il disprezzo regia di Jean-Luc Godard Francia, Italia 1963
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il disprezzo (1963)

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locandina del film IL DISPREZZO

Titolo Originale: LE MÉPRIS

RegiaJean-Luc Godard

InterpretiJean-Luc Godard, Fritz Lang, Giorgia Moll, Jack Palance, Michel Piccoli, Brigitte Bardot

Durata: h 1.43
NazionalitàFrancia, Italia 1963
Generedrammatico
Tratto dal libro "Il disprezzo" di Alberto Moravia
Al cinema nel Settembre 1963

•  Altri film di Jean-Luc Godard

Trama del film Il disprezzo

L'attraente moglie francese di uno sceneggiatore italiano disprezza il marito, troppo arrendevole ai compromessi con il produttore americano che l'ha scritturato per salvare un film diretto da un regista tedesco, Fritz Lang.

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Voto Visitatori:   6,96 / 10 (23 voti)6,96Grafico
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Voti e commenti su Il disprezzo, 23 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

KitaVerde  @  01/12/2016 08:45:47
   6 / 10
Importante si, ma non giustificabile per alcuni elementi fin troppo verbosi,vincolati da uno scopo di rinnovamento culturale/cinematografico.
Stilisticamente è ottimo, ma non basta. Pierrot le Fou è una spanna sopra per 100 motivi ;) L'emozione provata nella fruizione della pellicola è minima,manco Brigitte Bardot, e ho detto tutto. Esile esile.

Goldust  @  19/04/2016 12:35:22
   4½ / 10
Ho letto che la versione italiana è stata per così dire pesantemente rimaneggiata dai distributori e addirittura disconosciuta dallo stesso Godard; io ho visto ( purtroppo ) proprio quella e devo dire che la noia ha preso il sopravvento in più di un'occasione. Salvo solo la Bardot ed il finale fatalista; la lunga scena d'interni tra la diva francese e Piccoli - che vorrebbe porre l'accento sull'incomunicabilità matrimoniale - è invece pesantissima oltre che costruita senza logica.
Ma poi, Fritz Lang che lavora ad un film sull'Odissea? Dai su..

Oskarsson88  @  21/03/2016 15:56:30
   6 / 10
Ho visto molti film di Godard e mi è sempre piaciuta la sua leggerezza.. mi sono avvicinato a questa pellicola aspettandomi qualcosa di simile. Ero pure piuttosto stanco, e mi ha parecchio annoiato, il film è pesante, la storia si basa più o meno su una coppia che entra in crisi, e dopo un inizio interessante, si perde in una lunghissima scena di non so, pare quasi metà film, in cui la coppia litiga, ma senza grossa enfasi. Da citare positivamente la qualità visiva del film, le immagini splendide di Capri, e le immagini ancor più splendide dei nudi della Bardot, ma per il resto francamente molta noia. Finale ingiustificato.. forse è un film per intellettuali, visto che c'è anche del simbolismo e una forte critica al cinema di Hollywood. Gli do 6, ma poteva essere anche meno, per quanto mi ha coinvolto...

paride_86  @  27/01/2014 04:34:00
   6 / 10
Ho visto il film in francese coi sottotitoli perché avevo letto da qualche parte che Ponti aveva rimaneggiato e tagliato la pellicola, ma credo comunque che si tratti di un film molto sopravvalutato. Il disprezzo della protagonista è ingiustificato, come l'assurdo finale. Tutti i sentimenti del film sono caricati in maniera spropositata rispetto alle azioni che li generano e alla fine rimane solo qualche bella scena di nudo della Bardot.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  05/12/2012 22:46:47
   6 / 10
Purtroppo ho visto "Il disprezzo" nella versione italiana, senza quindi alcune scene importanti (quelle con Brigitte Bardot svestita) e soprattutto con i dialoghi doppiati in italiano (cancellando la varietà linguistica dell'originale). Poi ero stanco durante la visione del film. Fatto sta che ho dovuto più volte sforzarmi di tenere gli occhi aperti e l'attenzione desta.
Tutto questo ha fatto sì che non sia riuscito ad apprezzare appieno questo film.
Il tema è quello molto dibattuto all'epoca delle crisi coniugali, delle formalità borghesi che stringono in una morsa le aspirazione alla libertà, soprattutto sessuale. Questo è il tema ufficiale del film, poi Godard ovviamente (da autore creativo e anticonvenzionale che è) ci mette del suo e imbastisce tutto un discorso sulla natura del cinema, sulla difficile convivenza fra esigenze economiche e aspirazioni artistiche, fra cultura popolare e mire intellettuali.
Godard utilizza in questo film un montaggio e una progressione narrativa tutto sommato tradizionale. Usa più che altro piani lunghi, medi o panoramiche, molto rari sono i primi piani. Ne deriva uno sguardo distaccato nei confronti dei personaggi e delle loro vicende. Si aggiunga anche l'atmosfera sdrammatizzante derivante dal tono banale e quotidiano dato alla materia trattata (caratteristico dei primi film di Godard) per fare in modo che le continue schermaglie e i battibecchi fra i due protagonisti siano più che altro presi in maniera poco seria. Alla lunga il tira e molla, le contraddizioni e l'inconcludenza dei protagonisti diventano qualcosa di ripetitivo e pesante. Manca quell'aria sbarazzina e spontanea che caratterizzava i dialoghi amorosi in punta di fioretto di "Fino all'ultimo respiro".
Anche le interpretazioni dei protagonisti non mi sono piaciute, soprattutto quella di Brigitte Bardot. In pratica per tutto il film si limita a mostrare il suo corpo e la sua unica espressione imbronciata, e basta. Niente a che vedere con la bellezza così umana e femminile della splendida Anna Karina.
La parte più interessante finisce per essere quella riguardante il progettato film di Fritz Lang (bravissimo a interpretare se stesso) sull'Odissea, nonché il personaggio del produttore, interpretato da un'espressivo Jack Palance. Qui Godard cerca di mettere in risalto il suo ruolo di autore e artista, prendendo in giro indirettamente il vero produttore del film (Carlo Ponti) e affermando la propria indipendenza e "superiorità" su chi vede il cinema come un semplice prodotto commerciale, dato in pasto ai bassi istinti della gente.
Il cinema può regalare invece visioni stupende, come sono quelle delle scene girate alla villa Malaparte a Capri, molto suggestive.
Non basta però per contraltare le parti meno riuscite e "noiose" del film.

eizenstein  @  11/02/2012 17:15:58
   8 / 10
Ho visto il film nella versione francese (con molte parti in italiano, inglese, tedesco) essendo stato avvertito che la versione italiana apparentemente é stata fortemente "sabotata" da Carlo Ponti. In ogni caso commenteró ció che ho visto.
Nel film avvengono poche cose in apparenza, noioso per chi é abituato a vedere film americani dove succede di tutto e rapidamente. Per alcuni non é vero e proprio cinema, lento e datato.
Quello che invece colpisce me in un film é la rappresentazione della natura umana, dei sentimenti profondi e superficiali, di come le persone sono e cambiano, di quello che vi é al di lá dell'apparenza. In questo senso avviene moltissimo e durante tutto il film ho carcato di capire cosa passa per la testa della coppia e di Fritz Lang, cosa pensano. Tutto mi sembra ancora indecifrabile ed é questo che secondo me deve fare un film, rappresentare vicende umane piú che fatti e la complessitá del nostro essere.
Il produttore invece da buon americano vero é intellettualmente ed emoticamente vuoto, provocazione di Godard, che mette in bocca a Lang un pensiero di Bertold Brecht: "Chaque matin pour gagner mon pan je vais au marché où l'on vend de mensonges et plein d'espoir je me range á coté du vendeur. Qu'est-ce que c'est ? Hollywood.".

la_gradisca  @  27/03/2011 19:41:20
   3 / 10
Veramente pessimo.
Non esiste una storia, la pellicola scorre lenta.
Solo il finale a sorpresa si salva.

JOKER1926  @  19/08/2010 17:01:55
   5½ / 10
"Il disprezzo" è un palese film che si rifà al mondo classico, termine "classico" che divaga persino dal Cinema per sviarsi nell'arte in generale, nel classicismo cercando di portare in scena concetti ed idee letterarie (classiche) come l' "Odissea", attraverso una pacatezza e una vivace eleganza di fondo che traspare fra alcuni protagonisti.

In linea di massima "Il disprezzo" di Jean-Luc Godard è un prodotto d'autore, quasi "personale" con inquadrature a dir poco particolari che "roteano" in modo sistematico ed ossessivo fra i personaggi principali estraendo da essi monotonia e desolazione. Certo, quasi sempre traspare (si spera volontariamente) quella vena di umorismo, o meglio di vivacità (che allontana morbosità e dramma) di un eventuale apprezzamento spiccatamente soggettivo.
Sicuramente "Il disprezzo" va catalogato fra i film di un tempo, non confrontabili, paragonabili a quelli che il Cinema offre ed ha offerto negli ultimi decenni, insomma quello di Jean-Luc Godard è un film (se vogliamo) lento e "vizioso", molto sedentario e artistico incentrato su una trama accettabile all'inizio ma con uno sviluppo, con grosse dosi di etica, fine a se stesso e troppo poco incisivo.
Alla fine la regia opta per un finale drammatico, ma risulta essere inutile (a quel punto), indubbiamente fuori contesto e quasi bizzarro.

"Il disprezzo" è un film concettualmente oltrepassato (pure di parecchio), che nasconde piccoli pregi ma anche pecche abbastanza massicce.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  26/05/2010 11:41:55
   7½ / 10
Adattando un romanzo di Moravia Godard mostra ancora una volta il suo talento. Un film sulla crisi di coppia dovuta proprio al "disprezzo", inserita in una diatriba cinematografica-filosofica tra uno sceneggiatore, un produttore e un grande regista quale Lang.
Un film in cui le statue perdono la loro immobilità per trasformarsi in pura forza grazie all'immensa tecnica registica.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  09/04/2010 17:40:55
   7 / 10
Guardate, lo visto per pura fatalità su sky classic in prima serata, ne ero abbastanza interessato a questo film, anche perchè a novembre ho fatto un corso di cinema sulla Nouvelle Vague e ne avevano parlato molto bene di questo film, quasi come un trainatore del genere vague insieme ad altre pellicole del cinema francese di quella corrente cinematografica.
Insomma, so che ci sono due versioni di questo film, quella francese dicono che sia fatta molto meglio confronto a quella italiana, e lo stesso Godard dopo aver visto la versione italiana ha praticamente rinnegato la paternità del film.
Le mie impressioni sul film sono state certamente positive, guardabile, di buon impatto scenografico, con delle inquadrature realizzate alla grande.
Insomma, questo è ufficilamente il primo film che vedo sulla nouvelle vague, risultato positivo, anche se mi piacerebbe visionare la versione francese.

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Ultima risposta 09/04/2010 21.12.54
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Mr.619  @  07/07/2009 16:27:39
   10 / 10
L'arco psico-gnoseologico di un'intera transpersonalizazzione dell'Io soggettivo ed assimilatore, come in uno script cinematografico, delle scene, parole, dialoghi e percezioni visive concernenti le sottili e possibili sfumature e sbavature dello stato di mesta tristezza e depressiva solitudine che avvolge e dis-totalizza la coscienza in anti minuti frammenti da riassemblare, è per l'appunto "soggetto" ( tanto in senso relativo, quanto nella sua semantizzazione dalle inquadrature meramente esistenziali) e soggiogato ad un contrastante bipolarismo fra la dimensione rarefatta, anelata, incontaminata ed onirica ( quindi, come giustamente dice Louis Lumiere, "senza avvenire") e l'approdo (in)desiderato alla realtà, dove tale "Eris", contesa mutevole la "stasis" in "kalos" e "kakos", si accentua ancor di più perchè vero e proprio sconvolgimento del quadro ideologico e pittorico disegnato nella propria mente, filmato sulla pellicola e proiettato ( lo schermo diviene specchio del "nous"), e, cosa altrettanto rilevante da sottolineare ed analizzare con cura, in quanto così eterno, eppure così finito ed (im)perfetto "locus absens", luogo vuoto, assente, in contumacia, che, però ( come dice un brioso Fritz Lang in vena citazionistica e poetica), è (il)logicamente nello stesso tempo occupato dalla "erotikn sphaira", mai ultimizzante ( e pertanto in questo risiede il suo ciclo finito) la sua riproduzione generatrice e corrutiva.L'"Ulisse", splendido e squisito ricollegamento al mondo reale-immaginario omerico, è metonimia dell'imponente ed a tratti interminabile viaggio da compiere per l'uomo nella sua vita, durante il quale potrebbe imbattersi in mille creature e forme d'esistenza autoctone al loro "modus operandi et cogitandi" ( la varietà dei punti di vista e d'espressività sul "Vero") e, fatalmente, soccombere.La lontananza, o per meglio dire la distanza, intertestuale e posta, su un piano intelletivo ed affettivo, al di sotto della proporzionalità silenziosa ed apparentemente recatrice di requie cinematografica, secondo la mia interpretazione vuole dire Godard, porterà non solamente alla distruzione sentimentale, artistica e pseudo-morale di se stessi, ma anche, e qui si può tranquillamente disquisire di auto-critica poetica universale, ad una separazione, scissione componenziale di immagini ed appercezioni, che, giacchè psicofisicamente effluviante con l'Altro nel proprio "dia-logos" umanisticamente divino, causa il disprezzo, lo "phtonos" in ultima sintesi.Il voto è 10, ma avrebbe dovuto essere 10- per la sua assenza di vigorizia ( neanche nichilista).

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Ultima risposta 18/11/2011 22.53.49
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  06/05/2008 13:43:37
   7½ / 10
In un periodo di "stasi" della "nouvelle vague", Godard propone una interessante riflessione sul Cinema, con la quale sembra quasi sconfessare -provocatoriamente aggiungerei- l'operazione sperimentale propria della sua corrente per recuperare idealmente, con una sorta di "dichiarazione" nostalgica, la dignità del classico. Di qui la contraposizione tra il vecchio, rappresentato da Fritz Lang quale ultimo baluardo di un modo di fare cinema ormai obsoleto ma soprattutto refrattario ai dettami imposti dall'esterno, e il nuovo incarnato dal giovane sceneggiatore italiano pronto invece a qualsiasi concessione pur di affermarsi. E proprio da questa contrapposizione emerge il pensiero del regista, rivolto a smascherare un mondo, che in quegli anni prendeva piede nell'ambito della cinematografia -e in senso lato nel campo della cultura, costituito da soggetti incapaci di imporre la propria personalità svendendosi al produttore di turno. Il diasprezzo per le nuove leve è il disprezzo per tutto uno stile di vita che si riflette in ogni ambito, tra cui anche quello del rapporto di coppia. Gli ideali e le ragioni del cuore vengono soppiantate dalla brama di successo e di ricchezza, snaturando così il ruolo dell'artista ma soprattutto degradando l'uomo stesso. E sarà questa presa di coscienza che determinerà in Camille il disprezzo -irreversibile- per il marito.
Al di sopra dei due "antagonisti" (Lang e Javal) si pone la figura del produttore, presentata da Godard in tutta la sua protervia e in tutta la sua bieca mediocrità che lo porta a prevaricare l'artista ed a imporre ad esso il suo piccolo e ottuso punto di vista.

Doinel  @  03/05/2008 20:22:51
   10 / 10
Premettendo che ho visto la versione originale sottotitolata, è il film di Godard che mi ha emozionato di più. Bellissima la rappresentazione dell'incomunicabilità del rapporto tra Paul e Camille, amplificato dalle straordinarie musiche di George Delerue che ne esaltano l'aspetto più profondo e triste. Li avrei dato nove, ma per salvare la media, li metto dieci pieno.

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Ultima risposta 03/05/2008 21.16.58
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  26/12/2007 17:41:43
   5 / 10
Una crisi coniugale irreversibile tra i due protagonisti di un film ingannevole all'inizio. Sembra la storia di un film in empasse sull'Odissea di Omero diretto da Fritz Lang, per poi rimanere solo da sfondo ai malesseri della coppia Bardot-Piccoli. Non ho trovato nulla di speciale in questo film, ma devo ammettere che innanzitutto non amo particolarmente Godard e la Nouvelle Vague in genere, ma bisogna dare atto che questa pellicola è stata letteralmente massacrata e manipolata dai produttori. Ho visto la versione italiana, quindi immagino che quella originale, con gli interpreti che parlano la propria lingua e la segretaria che traduce (non ripetendo a pappagallo i dialoghi nella versione doppiata), i 20 minuti tagliati e la diversa colonna sonora, sia migliore.

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Ultima risposta 21/08/2008 11.40.56
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1emozionedapoco  @  10/10/2007 19:00:40
   8½ / 10
Mi ami totalmente?
Totalmente, teneramente, tragicamente.

Il film e la musica mi hanno fatto riviver il dolore della separazione quando sei ancora dentro un rapporto, di quell'incomunicabilità che anche in alcune immagini ricorda Antonioni.
L'unico neo sono le analogie troppo gratuite tra Ulisse Penelope e i 2 innamorati.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Giordano Biagio  @  21/09/2007 10:47:10
   8 / 10
Ancora "nuovelle vague", ancora confessioni interiori, inquietudini espresse in tutta la loro dimensione prorompente ed espansiva.

Desideri messi a fuoco con crudezza e raffinatezza insieme , presi e studiati nel loro evolversi lento ma inesorabile verso rotture relazionali e drammi.

Desideri quasi impossibili, nascono e si affermano mietendo cinicamente vittime.

Un grande Godard che associa alla bellezza la morte, come se in qualche modo le due cose fossero legate da fili invisibili e sottili composti da archetipi inconsci ereditati da un'era mitologica potente ed eterna.

Il bello uccide quando si vuole possederlo. Forse il desiderio che suscita richiama anche tutte le nostre inadeguatezze e incapacità.

La bellezza ci acceca con il suo splendore e non riusciamo a capire come fare per conquistarla veramente.

addicted  @  14/09/2007 16:51:24
   9 / 10
Secondo me il capolavoro di Godard non è "Fino all'autimo respiro", che credo sia un pò sopravvalutato, ma è questo bellissimo "Il disprezzo".
La storia amara di un rapporto che si disgrega sotto il sole del Mediterraneo è raccontata con stile impeccabile e con alcune sequenze memorabili.
Cosa dire di Brigitte Bardot??? Normalmente non giudico un film per la bellezza dei protagonisti. Ma in questo caso la bellezza della Bardot è tale da diventare quasi il tema principale del film. Godard ce la presenta in tutto il suo splendore con ammirevole maestria. In questo film è sicuramente la donna più bella del mondo!!!

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Ultima risposta 06/05/2008 14.36.30
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Vegetable man  @  11/06/2007 11:11:56
   6½ / 10
Lo stile di Moravia c'è e si sente. Così come la regia di Godard. Ma con questi interpreti, credo, si poteva fare di meglio. Ne esce solo un film discreto, che manca di acuti e con una colonna sonora a dir poco irritante.

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Ultima risposta 02/09/2007 11.45.29
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  08/05/2007 11:33:56
   8½ / 10
Uno dei miglior film di Godard. L'atmosfera rarefatta di questo film lo pone in diretta concorrenza con il miglior Antonioni. Splendido lo script e grandiosa la regia. Un capolavoro che dal minimalismo si sposta leggermente verso l'antitrama. Un film indimenticabile, come la sua interprete.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  14/02/2007 10:40:27
   8 / 10
Godard + Bardot + Moravia

Un film da non perdere, stilisticamente impeccabile, con una Brigitte da sogno

ds1hm  @  25/09/2006 12:41:35
   6 / 10
non mi è piaciuto. non mi è rimasto assolutamente nulla di questo film tanto da scoraggiarmi nel rintracciare altro materiale di Godard (un errore, lo so).
asettico, informe, senza anima e privo della capacità di coinvolgere lo spettatore. distante.

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Ultima risposta 07/02/2007 13.24.41
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Lary  @  22/04/2006 11:44:15
   6½ / 10
un voto sicuramente alzato x la regia di Godard che è il primo a mettere sotto sopra i canoni del cinema classico mostrando cosa c'è dietro al cinema, alla macchina da presa (vedi prima scena e scena di ulisse sulla scogliera), che riesce a mostrare il suo pensiero sul cinema in ogni scena del film e ad inserire citazioni come quella di Lumière che paiono naturali come fossero parte integrante del film e infine che riesce a parlare di un argomento così usuale e ancora contemporaneo (forse ora + di prima) come la crisi di coppia attraverso artifici cinematografici e retorici.

Meno interessante la trama del film e un po' noioso il suo sviluppo ma sinceramente me lo aspettavo........

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  07/04/2005 19:47:38
   7 / 10
Non voglio fare il saputello ma qui c'è un clamoroso errore Cosa c'entra il film SOLO DI GODARD (che è un'interessante meditazione sul cinema e non solo) con quei tre registi italiani? Una SVISTA CLAMOROSA
quei tre registi italiani hanno lavorato insieme solo con ROGOPAG LAVIAMOCI IL CERVELLO film a episodi dove c'erano Il pollo ruspante di Gregoretti e La ricotta di Pasolini E' la prima volta sul sito che mi capita qualcosa del genere Comunque il 7 va al film di Godard

2 risposte al commento
Ultima risposta 05/08/2006 00.16.18
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