las hurdes regia di Luis Buñuel Spagna 1932
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las hurdes (1932)

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locandina del film LAS HURDES

Titolo Originale: LAS HURDES

RegiaLuis Buñuel

Interpreti: -

Durata: h 0.28
NazionalitàSpagna 1932
Generedocumentario
Al cinema nell'Agosto 1932

•  Altri film di Luis Buñuel

Trama del film Las hurdes

Documentario sulla poverissima zona montagnosa di Las Hurdes.

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Voto Visitatori:   8,30 / 10 (10 voti)8,30Grafico
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Voti e commenti su Las hurdes, 10 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  16/03/2022 02:19:28
   8½ / 10
Documentario straordinario e sottilmente anarchico dove il regista, nonostante la crudezza delle immagini, si permette più volte un certo, comprensibile sarcasmo sul Miraggio di Civilizzazione di popolazioni ridotte in miseria (l'istruzione, le chiese "ricche"). In un contesto quasi horror, evita ogni simbolismo, Realismo Puro che sicuramente influenzerà non poco il Bunuel dei primi film messicani a cavallo tra gli anni 40" e 50". In un certo senso questo Canto del Cigno del primo periodo sarà un profetico assaggio della carriera successiva, quasi 15 anni dopo

DarkRareMirko  @  25/01/2019 22:06:37
   8½ / 10
Un corto documentaristico molto potente, che un pò si discosta dai precedenti lavori di Bunuel; la povertà estrema mostrata è da mani nei capelli, l'oggettività delle riprese è quasi sempre rispettata e la realtà, purtroppo, è proprio quella rappresentata nel film; a detta del regista (e del disclaimer finale) l'intenzione era smuovere le coscienze nei fruitori. Speriamo ci sia riuscito, soprattutto in quelli abbienti.


Di buon livello sia nella regia, che nelle intenzioni sottintese.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  31/03/2018 05:01:46
   8½ / 10
Meraviglioso e crudo ben oltre la realta'

Signor K.  @  12/12/2014 21:26:48
   8 / 10
La montagna dei dannati.

Gran bel documentario di Bunuel, il primo e unico della sua filmografia, ispirato al saggio antropologico di Maurice Legendre "Las Jurdes, une étude de géographie humaine". Le riprese mostrano la vita degli autoctoni di questa regione montagnosa al confine tra Spagna e Portogallo (Las Hurdes), una zona dove la popolazione vive in condizioni di arretratezza spaventose. In poco meno di mezz'ora assistiamo al campionario di orrori che compongono la vita di questi poveracci: lavorazione dei campi senza l'ausilio di strumenti adeguati, macabri rituali, malattie, incesti, difficoltà a procurarsi il cibo, malattie mentali diffuse, nanismo etc etc; c'è anche una vecchia che percorre le strade di notte con una campana, ricordando a tutti che non si può sfuggire alla morte.
Le alture di Las Hurdes sembrano disegnare i confini di un angosciante mondo nel mondo, dove la miseria ha istupidito l'esistenza, dove l'assenza della modernità ha condannato migliaia di persone a una vita senza gioie né bellezza ("qui non abbiamo mai sentito nessuno cantare").
Contrapposto a tutto questo grigiore, e alla fredda voce narrante, la stupenda sinfonia n.4 di Brahms in sottofondo ci ricorda ancora la grandezza dell'Uomo e le sue possibilità. Da sottolineare anche la presenza di una forte critica rivolta alla religione (l'unica presenza d'arte e benessere è rappresentata da una bella chiesa).
Venne immediatamente bandito dalla Repubblica Spagnola per poi essere messo di nuovo in circolazione come strumento di propaganda anti-franchista (i titoli di coda sono un comunicato politico).

Per riflettere.

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"In Estremadura, tra Caceres e Salamanca, esisteva una regione montagnosa e desolata dove trovavi solo rocce, brughiere e capre: Las Hurdes. Un tempo, quelle terre alte erano abitate da ebrei che fuggivano l'Inquisizione e da banditi. Avevo appena letto uno studio esauriente sulla regione, scritto dal direttore dell'Istituto francese di Madrid, Legendre. Lettura che m'interessò moltissimo. Un giorno, a Saragozza, parlavo della possibilità di fare un film documentario su Las Hurdes con l'amico Sanchez Ventura e un anarchico, Ramon Acin, il quale mi disse all'improvviso: "Senti, se prendo il primo premio, te lo finanzio io, il tuo film". Due mesi dopo vinse alla lotteria, se non il primo premio, una bella sommetta. E mantenne la parola. Per girare Las Hurdes, o Terra senza pane feci venire da Parigi Pierre Unik, come assistente, e l'operatore Elie Lotar. Yves Allégret ci prestò una macchina da presa.
Disponendo solo di ventimila pesetas, una ben piccola somma, mi diedi un mese di tempo. Quattromila pesetas andarono nell'acquisto, indispensabile, di una vecchia Fiat che all'occorrenza riparavo io stesso (ero un meccanico piuttosto bravo).
In un convento abbandonato dopo le misure anticlericali prese da Mendizabal nel XIX secolo, il convento di Las Batuecas, esisteva ancora un minimo di foresteria, basata su una decina di camere. Fatto notevole: l'acqua corrente (fredda).
Ogni mattina, durante le riprese, si partiva prima dell'alba. Dopo due ore di automobile dovevamo proseguire a piedi, col materiale in spalla. Quelle montagne diseredate mi hanno conquistato subito. La miseria degli abitanti mi affascinava, come pure la loro intelligenza e l'attaccamento al loro paese perduto, alla loro "terra senza pane". In almeno venti villaggi, il pane quotidiano era un oggetto misterioso. Ogni tanto qualcuno portava dall'Andalusia una pagnotta rafferma che serviva come moneta di scambio. Il film fu proiettato una prima volta al "Cine de la Prensa". Era muto e lo commentavo io stesso al microfono." 

Luis Bunuel, Dei miei sospiri estremi, Milano, Rizzoli.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  04/05/2014 15:22:18
   8 / 10
L'unico documentario di Bunuel.
Quando il surreale diventa reale. Anche questo, come il cane andaluso e l'age d'or fu proibito in una Spagna sull'orlo della crisi politica e sociale che sfocerà nella guerra civile.
Anche qui, bisogna dire che nel gap che intercorre tra questo film e il successivo, vero lavoro bunueliano (escluse co-regie di seconda mano e i primi due lavori messicani alimentari), ovvero "Los olvidados", c'è un filo rosso che li unisce entrambi. Bunuel parla dei dimenticati, ma non dimentica le istituzioni.
Come la chiesa, cui è dedicato un brevissimo ma significativo spazio alla fine: sfarzo vuoto nella miseria nera.
Privo di qualunque intento retorico, molto crudo e diretto. La bambina malata e i nani così come il trasporto del corpicino di un bambino sono cose che no si dimenticano.
Ma qualcuno all'epoca non voleva proprio vederle.

7219415  @  24/12/2013 00:25:47
   7 / 10
buon documentario!!!

pinhead88  @  06/01/2010 16:32:08
   8 / 10
Un documentario devastante.Buñuel riprende con mani sicure una verità sconcertante dove la miseria e alcune atmosfere diventano quasi surreali.una terra dimenticata con tradizioni arcaiche dove in ogni inquadratura si respira sporcizia,miseria e ignoranza.una piccola realtà grottesca.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  11/06/2009 13:04:44
   8 / 10
Oh aspettate il vostro turno la prossima volta! Dopo "Las Hurdes" il regista subì una battuta d' arresto di ben 18 anni. Sembrerebbe insolito un documentario da parte di Luis Bunuel, al di là del carattere sociale intrinseco, sembra proprio valere la formula che il reale supera l' assurdo. Angoscioso e devastante nel fotografare una "terra senza pane", con tradizioni rivoltanti (lo staccarre in corsa le teste dei galli appesi) condizioni di disumana povertà, malattie (gozzo, malaria), e gli "idioti", descritte come persone stupide e violente causa ignoranza, sporcizia e incesto. Anche se può sembrare una deviazione del percorso bunueliano, l' elemento di continuità con le sue prime due opere è alla fine, nel mostrare la Chiesa come il luogo più ricco dell' intera regione. Un pugno allo stomaco comunque. Montato sul tavolo con lente e colla.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/06/2009 17:46:02
   8½ / 10
Documentario sulla miseria nera, brutale nelle immagini proposte, critico in molti suoi accostamenti (in special modo sulla Chiesa), pervaso da un senso di morte che uccide persino la speranza. L'approccio documentaristico sembrerebbe fuori contesto per Bunuel, però il tipo di realtà descritta, surreale in un certo senso, non ne fanno un corpo unico nella sua filmografia, ma perfettamente inserito nel resto dei suoi lavori.

benzo24  @  04/06/2009 11:48:15
   10 / 10
documentario fantastico. la realtà mostrata da bunuel è talmente insostenibile che diventa irreale, modificata, manipolata, sognata. lungo il confine tra la realtà e l'irreale è lì che si muove il cinema di bunuel. la s hurdes è un film indispensabile per capire il cinema di questo maestro.

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