kreuzweg - le stazioni della fede regia di Dietrich Brüggemann Germania 2014
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kreuzweg - le stazioni della fede (2014)

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locandina del film KREUZWEG - LE STAZIONI DELLA FEDE

Titolo Originale: KREUZWEG

RegiaDietrich Brüggemann

InterpretiLea Van Acken, Franziska Weisz, Florian Stetter, Lucie Aron, Moritz Knapp

Durata: h 1.47
NazionalitàGermania 2014
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2015

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Trama del film Kreuzweg - le stazioni della fede

La quattordicenne Maria è cresciuta con i principi che le sono stati impartiti dalla sua famiglia cattolica. Per lei, la fede è qualcosa di molto serio e Maria cerca così di vivere secondo quanto le è stato insegnato dalla famiglia e dal suo prete. Il contrasto tra la sua vita familiare, in cui tutti devono attenersi a rigide regole fisse e alle disposizioni della dispotica madre, e la sua esperienza da studentessa è però molto netto e Maria, ritrovandosi sotto pressione, opta per una esistenza in cui solo Gesù gioca un ruolo fondamentale.

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Voto Visitatori:   7,73 / 10 (11 voti)7,73Grafico
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Voti e commenti su Kreuzweg - le stazioni della fede, 11 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Niko.g  @  08/11/2020 00:02:10
   7½ / 10
Attraverso 14 quadri (letteralmente quadri, vista l'inquadratura fissa), la piccola protagonista vive metaforicamente e spiritualmente le stazioni della via Crucis. La causa scatenante? Le vessazioni cui deve sottostare da parte della madre, donna più senza cuore che integralista. È su questo punto che siamo invitati a riflettere. Il discorso iniziale di Padre Weber (bellissimo incipit) sembra un inno alla guerra: soldati, battaglia, nemico, fuoco, sacrificio. Ma la spada di Gesù (Matteo 10, 34-36) non è quella del guerriero, bensì quella che pone davanti ad una scelta, in modo lacerante. Occorre dunque scegliere e Maria, mossa dall'amore smisurato per Gesù e per il prossimo, sceglie il modo più difficile e doloroso: il martirio.
A dispetto dello slogan farlocco in locandina, ideato da qualcuno che ha bisogno di essere soccorso, il film ha una personalità non consueta nel panorama cinematografico moderno, con uno stile che rimanda niente meno che a Dreyer. Però, non sempre si ha l'impressione che Bruggemann sia alla ricerca di una vera e propria discussione o si apra al mistero doloroso di quello che sta raccontando. Nel descrivere la protagonista con tratti spiccatamente sociologici, la rende una vittima fin troppo arrendevole e la priva di quella introspezione drammatica che avrebbe dato al film il respiro che gli manca.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  26/10/2020 19:30:48
   8 / 10
Un film potentissimo ,sui rapporti familiari tesi all'inverosimile, sul fanatismo religioso , sul disagio giovanile .
il tutto in 14 quadri , in 14 sequenze una più pesante e insostenibile dell'altra , fino a sfociare nella penultima che è veramente qualcosa di disturbante e che lascia senza fiato .
Bellissima la fotografia fredda e algida come le emozioni di un girato statico e impersonale . veramente un'ottima pellicola.

jason13  @  14/10/2020 11:55:16
   6 / 10
Non mi ha impressionato molto. Di questo genere ce ne sono stati altri di migliori. Certo sempre fastidioso l'argomento pero' alla fine mi rimane poco.

topsecret  @  06/05/2017 14:57:37
   7 / 10
Padre senza palle contribuisce al lento scioglimento della figlia, angariata da una madre str0nza, irretita da una interpretazione religiosa pressante.
In estrema sintesi, si può intendere così il film di Bruggemann che racconta, e per certi versi convalida, le credenze e le convinzioni estreme di matrice religiosa che coinvolgono una famiglia totalmente assuefatta.
Personaggi e dialoghi appaiono fin da subito fastidiosamente caricati di enfasi religiosa, poco digeribile dai credenti moderati come il sottoscritto che faticano a immedesimarsi e condividere certe radicate convinzioni clericali. Ma la storia proprio per questo motivo riesce a coinvolgere e far partecipe lo spettatore, volente o nolente, che assiste quasi rassegnato, da un certo punto in poi, all'evolversi di questa dissolvenza corporale in favore di sentimenti nobili e alti quali fratellanza, sacrificio, speranza. Merito, senza dubbio, dei protagonisti: la giovane Lea Van Acken e l'arcigna Franziska Weisz, abili nelle loro performance e nei loro rimbalzi verbali.
KREUZWEG è un film dotato di una certa durezza e allo stesso tempo di una fragilità emotiva, interessante da vedere, che porta alla riflessione su certi temi e che riesce a non scadere troppo nella banalità, offrendo una visione emozionante e d'impatto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  15/09/2016 17:25:55
   8 / 10
Drammatico in toni cupi dalla Germania, tema il bigottismo. Un pugno nello stomaco, ma il risultato è garantito.

sweetyy  @  28/04/2016 08:13:22
   8 / 10
Film che per certi versi ricorda lo stile di Von trier ma anche di haneke. Triste, deprimente e disturbante. Ma intenso

marcogiannelli  @  15/03/2016 15:24:27
   7½ / 10
14 quadri, 14 fermo immagine, 14 scene
il fondamentalismo religioso, come ogni estremismo porta danni
questo è Kreuzweg, film snobbato ma molto profondo e crudo

Oskarsson88  @  29/12/2015 23:32:51
   8 / 10
Film che pesa come un macigno sullo spirito. Terrificante la madre, e tenera e cocciuta la figlia.. da far venire il magone. I danni della religione e della ottusita' mentale. Messa in scena secca, attraverso 14 quadri, poco movimento, e tanta cieca testardaggine. Consigliatissimo.. a me ha fatto star peggio di un film horror.

Ivan Van An N  @  10/12/2015 17:21:43
   8 / 10
Traballante è il ponte della devozione, fatale l'incertezza nei passi del dissidio che lo attraversa. Sotto di loro, nera e gelida, scorre l'eterna acqua del fiume chiamato Dolore. Le sue sponde, Fede e Ragione, sono ricoperte da distese d'oleandro. Oscillazione del cuore, vibrante condanna, saetta che attraversa la testa; Bach nel vento che scuote i rami degli alberi, pneuma spettrale della Terra. Equilibrismo caduco su purgatorio liquido. Osservazione orizzontale di un cielo immoto e crudele. Anima lacerata in corpo disfatto. Ciò che resta è l'autopsia di una malinconica ucronia.

Danae77  @  06/11/2015 19:12:53
   9 / 10
Gesù è caricato della croce. Albero dalle radici profonde, gramigna, devota figlia di esse, cordosa, innestata. Vita ad un trivio, bene profondo, amore smisurato, esistere comune. Quattordici le tavole sul Sinai, calvario imposto. Quattordici stazioni di afflizione. Privazione per principio. Peccato impuro e la scelta alla salvezza. Sincerità,corona di spine. Preghiera al sacrificio. Alle tre, Gesù, spirò sulla croce. Arpia che stride al miracolo, muto per già conscio principio. Umiltà, ma la proposta bianca è troppo modesta ora che il coccodrillo vuole la santa.

3 risposte al commento
Ultima risposta 08/11/2015 21.03.31
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  14/03/2015 20:56:13
   8 / 10
Complesso e stimolante, Stations of the cross (credo che in italiano si tradurrebbe in Via crucis) mette sul piatto belle tematiche, la religione, il vivere la religione nel suoi aspetti quotidiani e nel rapporto con gli altri, la diversità e la solitudine. Quattordici quadri in cui viene descritto il percorso della protagonista, appartenente a quella branca integralista del cattolicesimo (penso i lefebriani) che recita ancora la messa in latino, non tollera certi tipi di musica perchè espressione satanica, rifiuta il concilio vaticano II. La descrizione dell'ambiente formativo di Maria è veramente efficace, specialmente nella qualità raffinata dei dialoghi dove il condizionamento, la costrizione e soprattutto la rinuncia entrano a far parte nell'esistenza di una ragazza che si trova inserita perfettamente nel proprio ambiente che alimenta il fervore della sua sincera fede, ma la isola immancabilmente con il mondo esterno che la guarda come un'aliena.
Fervore religioso e rinuncia che sono i caratteri principali di questa via crucis che a porterà al totale annientamento di se stessa, interiorizzando le sue celate aspirazioni nei confronti del mondo esterno come tentazioni maligne e quindi delle colpe da espiare fino al sacrificio estremo. Il fanatismo può generare "mostri", ma in odor di santità.
Mi ha ricordato molto Lourdes per la capacità di riuscire a sospendere il giudizio, dato il carattere ambivalente delle immagini e soprattutto delle parole, perchè è un film molto parlato dove ogni quadro o tappa di questa via crucis è caratterizzata da camera fissa con pochissimi ed impercettibili movimenti di macchina ad esclusione del dolly nella scena finale. Un percorso esistenziale che può essere visto come il risultato di un ambiente religioso fanatico (il personaggio della madre ve lo consiglio!) oppure l'ascesa alla santità in un contesto moderno e secolarizzato.

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