Un operaio, Bill, ricercato per omicidio si fa assumere con la sua ragazza in una fattoria, dove si spacciano per fratelli. Il proprietario si innamora della ragazza e la chiede in sposa: la ragazza, spinta da Bill che vuole approfittare della situazione, accetta, ma il rapporto tra i tre avrà esiti tragici...
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Che poeta, che pittore! Malick sa cos’è il Cinema e già al suo secondo film dimostra di essere già nell’Olimpo dei grandissimi. Questo, insieme a The Thin Red Line, è in assoluto il suo capolavoro. Ma sono due film che appartengono a due diversi Malick. Days Of Heaven è un affresco, come l’avrebbe fatto il più grande Steinbeck, o Caldwell. Days of Heaven è una storia, è una delle più belle storie che il Cinema americano (e non solo) ci abbia regalato. Io ho amato i suoi protagonisti, li ho sentiti vicini come non mai (Gere è immenso), soprattutto Linda. E infatti il film ci lascia con le sue bellissime parole, parole di una disperata (come tutti i personaggi di Malick), ma stranamente protetta da un’aurea egida di purezza e spiritualità. I suoi occhi sono di un candido furore, sono di chi ha visto il colore del vento, ha galoppato libero come un cavallo per immense praterie. I personaggi di Malick sono la Libertà. Quella di Days Of Heaven è una storia senza tempo, una storia dove gli artefici del proprio destino sono solo gli alberi, il grano e il Cielo. Noi siamo sbattuti qui, con le nostre storie, storie d’amore, di odio, di violenza. Ma la Natura ha la meglio, ha sempre l’ultima parola. E per chi sa ascoltarla (Linda), è riservato un posto speciale.