Da New York, l'agente Jimmy Doyle viene mandato in missione a Marsiglia, sulle tracce del trafficante di droga Charnier che è sfuggito alla cattura nel film precedente. Immediati i dissensi con la polizia francese, che Doyle accusa di inettitudine. Il boss fa catturare Doyle e lo fa imbottire di droga; energicamente disintossicato, il poliziotto stavolta chiude il conto.
Film collegati a IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE 2
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Interessante seguito del capolavoro da Oscar di William Friedkin, girato da un professionista di polso quale fu John Frankenheimer. Anziché riproporre l'esplorazione pseudo-documentaristica della routine di una polizia abrasiva tanto quanto i narcotrafficanti allestita da Friedkin, il sequel si concentra maggiormente su un Popeye Doyle ormai alla deriva morale, incarognito da un gretto senso dell'umorismo e talmente alienato dalla propria ossessione per la nemesi da sembrare quasi una caricatura del personaggio precedentemente conosciuto. Gene Hackman, accentua la caratterizzazione noir della performance, tratteggiando con trucida scontrosità la rotta di collisione tra Doyle, lo shock culturale dell'americano reazionario in terra straniera, e la tossicodipendenza. Le lunghe sequenze di lotta contro l'astinenza assumono l'aspetto di una katabasis, e trasmettono un retrogusto epico a un racconto che, rispetto al prototipo (ispirato a fatti realmente accaduti), rischiava di scadere nella piattezza di un canonico revenge movie. La regia di John Frankenheimer si distingue dal predecessore per i più evidenti echi melvilliani, ma si dimostra all'altezza di Friedkin quando deve mostrare attenzione per il ritmo serrato innovativo (i background televisivi dei due registi sono praticamente sovrapponibili) e per la rappresentazione squallida dei bassifondi marsigliesi. Un esempio del valore di questo dittico (e della mai fino in fondo valorizzata maestria di Frankenheimer) ci viene dato ancora una volta da una scena d'inseguimento, quello finale: una strepitosa sequenza di montaggio che interseca soggettive, panoramiche e close-up con rantoli affaticati a fare da tappeto sonoro.
Inferiore al grande film di Friedkin, comunque godibile. La prima parte gioca molto con gli stereotipi Stati Uniti-Francia e sul fatto che Doyle si trovi in un paese di cui non capisce il linguaggio. L'intrattenimento è garantito e anche se non è sconvolgente come il predecessore, riesce a mostrare un'altra grande interpretazione di Gene Hackman, in particolare quando Doyle deve uscire dalla dipendenza della droga, ampliando anche la caratterizzazione del personaggio. Apprezzabile il finale.
Solidissimo poliziesco anni 70, trama realistica,regia asciutta, utilizzo straordinario della macchina da presa. Personalmente lo trovo addirittura superiore al primo, con un Gene Hackman stellare, l'inseguimento al porto resta un pezzo pregiato di cinema. Il regista fa un film avvincente senza fronzoli, inutili orpelli ed effetti speciali, cui si ricorre oggi con troppa faciloneria, ma solo con professionalità maniacale e con rigore stilistico.
Visto per puro sbaglio (credevo fosse l'originale di Friedkin) questo sequel firmato John Frankenheimer non mi ha convinto granché. La pellicola parte forte e subito ti immerge nella storia e nelle ossessioni dell'agente Doyle. Purtroppo dal rapimento dello stesso in poi il ritmo si affloscia ed anche il finale risolutore dell'intera serie risulta fiacco ed affrettato. A salvare parzialmente il titolo abbiamo però il carisma del protagonista (interpretato alla grande da Gene Hackman) e una Marsiglia sporca e malfamata.
Dunque un sequel che non mi ha particolarmente coinvolto ma che ha aumentato ancor di più le mie aspettative verso il suo famoso predecessore.
Seguito scontato del film di Friedkin girato dal buon mestierante Frankenheimer (regista di Ronin e Trappola criminale per citare gli ultimi due suoi film essendo scomparso nel 2002)
Qui Papà Doyle in trasferta a Marsiglia completa la sua opera facendo fuori il boss Alain Charnier in un rocambolesco inseguimento sul finale.
Decisamente inferiore al primo e si sente la mancanza di Roy Scheider , si vede giusto per completare la storia iniziata con il Braccio violento della legge.
Buon sequel dell'irragiungibile capolavoro di Friedkin. Un poliziesco avvincente, teso e violento, che si mantiene sui giusti binari dall'inizio alla fine grazie alla regia solida di Frankenheimer (indimenticabili gli ultimi affannosi minuti dell'inseguimento a piedi con conclusione supercult) e alla magnetica performance dell'intramontabile Gene Hackman nei panni dell'arrogante Popeye Doyle (straziante la sua tossicodipendenza e riabilitazione nella parte centrale). Però, nonostante si tratti di una continuazione più che valida, il film di Frankenheimer risulta comunque nettamente inferiore al capostipite: qui infatti mancano la crudezza, il gelo, la cattiveria, il pessimismo e il taglio spaventosamente realistico che rendevano l'opera di Friedkin quel potentissimo pugno allo stomaco che tutti conosciamo. Frankenheimer ci prova ad imitare il collega, ma purtroppo, in questi frangenti, non riesce nel suo intento. In più, l'assenza del colossale Roy Scheider (che nel primo era Buddy Russo, il collega del protagonista) almeno a mio avviso, la si sente davvero tanto.
Malgrado tutto, "Il Braccio Violento della Legge 2" rimane lo stesso un buon seguito e un ottimo poliziesco che non deluderà gli amanti del genere (anche se siamo più dalle parti di Callaghan che del primo film).
Seguito solido e convincente del film diretto da Friedkin 4 anni prima, con un Gene Hackman al solito meraviglioso. Impensabile, per un poliziesco odierno, concludere la storia con una sequenza tanto magistrale e spietata come quella girata da Frankenheimer. Applausi.
L'intero film è praticamente sulle spalle di Hackman che qui fa una gran parte. Tutti i personaggi che gli stanno intorno sono molto anonimi ed il film è anche abbastanza discontinuo (basta pensare alla lunghissima parte centrale del rapimento e della droga). Verso la fine ritornano i lunghi appostamenti ed inseguimenti, più vicini al primo film. Tutto sommanto valido quanto il primo.
Sinceramente il seguito del Braccio violento non è un granchè, il fatto che Jimmy vada in Francia non aggiunge niente alla vicenda, si tratta alla fin fine di una specie di vendetta, i francesi sono troppo macchiettistici, sia i poliziotti che i delinquenti, nota positiva Fernando Rey che qui aggiunge profondità al personaggio, anche se alcune scelte mi hanno lasciato perplesso.
perchè drogare Jimmy per renderlo un tossico? Non sarebbe stato più semplice ucciderlo, o addirittura fare sparire il corpo? Misteri della sceneggiatura.
Indubbiamennte Frankheimer non è Friedklin, anche se in parte imita il suo stile,basta pensare al maratoneta. Comunque un film che poteva anche non essere fatto, ma sull'onda del successo la Warner ha voluto capitalizzare come si dice...
Perde qualche cosa rispetto al Capolavoro di Friedkin ( voto 10 a modifica del 9 che diedi quella volta), vuoi forse per la magistrale immagine d' altri tempi della gelida e lontana ( ahimè) New York, le sue strade sporche i suoi inseguimenti d' auto e la presenza degli alti grattacieli che non fanno filtrare il sole, o vuoi ancora per l' incredibile sequenza del pedinamento che ha fatto scuola o ancora il finale spettacolare con Charnier che scappa e con l' uccisione del collega, ma fatto stà che Frankenheimer fà davvero un ottimo sequel, e Gene Hackman Papà spacca di nuovo nella soleggiata e ipermalavitosa Marsiglia. E' sempre lui con i suoi metodi spicci, che bada sempre al sodo. E che non capisce un c***o di francese. Il finale stile maratoneta gli dà quel mezzo punto in più. Per essere un sequel, è a mio avviso di elevata qualità.
Un sequel solido, più classico rispetto al precedente. In questo i personaggi, compreso il protagonista, perdono quegli stupendi tratti d'ombra che caratterizzavano il film di Friedkin. Nonostante questo è un film girato con bravura da Frankenheimer e i momenti della tossicodipendenza di Doyle sono magnifici per intensità. La bravura di Hackman, sempre all'altezza, completano il quadro.
Secondo me questo secondo atto è superiore al primo.Anzitutto il regista riesce a penetrare a fondo il personaggio di Doyle, ancora una volta, superbamente interpretato da Gene Hackman. E' possibile scorgere ciò che si cova nell'animo di Doyle.La solitudine che prova portando avanti la sua crociata personale. Le sequenze di Doyle drogato che lotta, smette di lottare poi aiutato, ricomincia a lottare per la vita sono a mio avviso da oscar. In sostanza a parte tutto siamo di fronte a un film veramente emozionante e di grande spessore. Assolutamente da vedere
Con buona pace degli stimatori dell'insopportabile Friedkin, regista del primo discreto episodio, considero il seguito di Frankenheimer almeno alla pari del predecessore. Dietro la macchina da presa infatti troviamo John Frankenheimer, uno che nel '75 lavorava già da tanti anni e ci aveva già regalato dei thriller politici indimenticabili. Se si guarda la versione originale, in cui spiccano i bilinguismi, (cosa valida anche per il più recente "Ronin" sempre di Frankenheimer) molto probabilemente lo si apprezza di più.
la differenza con il primo episodio è cocente e mi sorprende perche il cast è praticamente lo stesso...ma qui invece di essere il braccio violento lo dovevano intitolare "il braccio MORENTE della legge" perche per gran parte del film troviamo il "duro" del primo episodio alle prese con la droga e il personaggio perde quell'immagine che lo aveva reso famoso...peccato