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Di buono c'è il bel sonoro, abbastanza inquietante, nonché in generale il contorno, soprattutto a livello di ambientazione. In particolare un effetto efficace lo giocano le sculture create dal padre, davvero profondamente malate. Al di là di questo, il film ripete cose già viste e delude anche laddove cerca di essere un po' innovativo sul tema della possessione, quando cioè tenta di sviluppare il tema percorrendo i binari paralleli della schizofrenia, ma finendo soltanto per dar vita ad un effetto più grottesco e confusionario, in cui non si capisce più quale sia la realtà, quali al contrario siano le allucinazioni create dalla schizofrenia, e infine quali siano le reali o presunte apparizioni del demonio. La schizofrenia è la chiave di interpretazione, ma l'attento divoratore di film horror capisce già da subito come il film ci ricami sopra per creare un effetto sorpresa: il film cerca di farti credere che il posseduto sia il figlio, ma contemporaneamente getta le basi affinché si scopra nel finale che il vero posseduto è il padre. Cosa che appunto si può capire fin dall'inizio, da un sacco di cose. Ad esempio, già nella prima scena il padre sente le voci. In un'altra dlele scene iniziali, il figlio, prima di cenare, prega – ma il padre reagisce in modo stizzoso ed infastidito, dicendo che è lui, e non Dio, a mettere il cibo in tavola. Già da questa semplice e spontanea reazione si capisce che è il padre, e non il figlio, a nutrire avversione, se non proprio repulsione, verso la religione. Lo si capisce ancor più chiaramente quando il figlio chiede al padre, appena uscito dallo studio della psicologa, con chi mai il padre stesse parlando. Appare chiaro che quella semplice ed ingenua domanda il figlio la pone perché sente che il padre sta parlando da solo, diversamente la domanda avrebbe poco senso in quel contesto. Per non citare poi la reazione inumana che il padre ha quando la baby sitter comunica di licenziarsi…tutti segnali che è il padre ad essere posseduto. Ma vogliamo infine parlare delle sculture malate che crea? La casa del protagonista, piena di quella roba immonda, mette i brividi e secondo me pure il Demonio si sarà fatto qualche remora ad entrarci :-) Carina invece l'idea di usare la Polaroid per fotografare in modo istantaneo gli ambienti, In questo modo il protagonista può verificare che le proprie visioni siano allucinazioni dettate dalla schizofrenia (o dal Demonio) e non immagini reali, in quanto le allucinazioni non possono essere stampate dalla fotografia. Ma la domanda sorge spontanea: se il protagonista vede allucinazioni nella vita reale, perché non dovrebbe vederle anche dentro la fotografia?!
Una citazione la merita la scena in cui il figlio guarda la parte buia della stanza e dice di vedere qualcosa. Il figlio chiede al padre se anche lui stia vedendo la stessa cosa. "Che cosa vedi?", chiede il padre. Risposta: Un uomo che somiglia ad un caprone e cammina come un cane. BRIVIDI. Questa scena mi ha messo i brividi, anche se è mutuata da The Conjuring (praticamente è una scena copiata).
Nel complesso, il film si lascia vedere ma non merita la sufficienza.
Dopo un inizio abbastanza promettente "The Assent" prende inevitabilmente una piega confusionaria ed illogica, non mostrando nulla di nuovo nel già fertile filone esorcistico. Un padre vedovo affetto da schizofrenia è vittima di brutali e spaventose allucinazioni che aggravano la sua già fragile sanità mentale e teme che suo figlio iniziando a parlare con figure nascoste nell'ombra abbia ereditato la sua stessa disfunzione. Nel calderone il regista inserisce babysitter preoccupata per evidenti segnali irrazionali, la psicologa che ha in cura il padre disturbato e i due preti esorcisti che cercano di salvare il figlioletto... Il finale a sorpresa cerca di risollevare un film in cui sinceramente c'è poco da salvare...
Territori già ampiamente esplorati in questo horror, ma dalle buone premesse se non altro perchè avrebbe mantenuto un certo grado di ambiguità in considerazione della figura del protagonista, un padre schizofrenico in balia di allucinazioni. Questa ambivalenza poteva essere ben giocata e rendere il film più appetibie fino alla sua riuscita. Tuttavia lo sviluppo della narrazione lo porta immancabilmente a ricalcare strade già seguite, con un rovesciamento finale alquanto improbabile e perdipiù confusionario e sospeso.
Sembra incanalarsi, inizialmente, verso il classico film sulle possessioni demoniache, senza grande originalità ma abbastanza interessante, poi la parte finale rimpasta ogni cosa e ne esce fuori un prodotto confuso e poco incisivo. Nulla di memorabile anche il cast e la regia.
I film sulle possessioni non hanno più senso, è sempre la solita storia, anche se qui il colpo di scena finale ne alza di una piccola tacca il votometro.
La prima parte di questo horror di Pearry Reginald Teo non è male,ha un certo ritmo e alcune trovate tutto sommato gradevoli,per poi crollare quando arriva la parte puramente horror/esorcistica,sarebbe stato sicuramente meglio giocarla sull'ambiguità narrativa e sulla malattia del protagonista. Delude il finale,confusionario e con un improbabile colpo di scena. Bene dal punto di vista tecnico la fotografia e gli effetti speciali,inoltre la breve durata della pellicola rende impossibile annoiarsi. Si vede e si dimentica abbastanza velocemente.