Un cavaliere torna dal campo di battaglia solo e trova ad attenderlo una terra devastata dalla peste, e la Morte che lo reclama. Riuscirà a prolungare la propria esistenza impegnando la Mietitrice in una lunga partita a scacchi che sa di non poter vincere.
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Grandioso film di Bergman,giustamente celebrato come uno dei più importanti di sempre. Ciò che lo rende senza ombra di dubbio un'opera d'arte dallo spessore elevatissimo non sta solo nella tremenda riflessione sui temi della vita e sulla vita stessa,quindi,ma anche nella trasposizione incredibilmente suggestiva in immagini potenti e dirette,condite da prove recitative di alto livello. Ciò che sorprende è anche l'abilità del regista nel districarsi attraverso dilemmi universali intessendo una trama che si dipana con grande eleganza e fluidità senza disdegnare momenti comici ad altri tragicomici. Ed è vero,c'è un pò di tutto ne Il Settimo Sigillo:vita,morte,fede,commedia nella commedia e tragedia nella tragedia,la farsa... Aiutano le ambientazioni apocalittiche e impestate (è il caso di dirlo) da una cappa di oscurità e di inquietudine crescente,spesso macabra pur essendo lontani dall'accezione comune del termine. Si ha la sensazione che la fine del mondo sia dietro l'angolo mentre la Morte è proprio lì davanti a noi a giocarsela con Antonius... Chiaramente è questa l'immagine immortale di questa pellicola: la Morte che gioca a scacchi con il cavaliere pieno di incertezze e senza più fede,in una partita che si gioca dappertutto e ovunque,ogni giorno e con tutti i mezzi leciti e non leciti. Ma è bello constare come in mezzo a tanta morte e solo apparente pessimismo,Bergman ci regali in realtà un inno alla vita da cogliere appieno.