gertrud regia di Carl Theodor Dreyer Danimarca 1964
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gertrud (1964)

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locandina del film GERTRUD

Titolo Originale: GERTRUD

RegiaCarl Theodor Dreyer

InterpretiBaard Owe, Ebbe Rode, Bendt Rothe, Nina Pens Rode

Durata: h 1.54
NazionalitàDanimarca 1964
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1964

•  Altri film di Carl Theodor Dreyer

Trama del film Gertrud

Una coppia in crisi. Lui è in corsa per una poltrona di ministro, la moglie Gertrud (Rode), ex cantante di mezza età, gli manifesta l'intenzione di lasciarlo perché si è innamorata di un musicista più giovane di lei, ma lui esita a divorziare per timore della carriera...

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Voto Visitatori:   8,50 / 10 (11 voti)8,50Grafico
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Voti e commenti su Gertrud, 11 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  23/12/2008 00:56:42
   7 / 10
Il commento di Anterman63 e' bellissimo e dice praticamente tutto quello che c'è da dire su questo film...Per chi,come me,ha visto solamente "ordet" e "la passione di Giovanna D'Arco" di Dreyer forse avra' difficolta' a digerire questo film...forse sarebbe meglio vedere i suoi film in ordine cronologico e lasciare questo "gertrud" all'ultimo come giusto che sia...Come i film che ho visto fin'ora anche questo ha un finale bellissimo e pieno di significati anche considerando che si tratta della sua ultima sequenza...Peccato che non tutto il film sia cosi trascinante...
Praticamente la penso come Anterman ma non riesco a dare un voto cosi alto perche se bisogna prendere il film per quello che e' devo ammettere che e' un po' pesante...La vicenda e' anche abbastanza banale mentre non c'è nulla da dire sulla tecnica del grande regista Danese che come in "ordet" utilizza tantissimi piani-sequenza staccando pochissimo sui primi piani...tutto il contrario del film su Giovanna D'Arco...Dreyer utilizza diversi stili ,e rimane un grande maestro del cinema,uno dei migliori sicuramente ma questo film un po' mi ha deluso...
Solo per appassionati

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Ultima risposta 23/12/2008 08.32.51
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  28/10/2007 16:01:24
   9 / 10
Dreyer non può firmare che film fuori dall’ordinario. Questo non fa eccezione. Di primo acchito viene da rifiutare e abbandonare la visione, vista l’estrema lentezza del ritmo narrativo, la monotonia del tema trattato, il rinchiudere la storia pressocché sempre fra quattro mura. Ma se si supera ogni avversione preconcetta e si scava a fondo nelle ragioni stilistiche del regista, si capisce lo scopo e se ne apprezza l’estrema precisione e cura nella resa. Quello che si vede è un mezzo, un simbolo, un’astrazione (questo è il film più astratto di Dreyer) del concetto di Amore. E’ perciò un film sull’essenza dell’Amore, su ciò che può legare due esseri fra di loro e sugli ostacoli e i limiti che rendono impossibile la perfezione e la purezza dell’Amore. O si accettano compromessi al ribasso o si rinuncia all’Amore. Anche se irraggiungibile però l’Amore va comunque cercato, bisogna provare. No ai compromessi ma no alla rinuncia. Questo è il messaggio che viene fuori dalla scena finale, la quale è sublime e perfetta nella sua resa visiva e emotivo-razionale. Dreyer non poteva finire meglio la sua carriera artistica.
A differenza di Bergman che fa parlare i sentimenti stessi, Dreyer usa la ragione. I personaggi parlano di se come se parlassero di una terza persona. Questo aiuta a vedere le cose con distacco o oggettività, a chiarirle e a capirle meglio. Oltre che verso se stessi, c’è distacco anche con l’interlocutore. I personaggi parlano pacatamente, senza guardarsi, togliendo quindi drammaticità e pathos ai discorsi, rendendo il tutto ancora più impersonale e astratto. A rendere ancora più solenni le scene contribuisce la resa geometrica, simbolica ed estetica dell’inquadratura. La posizione dei personaggi, gli oggetti fra di loro, il riflesso nello specchio, un mobiletto su cui appoggiarsi, un grande finestrone con le tende, un fuoco che arde fra due facce, tutto parla e dà significato in maniera a volte sublime (è un continuo stimolo al proprio senso estetico). L’unica critica che si può fare al film è lo strano contrasto fra il tema trattato (l’Amore, il sesso) e la freddezza e l’impersonalità della trattazione, che toglie molto dell’effetto potente che ha questo sentimento sulle vite umane.
Gertrud è la tipica eroina di Dreyer, la quale segue i propri principi fino in fondo, senza compromessi, a costo di autodistruggersi pur di mantenerne la purezza. Non transige sul rapporto che la può legare ad un’altra persona. Lei si dona tutta (fa perdere la testa a 4 uomini), ma pretende lo stesso dal proprio partner in maniera incondizionata. La sua esperienza la porta a comprendere che questo è impossibile. Troppi sono gli ostacoli a un’intesa perfetta del genere. Il primo è il lavoro, oppure gli onori, il successo, i soldi – tutto quello che è richiamo materiale esterno che fa concorrenza all’Amore e spesso lo fa diventare un ostacolo. Gertrud non vuole qualcosa di mediocre o di ripiego, non vuole sentirsi oggetto o proprietà, non vuole essere usata. Per questo preferisce alla fine vivere da sola, ritirarsi dal mondo ma almeno con la consapevolezza di non aver mai tradito il proprio ideale e avere comunque provato a realizzarlo.
La scena finale è bellissima. Perfetta come fotografia e scenografia. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera mista fra malinconico e vissuto, dolcezza riflessiva e commiato. Gertrud che saluta e chiude la porta è il simbolo commosso della nostra esistenza che si chiude dopo avere comunque tanto vissuto e AMATO.

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Ultima risposta 23/12/2008 00.48.56
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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  25/10/2007 23:03:24
   9 / 10
"In fondo ai tuoi occhi leggo la tristezza del mondo", cosi' scriveva Shakespeare, la stessa tristezza la trasmettono gli occhi di Gertrud la protagonista dell'ultimo lavoro del grande Dreyer diretto quando il regista aveva ormai 75 anni con alle spalle una carriera fatta unicamente di capolavori alcuni dei quali anche del cinema muto. Gertrud non è un film facile, la coinvolgente passione che trasmettono opere come Ordet e Dies Irae è lontana e la visione richiede quell'impegno e quella paziente attenzione che forse non tutti hanno. Non è un film facile perchè sostanzialmente è un film freddo, crudo, completamente privo di qualsiasi azione, i personaggi recitano quasi in una sorte di trance teatrale con lo sguardo rivolto nel vuoto, la totale assenza di enfasi anche nei momenti di tumulto sentimentale ricorda i personaggi dei film di Bresson dove a prevalere è la teatralità dei dialoghi; questi avvengono per la maggior parte all'interno di stanze e saloni con scenografie spoglie, pochissimi gli esterni, la fotografia è bella ma molto semplice, essenziale, che cosa c'è di interessante allora in questo affresco cosi' apparentemente freddo e vuoto? L'analisi dell'amore.
La protagonista Gertrud passa l'intera esistenza alla ricerca del più nobile dei sentimenti, ma passa la vita a cercarlo non perchè le manca, ma perchè è incapace di trovarlo, o meglio è incapace di trovare quell'amore al quale lei ambisce, quello totale, assoluto. Di questa assolutezza ne subiscono le conseguenze gli uomini che a modo loro l' hanno amata. Quando la passione prende queste forme, difficilmente non porta alla solitudine, Dreyer questo principio lo conosce bene, ed il percorso che fa seguire a Gertrud è esattamente questo, passione amorosa - delusione - sofferenza - castigo - sacrificio - solitudine - appagamento.
Il baratro che si apre sotto i suoi piedi dopo il rifiuto e l'abbandono da parte di Erland ( un giovane musicista per il quale lascia il marito ), la costringono ad una decisione per lei estrema: la resa. Dopo tanto cercare, la stanchezza e l'oblio prendono il sopravvento, le invadono l'anima. Un film come questo che si basa prevalentemente sui dialoghi va approcciato come una medicina amara, non è buona ma fa bene, provate a vederlo, magari non vi piacerà ma sicuramente ne trarrete dei benefici come bagaglio di esperienza.

2 risposte al commento
Ultima risposta 29/10/2007 19.02.07
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