A Città del Messico, Jaibo è il leader di una banda di giovani teppisti appena uscito dal riformatorio. Pedro è un teppista come lui, ma con qualche voglia di riscatto.
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Io non so se Antoine Doinel è nato qui, nel Messico di Jaibo (è facile immaginarlo, seppur vagamente, vista la cinefilia smisurata di Truffaut), o se Bunuel ha visto (e naturalmente contestato, com'è uso di un polemista come lui) "Sciuscià" di De Sica, ma la crudezza del film non ha poi molto della nuda poetica del neorealismo. E ancora oggi è un film di una bellezza sconvolgente, quasi rigoroso nel suo affermare il bisogno di "spogliare l'uomo dall'influenza esterna" degli altri. I giovanissimi del film sono irrazionali e magnetici, tragiche figure che sembrano fluttuare tra chi subisce e chi influenza gesta degeneri, come l'amico forte e pericoloso (e falsamente protettivo) della nostra infanzia