Alcuni abitanti di Metropolis, aiutati da un misterioso fanciullo, combattono il malvagio Fratello della Notte che vuole trasformare tutti in umanoidi.
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Non ci credo che non ci sia stato ancora qualcuno a commentare questa perla di postGuerrestellarismo italico!!!!! Il film si definisce da solo già nel momento in cui sappiamo che tutta la vicenda ruota intorno al misterioso Kappatron (aha h... ma che ca**o di nome è?? Immagino il tempo che ci hanno perso in sceneggiatura...) e che il cattivo si chiama Lord Graal.... tale Lord Graal praticamente è Darth Vader con una parte facciale della maschera meno elaborata, virato più verso il Kendo/samurai. Non può mancare, chiaramente, l'immancabile robottino simpatico: in questo caso a forma di cane, ma non simile quello di "Battaglie nella galassia" bensì (ancora!!) a "tonto" del telefilm giapponese "Guerre fra galassie". A lui sono demandate le parti esilaranti (!) della pellicola. Il film ha un tono molto infantile, ma non raggiunge gli abissi di abominio dei film di Alfonso Brescia ("Battaglie negli spazi stellari" o "La guerra dei robot"). Nonostante vi lavori il fior fiore dell'artigianato italiano dell' epoca (Giannetto De Rossi, Enzo G. Castellari, Antonio Margheriti) il tutto è ad alto tasso di mediocrità. Il fiore all'occhiello è la colonna sonora. Come "Scontri Stellari oltre la terza dimensione" riuscì, non si sa come, ad accalappiare John Barry (peraltro colonna sonora non malvagia!), per il film di Lado abbiamo nientepopodimenoche Ennio Morricone!!! Il tema dei titoli di testa è trishtissimo, una specie di marcetta (che verrà ripresa e leggermente variata in "bianco rosso e verdone"... tanto per far capire il tenore).... i titoli di testa sono ovviamente tipo star wars, ovvero che scorrono perdendosi nelle profondità dello spazio, ma fatti male, vedere per credere. Al cocktail si aggiungono Richard Kiel (lo squalo di 007, all'epoca abbastanza in auge) e un paio di bellezze come Barbara Bach (pure lei reduce da relativamente poco da 007) e Corinne Clery. Imperdibile, insomma.