Un'odissea attraverso il tempo e la memoria, incentrata su un luogo ben preciso del New England; da quando era solo natura selvaggia fino al momento in cui ha ospitato la sua prima casa, testimoniando l'amore, la perdita, la lotta, la speranza e gli insegnamenti che si sono tramandati di famiglia in famiglia, di generazione in generazione.
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Zemeckis torna a lavorare con Tom Hanks, e sforna un filmetto abbastanza particolare. Unità di luogo ma molteplicità di tempi. Alla lunga la camera fissa rende la visione un po' pesante. Comunque interessante l'idea. Si lascia vedere.
Film sperimentale molto interessante. L'idea di focalizzare tutto il film nell' unica inquadratura di una stanza per arrivare a mostrarci il tempo che passa e i personaggi che invecchiano e si avvicendano è un qualcosa di originale, alla regia troviamo un signor regista che sa il fatto suo e riesce a sviluppare questa idea particolare senza farti mai annoiare. Gli ultimi minuti poi sono un qualcosa di struggente e commuovente complice anche una colonna sonora firmata dal grande Alan Silvestri. La collaudata coppia Zemeckis e T. Hanks funziona alla grande e piccola chicca ritroviamo anche Robin Wright far coppia col buon Tom dopo Forrest Gump. Se devo trovargli un difetto sicuramente è per la questione della resa grafica relativa all'ingiovanimento degli attori, in alcuni momenti si nota tantissimo e crea un effetto artificioso e poco realistico.Merita sicuramente la visione
In effetti questo è un film non tanto divisivo, anche se può esserlo, quanto nell'offrire dei momenti molto interessanti alternati a scelte incompiute. Indubbiamente il concept di base è valido: lo spazio viene cristallizzato ed il tempo che varia moltiplicando le finestre che si aprono e chiudono, scegliendo la famiglia Young come perno centrale fino a passare dalla preistoria al futuro. Situazioni che diventano ripetitive come nelle stagioni delle sit com di una volta con un unico ambiente ed i personaggi che entrano ed escono, celebrando natali e giorni del ringraziamento. Zemickis è sempre stato attratto dalle possibilità tecnologiche e la sua filmografia sta lì a testimoniarlo, solo che a volte il concept visivo, notevolissimo a livello qualitativo, imprigioni il meccanismo delle storie con segmenti incompiuti. Tuttavia è uno di quei film che potrei rivedere, perché sono convinto e forse non ho colto che qualcosa in più mi sia sfuggito.
Robert Zemeckis sfoga il proprio istinto sperimentale delimitando lo spazio ed alterando il fattore tempo. La cinepresa è fissa nello stesso punto, partendo dall'era dei dinosauri fino al giorno d'oggi, seguendo il passare del tempo dei vari personaggi che vi hanno dimorato. "Here" non annoia ma neanche riesce ad esprimere e trasmettere emozioni come avrebbe voluto il regista. Il trascorrere del tempo viene raccontato in maniera non cronologica, qualche scena dura pochi secondi, creando un pò di confusione generale. Si ricrea il quartetto di "Forrest Gump" con Zemeckis, Tom Hanks e Robin Wright che vengono ringiovaniti nelle varie fasi della loro vita e Alan Silvestri che compone un'altra armoniosa colonna sonora. Qualche scena messa per riempitura con alcuni personaggi che ci azzeccano poco, la domestica che scopre di avere il "Covid" e la famiglia di colore non hanno alcun senso nella trama del film. Personalmente mi ha trasmesso poco.
Bellissima la resa visiva di primo impatto, è di quei film che rendono al meglio al cinema o su uno schermo molto grande, tecnicamente c'è stato molto lavoro e cura nelle ambientazioni e nei dettagli, interessante l'idea di mettere a fuoco un solo luogo nel tempo... però... dopo un po' è subentrata una sensazione di eccessivamente artefatto e posticcio, stracarico di CGI (forse anche "aiutata" dall'AI) non colpisce particolarmente nessuno dei vari personaggi, si ammira, semplicemente, questo susseguirsi di scene/quadretti tra le varie epoche storiche. Visione piacevole ma non lascia altro.
Certamente è una storia garbata, anche ben strutturata, ma è decisamente ordinaria in quello che racconta e neanche i salti temporali riescono a risultare così efficaci da smuovere le acque in maniera significativa. Regia e cast non si discutono ma è un prodotto flebile, poco entusiasmante, sufficientemente gradevole ma non eccezionale.
buona idea ma non sviluppata bene, mi spiace ma ci sono troppi personaggi abbozzati pervi quali ti chiedi .. e quindi??? ..peccato perchè l'idea era buona ma non hanno saputo rireare la magia che cercava il regista
È da un po' che Zemeckis ha perso il tocco, ma ero curioso di vedere cosa avrebbe tirato fuori da questo soggetto così particolare. E poi c'era la suggestione di vedere nuovamente la coppia Hanks-Wright su sceneggiatura di Roth, la camera fissa per tutto il film… insomma mi incuriosiva.
E invece niente, è un film sfilacciato e pieno di momenti assolutamente superflui, che non sa mai fino in fondo che direzione prendere e che fatica incredibilmente a farti affezionare ai suoi protagonisti tranne che
nel bel finale, che da solo solleva il film da quella che, altrimenti, sarebbe stata un'insufficienza.
L'idea di base dello scorrere del tempo è molto bella, ma dopo la parte iniziale anche basta inframezzare la storia principale con i segmenti di vita di indiani, inventori, aviatori e simili: non si tratta di personaggi sviluppati, quindi a noi spettatori non frega nulla, e spezzettano solo la narrazione principale. Alla fine la sensazione è che tutti quegli inserti servano solo a fare minutaggio. Poi ci sono almeno due passaggi che oltre che superflui sono assolutamente fuori contesto e insinceri:
La scena in cui la domestica della famiglia "contemporanea" capisce di avere il covid (per poi presumibilmente morire, ma non conoscendola non ce ne frega nulla) e soprattutto quella in cui il padre di colore spiega al figlio come rispondere qualora venisse fermato dalla polizia: si tratta di una scena scritta malissimo e che invece di sensibilizzare il pubblico o prendere posizione su un tema essenziale e delicato suona come assolutamente fuori luogo, ottenendo l'effetto diametralmente opposto.
Tremendo poi il profluvio di CGI: tutti i personaggi ringiovaniti sembrano di gomma, con un effetto assolutamente straniante: Hanks e Wright da giovani sembrano due vecchi molto rifatti, soprattutto nei primi piani, con un drammatico effetto sull'empatia che dovrebbero provocare i loro personaggi. Peraltro parliamo di due attori che hanno due figli attori molto somiglianti: a questo punto avrebbero potuto usare loro. O chiunque altro, visto che le scene in cui i due sono giovani occupano la stragrande parte del film: e allora non capisco il senso di prendere due attori di sessant'anni (anno più anno meno) per ringiovanirli e fargli interpretare dei ragazzi. O meglio, lo capisco: praticamente è l'unica cosa per cui si è parlato del film. Ma questo non è mai un buon segno.
L'idea di base è carina, la realizzazione abbastanza standardizzata, è un film che si fa seguire bene, mostrando tramite la telecamera fissa in un solo punto per le varie epoche, i cambiamenti che avvengono nel corso del tempo, prendendo prevedibili risvolti esistenzialisti ma che comunque creano una discreta empatia all'interno dell'opera, semanticamente parlando la spiegazione più verosimile è che Zemeckis abbia voluto creare il punto di vista di una sorta di entità invisibile - ma prendendo un punto di vista simil teatrale, come uno spettatore messo sempre nella stessa posizione durante uno spettacolo in cui la scenografia viene continuamente modificata - messa lì a spiare l'evoluzione umana contestualizzata al passare del tempo che porta con sé inevitabili cambiamenti, è un film che rende facile la contestualizzazione dell'epoca storica nonostante un montaggio discontinuo, grazie ad elementi chiaramente riconoscibili, dal design degli interni, all'abbigliamento dei personaggi al modello di macchina che si vede sempre nello sfondo attraverso la finestra, partendo dall'epoca preistorica nell'incipit in cui ci concede anche una visione dei dinosauri e la loro estinzione, passando dai nativi e dall'epoca della dichiarazione d'indipendenza, arrivando ai giorni nostri, col focus che alla fine sarà su questa famigliola che ha abitato la casa dal dopoguerra ad una decina d'anni prima dell'uscita del film, nel frattempo la pellicola tira nel calderone le più disparate tematiche, impregnando la narrazione di amore, morte, dramma, solitudine, aspirazioni e realtà, che però nell'insieme coesistono bene nel grande puzzle della vita, scandita nei suoi episodi chiave, da un'infanzia dipinta con un sapore nostalgico, con il pivot dell'albero di natale e le decorazioni che cambiano a scandire di anno in anno, arrivando ai percorsi di crescita del periodo adolescenziale, i fisiologici cambiamenti, passando dai primi amori al matrimonio e i figli, che in un batter d'occhio partiranno per il college, la perdita del sogno a favore di una rassegnazione sulla realtà - l'episodio cardine di ciò è il personaggio di Tom Hanks che rinuncia alla pittura in favore di un lavoro d'ufficio per sostentare la famiglia - arrivando al periodo di discesa, crisi del matrimonio, perdita dei genitori, insorgenza delle malattie, arrivando ad un finale discretamente poetico ed abbastanza toccante.
Nel complesso è un film carino, più come concept che come realizzazione, con una discreta componente tecnica e un bel montaggio che alterna velocemente le varie epoche storie, passando tramite numerose linee temporali e giocando tanto con le transizioni.
Visivamente molto molto bello anche se con qualche manierismo tecnico di troppo (alla Malick), l'implosione temporale dai dinosauri (sempre Malick) fino a sfondare i parametri del sublime/irritante alla Fabelmann vs. Spielberg (fin troppo per me che non amo particolarmente i presepi delle famiglie americane). Considero Zemeckis il miglior cineasta mainstream degli Usa, quindi è facile che faccia esplodere gli occhi con la sua capacità tecnica e visiva (ora con la tecnica di ringiovanire gli attori, con Hanks che sembra quello di 30 anni fa e via dicendo), non so giudicare il celebrato fumetto ma posso dire di trovarmi di fronte al "solito" film che a tratti ho adorato alla follia e molto più spesso trovato insopportabile. Il voto potrebbe benissimo andare da 4 a 10, a seconda delle angolazioni. Ma in verità in tutti gli stereotipi da film per famiglie, tutto Alberi di Natale e Giorni del Ringraziamento, e il clou delle radici familiari (Fabelmann, ancora Spielberg) raccontati in un lasso temporale che fa molto Alan Moore potevo anche vederci l'intenzione di enfatizzare i cliché apposta per sbugiardare la realtà. O la dimora-inferno di sogni non realizzati (American Dream) o decimati con il dramma alla Eugene O'Neill o Miller ("Morte di un commesso viaggiatore"). Va bene, ma perché questo film, pur così bello da VEDERE, non riesce a coinvolgere come avrebbe dovuto, non cattura se non in rari momenti, non emoziona? Diventa un compitino grazioso al di sotto delle sue aspettative visive, sommerso in una dimensione stucchevole e retrò che non ha nulla di esperimenti simili, come Radio Days di Woody Allen per esempio. Direi che è tanto grazioso quanto monotono, ma tecnicamente rasenta il sublime quando scava nel passato remoto, dove traspare una Forza (v i Nativi Americani) che onestamente non ho visto in questa famiglia al focolare a guardare (oddio...) i filmini in videocamera o a mangiare il tacchino...mi suona un poco falso nella sua eleganza. Se abbasso un voto da 7 con una sufficienza mi sembrerebbe di aver pensato più con la testa che col cuore. E pertanto ci sta pure che mi sia piaciuto, nonostante tutto
Profondo e toccante, scorre via con grande piacere nonostante l'originale staticità del raccontarlo. Regia eccellente ma avrei maggiormente narrato le vicende delle famiglie che si sono avvicendate nella casa.
Il trio Zemeckis, Hanks e Silvestri funziona anche questa volta ma senza eccellere come in passato. Una storia di vita raccontata in modo "nuovo", delicato e piuttosto leggero che, a dispetto dell'ambientazione e dell'inquadratura statica utilizzata per tutta la durata del film, scorre piuttosto velocemente. Personalmente ho trovato un po' troppo superficiali le caratterizzazioni dei personaggi di contorno, specialmente quelle relative agli altri periodi storici, rispetto alla famiglia "principale" composta da Hanks e dalla Wright. Un film che resta comunque godibile e che regala qualche emozione anche grazie alla sempre calzante colonna sonora di Silvestri.