere interpretata come il viaggio metaforico di un'unica persona (incarnata dal doppio Gerry), che gli affanni e le pene della vita hanno inesorabilmente cambiato determinandone la soppressione della parte migliore.
Ad ogni buon conto, al di là del senso e dei contenuti che gli si possono attribuire, è un film che lascia il segno e che emoziona. Ma coloro che non gradiscono il cinema di Van Sant se ne stiano debitamente alla larga.

DarkRareMirko  @  25/10/2008 11:35:03
   7 / 10
Prima parte della personale trilogia della morte di Gus van Sant.

Pare quasi essere un interminabile film sperimantale più che altro, con lunghissimi piani sequenza, pochissimi dialoghi (molto volgari tra l'altro, dato il numero di parolacce presenti; il film prese Resctricted proprio per questo motivo poi), finale e vicenda tutto sommato non comprensibilissima.

Bravi i due attori, Damon soprattutto, in un film credo a questo punto metaforico e simbolico che tratta delle difficoltà che pososno incorrere in un'amicizia, poggiato su semplici basi di sceneggiatura.

Consigliato, ma è un film da capire, e nei confronti del quale non ci si deve porre con superficialità.

Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  01/08/2008 23:28:41
   4 / 10
è la prima volta ke mi trovo davanti 1 film stilisticamente perfetto e allo stesso tempo cosi noioso e incomprensibile.....10 minuti contati di dialoghi su 1 ora e 43 di film si commentano da soli..... alla pari di last days....peccato xkè se van sant non cercasse cosi spesso di autocompiacersi sarebbe sicuramente sul podio dei migliori registi in circolazione

Doinel  @  14/04/2008 19:03:58
   10 / 10
Suggestivo, malinconico, profondo, tragico, angosciante, dolce... indimenticabile.

ronje  @  03/06/2006 18:37:50
   3 / 10
noiosissimo e ambiguo. buono per un corso di fotografia: bellissime immagini

uno che non e` raccomandato  @  21/09/2003 23:27:17
   1 / 10
casey affleck e` raccomandato da ben affleck, che a sua volta e` raccomandato da matt damon, che a sua volta e` un raccomandato di gus vansant

3 risposte al commento
Ultima risposta 14/04/2008 19.04.49
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Filippo  @  21/09/2003 19:37:41
   10 / 10
Davvero un film riuscito.
Se vi capita guardatelo!

2 risposte al commento
Ultima risposta 28/11/2005 14.09.43
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MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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