Nell'iscrivere, nelle liste della Democrazia Cristiana per il Senato, il nome del marchese Zeccarin, un attivista del partito commette un errore. Al posto del notabile risulta così segnato un qualsiasi Giuseppe Zaccherin. Svolte, con l'aiuto di un poliziotto che aspira a far carriera, affannose ricerche in tutta Italia, finalmente si trova un uomo con quel nome. Costui, però, oltre ad essere diviso dalla moglie, ad avere un'amante e a vivere di imbrogli, è di fede comunista. Consigliato dai compagni di partito, che ritengono utile, per i loro scopi, la sua candidatura; sostenuto, per gli stessi motivi, anche dai fascisti; rassicurato dai democristiani (ai quali fa gioco metterlo in lista per contrastare un altro candidato) che egli non ha alcuna speranza di essere eletto, Zaccherin accetta di presentarsi. Contrariamente alle previsioni, egli ottiene però un clamoroso successo, poiché i cittadini hanno visto in lui un uomo diverso dagli altri politici. Divenuto senatore, Zaccherin si getta a capofitto nell'attività legislativa. Le sue proposte, però, sono così fuori della norma che, per farlo smettere, i colleghi decidono di eleggerlo alla presidenza della Repubblica.
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