meshes of the afternoon regia di Maya Deren USA 1943
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meshes of the afternoon (1943)

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locandina del film MESHES OF THE AFTERNOON

Titolo Originale: MESHES OF THE AFTERNOON

RegiaMaya Deren

InterpretiMaya Deren, Alexander Hammid

Durata: h 0.14
NazionalitàUSA 1943
Generecorto
Al cinema nel Gennaio 1943

•  Altri film di Maya Deren

Trama del film Meshes of the afternoon

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Voto Visitatori:   8,59 / 10 (22 voti)8,59Grafico
Voto Recensore:   9,50 / 10  9,50
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Voti e commenti su Meshes of the afternoon, 22 opinioni inserite

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stratoZ  @  21/07/2024 14:31:53
   9 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Forse la pellicola d'avanguardia per eccellenza del cinema americano, avantissimo per l'epoca di realizzazione, l'esordio della Deren è un incubo ad occhi aperti che in futuro avrà un enorme influenza sugli autori surrealisti, un cortometraggio che nei quattordici minuti di durata si diverte a giocare con la sfuggevolezza dei significati e le tecniche all'avanguardia per il periodo, è un film molto simbolico in cui le interpretazioni si sprecano, vi sono tanti simbolismi ricorrenti, il fiore, la chiave, gli specchi, quell'oscura figura incappucciata, forse una morte che prima che scocchi la tua ora ti mostra il tuo stesso volto, la Deren usa un montaggio lontanissimo dalle concezioni del cinema del periodo, ripetendo la stessa azione più volte, ci sono degli accenni di montaggio ellittico con la figura della protagonista che si muove in un tempo indefinito all'interno di questo pomeriggio da incubo, tante anche le soluzioni visive, dalla moltiplicazione del personaggio della protagonista all'uso di una soggettiva con la camera mobile, passando per delle splendide panoramiche a schiaffo, fino a dettagli strettissimi, il tutto respirando un'atmosfera solenne e rarefatta, in un pomeriggio soleggiato di apparente quotidianità.

La spiegazione più accreditata è quella di una rappresentazione del suicidio, possibile, ma sfuggevole, come ogni altra ipotesi, è un film in cui ogni significato si prova a dare rimane con dei punti in sospeso, non vi sarà mai una spiegazione univoca, ma questo non importa più di tanto, la Deren regala uno dei primi rari esempi di cinema esperienziale - nel frattempo c'era anche Bunuel che si stava divertendo parecchio - un tipo di opera in cui è più bello gustarsi lo splendore di ogni singola sequenza, rimanere folgorato da soluzioni visive impensabili per l'epoca, farsi risucchiare dal mood inquietante e magnetico, vivere le suggestioni, un giorno Lynch, ma anche Anger, Jodorowsky e compagnia bella ne prenderanno ispirazione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  07/06/2016 11:12:01
   8½ / 10
Impossibile non annoverare tra i principali manifesti del surrealismo il debutto dell'ucraina Maya Deren (vero nome Eleanora Derenkovskaja), la quale realizza in terra americana un corto in bianco e nero, elaborando una serie di avvenimenti ripetuti nell'ambito di un mutevole ed eterno cerchio narrativo a cui vengono aggiunti, di volta in volta, spiazzanti particolari.
Le chiavi di lettura nel corso degli anni si sono sprecate (c'è chi parla di allegoria femminista, altri di ricostruzione di un suicidio), tutte potenzialmente valide ed al tempo stesso smentibili.
Nonostante la difficoltà di dare un senso compiuto al girato, il fascino emanato dalle immagini è indiscutibile: questo grazie alla regia sperimentale della Deren ed alla sua recitazione all'avanguardia sui tempi, dove alla diva Hollywoodiana, si sostituisce un'incarnazione femminile di non convenzionale beltà.
La forma estetica è ammirevole per rappresentare un flusso di coscienza in equilibrio tra sogno e realtà, in cui si avvicendano numerosi oggetti di vario genere. I personaggi sono invece limitati, oltre alla protagonista, abbiamo la fugace apparizione di un uomo (Alexander Hammid, all'epoca marito dell'autrice) e la presenza di una figura incappucciata con al posto del volto uno specchio, evidente omaggio di natura simbolica al buddhismo, grande passione della regista, quanto l'esoterismo, anch'esso presente con vari rimandi.
Lavoro intrigante e misterioso, caratterizzato dalla coinvolgente musica d'accompagnamento, aggiunta solo nel 1959 e composta da Teiji Ito.

KitaVerde  @  25/05/2016 09:12:29
   9 / 10
Impressionante. (1943?Wow)

marcogiannelli  @  13/01/2016 20:03:14
   9 / 10
il lavoro più suggestivo, inquietante, crudo e claustrofobico della Deren, oltre che il più famoso

Niko.g  @  20/09/2015 16:43:43
   6 / 10
Mah… qui non vedo nulla di così influente nei confronti del cinema del Novecento. Non stiamo mica parlando di un Jacques Tourneur che con la terzina "Il bacio della pantera", "Ho camminato con uno zombie" e "L'uomo leopardo" ha innovato, lui sì, un intero genere cinematografico se non di più.
Ora se vogliamo applaudire al surrealismo come fustigatore del cinema dogmatico e dell'arte borghese, facciamolo pure signori, ma sarebbe illusorio.
Il tentativo del surrealismo di destrutturare la ragione e le fondamenta sociali, ne aveva scoperto fin da subito la vocazione ideologica e, come tutte le ideologie miopi per natura, anche il surrealismo finì per contraddirsi quando appellandosi all'inconscio, riaffermava con violenza l'Io (pensiamo alla superbia blasfema di Bunuel ne "L'age d'or" in cui assimila Gesù al depravato duca di Blangis, oppure alla Spagna del 1931 che fu teatro di violenze anticlericali con chiese e conventi dati alle fiamme, mentre i surrealisti stampavano volantini con su scritto "Al fuoco!" e indicavano alla Spagna la via dell'Unione Sovietica, dove centinaia di chiese erano state affidate alla cura della dinamite).
A quest'opera di Maya Deren possiamo riconoscere la suggestione delle immagini e dei suoni, il coraggio della rottura e della sperimentazione, ma il cinema non può essere ridotto a caos onirico o a percezione artificiale, non potendo rinunciare, per sopravvivere, ad un linguaggio con un minimo di struttura, all'umana consapevolezza e all'umana ragione e in ultima analisi a quei caratteri universali e tipici ai quali si appellava Aristotele nella Poetica.
Cinema e surrealismo si sono rivelati due mondi distinti e lontani. Questo spiega perché la produzione cinematografica surrealista si sia limitata a pochi film e perché ci sia un notevole divario tra i film effettivamente prodotti e le sceneggiature mai compiutamente realizzate, come tutte le utopie e le più miopi ideologie.

JOKER1926  @  18/03/2014 01:59:47
   7½ / 10
Negli angoli dell'originalità e dell'audacia, cioè quella cristallizzata su pellicola, compare un nome, Maya Deren. "Meshes of the afternoon" è il suo primo lavoro, parliamo di un cortometraggio.
A saltare subito all'occhio di chi osserva è la curiosa impostazione del film che si destreggia in ambiti sicuramente poco addomesticabili, insomma di difficile lettura. Ma il fascino sale inesorabilmente.
"Meshes of the afternoon" confonde e fonde, insieme, una presunta realtà e il sogno; questo ultimo identificabile anche nelle concezione di un limbo personale (prima della morte).

Gli episodi quindi si snocciolano immediatamente in fattispecie temporali e spaziali non definite, troppo grandi e complesse da razionalizzare fino in fondo, fino ad una esauriente praticità.
Icone ed oggetti vanno a regolare i tempi dell'azione; il surrealismo di Maya Deren è allegato ad un simbolismo che gode di personalismi ermetici e potenti. "Meshes of the afternoon" assume anche i connotati dell'inquietudine attraverso l'icona "specchiata" che potrebbe rappresentare più cose, fra il narcisismo (desiderio) e la paura (la morte). Altre icone, come quella maschile, il fatidico sogno che sopraggiunge in una favola ormai conclusa, chiusura drammatica.

Al servizio di una storia meravigliosamente astrusa un grande lavoro del sonoro che trasmette a grosse gittate un senso di curioso spavento; i sogni si sganciano in direzioni infinite, le situazioni si accavallano e sballano ogni idea di raziocinio. Da queste idee insomma nascono poi altri film di altre regie, David Lynch articolerà su lungometraggi tali dinamiche.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  20/03/2013 17:14:21
   10 / 10
Reperto A: il fiore.
Fantasmatica investigatrice dai pantaloni insolenti, Maya Deren raccoglie tracce nella sua casa, ciondolante come barca in tempesta, come tossica in allucinosi, cercando la chiave che dischiuda il limbo della reminiscenza, che franga l' attesa dei giornali sul pavimento, del chiunque al di là della cornetta. Eppure è già tutto decrittabile dal volto di specchio che la insegue: superficie riflettente di una lama letale. Meshes of the afternoon, ovvero viaggio alla scoperta della propria morte.

7219415  @  19/03/2013 13:29:45
   7 / 10
Mi ha ricordato un po' Lynch...

Oskarsson88  @  19/03/2013 02:10:46
   7½ / 10
corto suggestivo e particolare. non l'ho capito però ha un suo che.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  19/10/2012 21:24:07
   9½ / 10
Capolavoro muto del cinema sperimentale, uno di quei pochi film che sa veramente parlare con le immagini e non importa quale significato possano avere, perché ad ognuno di noi comunicheranno qualche cosa di diverso, perché se è vero che il film si rifà al surrealismo che deriva dal sogno il quale attinge dall'inconscio, allora è buono sapere che l'inconscio parla in base alle nostre esperienze.

Di primo acchito ho pensato al suicidio portato dalla quotidianità domestica che le donne hanno sempre subito senza ribellarsi e che ora, in tempi in cui la modernità sembra arrivata, le donne non siano più schiave delle quattro mura di casa, siano delle anime libere che possono fare qualsiasi cosa. Ma i cambiamenti sono ancora troppo caldi, non tutti accettano questo modo di pensare, chi di loro prende il potere rischia di sentirsi isolata, e se questa solitudine portasse a non raggiungere i propri scopi?al fallimento?si rischierebbe di impazzire, e l'unico modo per porre fine a questa pazzia sembrerebbe togliersi la vita, e così senza accorgersene si ritorna al punto di partenza, in un gioco che si ripeterà all'infinito.
Poi ho ragionato un pò su, sui vari simbolismi che poteva comunicarmi l'opera e sono arrivata alla seguente conclusione.
Il fiore che lei raccoglie simboleggia la bellezza della natura, il generarsi della vita, ma questo fiore si trova in una strada deserta, nell'aria c'è il sapore di un'amara solitudine che poco a poco semina i suoi germi dentro la protagonista e ne espone i suoi oscuri significati nelle ombre nette delle cose, un face to face con il proprio istinto, la natura diabolica di ognuno di noi. Sul tavolo giacciono un pezzo di pane e una tazza insieme ad un coltello, un sentimento di condivisione, di unità, di famiglia, un valore che lei non ha. Non è solo l'affetto però che manca, non è tutto amore sentimentale, una necessità carnale, il sesso, un problema di vita, di amore, il telefono con la cornetta staccata. Ma l'inconscio prende le sembianze del vinile e ricerca con lei una comunicazione quasi telepatica, cerca di comunicarle qualche cosa ma la finestra le fa da velo, una barriera impenetrabile che la separa da tutto e da tutti ma che permette di vedere che cosa accade. C'è una volontà di contatto, vuole comprendere la verità ma per farlo dovrà scoprire se stessa, dovrà compierà una ricerca interiore e per capire la strada da percorrere dovrà valutare entrambi i lati della situazione in cui si trova (la chiave), dovrà decidere che cosa chiudere per sempre e che cosa aprire per un possibile miglioramento della propria vita, per riuscirci deve salire le scale, il collegamento tra i vari stati dell'essere, perché la risposta si cela dentro di lei, lo specchio, l'introspezione, la scoperta di sè.

Il film senza dubbio appartiene al genere weird, genere che io personalmente amo di più di tutti, quando un film contiene elementi surrealisti, onirici e c'è la morte di mezzo impazzisco, soprattutto se poi la parte tecnica è molto curata e tutto si racchiude in un cerchio artistico dando vita ad una rara simbiosi. Il film della Deren è tutto ciò, è una vera perla che sfortunatamente pochi conoscono. Classifica MESHES OF THE AFTERNOON come uno dei migliori capolavori del XX secolo la sua attenzione per i simbolismi ripetuti nel tempo, per il montaggio angosciante dal ritmo serrato, per le tecniche usate come lo slow motion o per i personaggi indimenticabili come l'uomo (la morte?) con la faccia da specchio, per la fotografia data da un bianco e nero che carica la forza emotiva del film e le ombre lunghe e nette, quasi a richiamare l'espressionismo tedesco, per la colonna sonora, aggiunta successivamente, che non può non essere riconosciuta come un'intuizione geniale che rende il film ancora più coinvolgente, formata da rumori che si sanno affidare alle immagini, una perfetta sincronia che crea un'atmosfera angosciante, dove le immagini stesse, divenute sempre più emblematiche mettono in stato confusionale lo spettatore. Un crescendo di desolazione, tra sonnambulismo e sdoppiamento (temi cari a Maya Derren), nella quale la società di oggi si rispecchia, una società che avvolge la regista in un abbraccio soffocante.

topsecret  @  04/05/2011 11:33:54
   7 / 10
Corto sperimentale della corrente surrealista americana, abbastanza inquietante se interpretato come il preludio e il compimento di un suicidio, criptico e decisamente affascinante. Un connubio tra realtà e sogno angosciosamente opprimente; un tipo di cinema che personalmente però fatico un po' ad assimilare.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  28/08/2010 16:24:35
   8 / 10
Esempio brillante di surrealismo. Un progetto stilistico pressochè perfetto che ha fatto scuola.
Molte le analogie con grandi maestri.
Immagini forti che rimangono impresse nella mente.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  03/05/2010 16:39:52
   9 / 10
Uno dei pilastri del surrealismo insieme a 'Un chien andalou' di Bunuel. Peccato che, a differenza di Bunuel, la Deren sia sconosciuta.
Un lavoro come questo ha fatto scuola nel cinema. Qualcuno ha già evidenziato le analogie con alcune opere di Lynch.
Corto assolutamente affascinante, di grande impatto visivo. Indimenticabile, dopo averla vista, la figura con uno specchio al posto del volto.
Onore a Maya Deren, probabilmente la più influente regista donna della storia.

BlackNight90  @  14/04/2010 17:54:14
   9½ / 10
La Deren, forse l'unica donna geniale nella storia del cinema, con questo corto capolavoro dà nuova linfa vitale al morente surrealismo: c'è tutto un mondo irrazionale fatto di simboli e sensazioni dietro quelle immagini all'apparenza così rozze, in quei frammenti di specchi che rimandano a chissà quale realtà, o forse alle tante realtà che sono dentro di noi.
Chi non è avvezzo a certe forme d'Arte è pregato di starne alla larga.
Il Velo di Maya.

Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  05/04/2010 23:07:57
   9 / 10
Capolavoro del surrealismo. Ho preferito il cane andaluso di Bunuel(più simbolico, nonostante in questo corto vi siano più rimandi che si ripetono), ma questo è un autentico capolavoro del cinema di quegli anni. I simbolismi sono di natura difficile da spiegare, ma in molti ritengono che la trama sia intorno ad un suicidio(e in questo potrebbe avere influenzato moltissimo Lynch).
Il ripetersi di quelle visioni molto personalmente l'ho interpretato alla maniera bunueliana: l'irraggiungibilità dell'oggetto del piacere. L'oggetto del piacere non ha un proprio volto, ma è piuttosto una soddisfazione narcisistica, una masturbazione: infatti a mio avviso l'uomo che ha uno specchio al posto del volto potrebbe significare che l'oggetto del nostro desiderio è tutto ciò in cui ci si rispecchia. E la scena del coltello - anche se non l'ho molto ben presente, dato che ho visto il film molto tempo fa - potrebbe signficare che l'eliminazione dell'oggetto del desiderio è tutto ciò che resta quando esso è irraggiungibile. E se l'oggetto del desiderio è ciò in cui ci si rispecchia, ecco allora che potrebbe trattarsi di un suicidio. O forse non si tratta di un vero suicidio come in molti hanno pensato, ma solo di un suicidio parziale.
Infatti, il fatto che l'amante(?)arrivi per trovare il cadavere della donna potrebbe alludere al disvelamento dell'essenza del piacere, conseguente l'eliminazione parziale del desiderio - di sé stessi - . O forse si tratta di un sucidio. O, più probabilmente, come tutte le opere surrealiste si tratta di un'opera estetica, non da interpretare univocamente, che solo fa leva sull'inconscio dello spettatore. E da amante del cinema dell'inconscio, non posso non amare questo piccolo grande film. Esso è una pura opera d'arte, a prescindere dal significato che possa avere o dai messaggi che l'autrice voleva esprimere, o, detto meglio, aveva in mente durante la realizzazione.
Per quanto riguarda il paragone con il(molto)precedente "Un chien andalou" di Bunuel(1929), nonostante ci stiamo basando ugualmente su quella che è l'interpretazione più comunemente diffusa del corto bunueliano(e Luis Bunuel stesso era contrario all'interpretazione dei suoi film, come anche Kubrick o Lynch), posso dire che quest'ultimo era - almeno all'apparenza - molto più "forte" perché mostrava quelle che poi saranno le tematiche che Bunuel in seguito svilupperà, di chiare tendenze antiborghesi ed anticlericali e di quanto le istituzioni neghino l'Eros, schiacciato dalle convenzioni sociali.
Il film della Deren inolte presenta un filo conduttore molto più stabile, caratterizzato dalla ripetizione di un avvenimento: la donna che vede un uomo, lo insegue, ma non lo raggiunge. Forse qui si potrebbe intravedere anche la lotta femminista: la donna è in costante competizione con l'uomo per ottenere i suoi stessi diritti(ricordiamoci che siamo nel '43!), ma, dinanzi al fallimento, non trova altra scelta che eliminarsi. Sarebbe un messaggio molto pessimista se così fosse...
Ad ogni modo quella scena ripetuta più volte rende il film non più comprensibile del cane andaluso, ma certo più semplice da seguire: ricordiamoci poi che il cane andaluso è molto più visionario ed ha alcune scene dall'impatto emotivo molto forte sullo spettatore.
Inoltre quella scena ripetuta mi ricorda molto una de "Il fascino discreto della borghesia", dove la classe borghese(interpretata da 6 attori)è vista camminare lungo una strada: anche questa scena si ripete più volte nel corso del film ed è stata oggetto di svariate analisi critiche, quando Bunuel - alla faccia di tutti - disse di non avere in mente alcun significato preciso!
Che si sia ispirato a "Meshes of the afternoon" per questa scena?
Quel che mi sembra evidente è che Lynch ne abbia tratto ispirazione per qualcuno dei suoi film, specialmente per Mulholland Drive.
Insomma, sia "Un chien andalou" che il meno famoso "Meshes of the afternoon" rappresentano dei capolavori assoluti del cinema surrealista e, anche se in modi differenti, suscitano entrambi delle emozioni forti nello spettatore, come dopo ci riuscirà soltanto Lynch.
Se amate questo genere di film non potete permettervi di perdere questo film, altrimenti fatene a meno, soprattutto se non amate i film apparentemente incoerenti e senza un esplicito messaggio o una trama lineare, beh, evitatelo. E' pura Arte, ma non è arte spensierata o semplice da accettare. Solo per pochi.

4 risposte al commento
Ultima risposta 04/05/2010 19.32.11
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  16/03/2010 18:18:22
   9 / 10
Fantastico questo corto della Deren,personaggio incredibilmente interessante e a cui tanti registi devono molto, probabilmente anche il buon vecchio David (Lynch).
Surrealismo che ha ispirato molti,ma che al contempo attinge a piene mani da Un chien andalou (e a chi,sennò) e,da quel che ho sentito,ad un certo cinema di Keaton che conosco solo di nome,ahimè.
Se sia un allegoria del suicidio,dell'amore (dico questa) o semplicemente un esercizio stilistico,è comunque riuscito bene.
Bellissimo quando lei si perde nelle scale,ma anche la figura con il vetro ha il suo fascino incredibile...
All'avanguardia per quegli anni,il tempo non ha diminuito la sua potenza visiva. Le musiche,aggiunte successivamente dall'allora compagno della regista,sono snervanti e affascinanti.
Preferisco il Cane di Bunuel,ma è vero che è un esperimento da vedere.

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Ultima risposta 12/04/2010 15.10.38
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pinhead88  @  16/03/2010 03:19:54
   8 / 10
Decisamente criptico ma inquietante e poetico.
Un piccolo gioiellino surrealista.

Gabo Viola  @  15/03/2010 17:34:54
   10 / 10
Il capolavoro del cinema surrealista, anche i ponti di Apollinaire impallidiscono davanti alla potenza visiva di Meshes. Veri e propri pannelli di sogno, incasellati l'uno dentro l'altro, con una struttura a "carciofo" o "matriosca". La
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Ultima risposta 16/03/2010 18.08.53
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bulldog  @  01/03/2010 18:58:46
   8 / 10
Si può collocare a metà strada tra il Caligari di Wiene,il cinema di B.Keaton e 'Un chien andalou' di Bunuel.
Surrealista ed espressionista dunque,colmo di simbolismi e metafore,smarrisce e confonde lo spettatore grazie anche all'aiuto di splendide musiche del giapponese Teiji Ito.
Onirico.

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Ultima risposta 15/03/2010 19.21.50
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  04/10/2009 19:21:25
   9½ / 10
Dentro interni angusti di metafisica profondità, alcuni oggetti scostati: un fiore poggiato sopra il letto, un coltello, una chiave, il telefono staccato. Un uomo - l'amante? che ha per volto uno specchio: è forse il mistero stesso che regola la vita?
Un donna (Maya Deren) s'assopisce sul divano di casa. Situazioni che si ripetono come in una spirale, la propria figura duplicata, la simultaneità degli elementi simbolici nella quale vengono omessi i passaggi analogici, tutto secondo l'illogicità onirica e surrealista.
Meno dissacratorio del "Chien andalou" di Bunuel, l'incubo della Deren s'assurge in una dimensione di solitudine femminea e di angoscia universale.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  19/02/2009 22:46:38
   9 / 10
Un vero gioiello da conoscere per tutti gli appassionati che colpisce innanzitutto per la sua modernità (parliamo del 1943). Vedere questo corto è come rimanere in uno stato di trance, vivere una simulazione onirica perdendo ogni concezione dello spazio-tempo. Di non facile analisi, considerata la presenza di numerosi simbolismi, elementi espressionisti e surrealisti.
Molto buona anche la partitura musicale che contribuisce in maniera decisiva ad alimentare lo straniamento nell'osservatore.
Se vi piace David Lynch, la visione di questo corto è altamente consigliata.

DarkRareMirko  @  03/11/2008 06:32:36
   10 / 10
Fantastico primo tra tre cortometraggi (tra l'altro l'unico dei tre in qui è presente una certa colonna sonora, tra l'altro aggiunta postuma) estremamente weird che sono senza giri di parole tre grandissimi capolavori della storia del cinema; purtroppo non son famosissimi, ma ad ogni modo si tratta di lavori ampiamente studiati su libri e manuali di cinema e, diciamo, anche il caro vecchio Lynch (soprattutto per quanto riguarda Mulholland Drive, che in molte sue parti omaggia e deve molto a questo Meshes of the afternoon) deve molto a questa Maya Deren, che il grande Brakhage chiamava "la madre di tutti noi".


Qui eprò, per questi 3 fantastici corti, ci vuole una bella analisi, eh:
In sostanza qui la stessa Deren (che oltre che dirigere superbamente, recita pure, e lo fà anche bene) altro non fà che sognare.
Sogna un sogno prima di morire, SPOILER 1


Sostanzialmente la Deren si assopisce sulla poltrona rappresentata on screen e muore schiantata sotto al lampadario che le crolla purtroppo giusto sulla sua testa (i vetri rotti creati dal botto tra l'altro moltiplicano la sua figura dal momento che quest'ultima ci si specchia dentro); nel frattemo però lei (molto bella come donna tra l'altro) produce una fuga psichica (altro tema Lynchiano), tentando di sfuggire giustappunto alla morte (rappresentata nel corto dalla donna coi fiori con lo specchio al posto del volto), ma l'unica via di salvezza che ha una persona che stà per morire di non raggiungere quest'ultima triste fine è per l'appunto il ripetersi, il ripetere il sè stesso già avvenuto, dato che il futuro sfugge sempre più.


La chiave rappresentata on screen SPOILER 2, è un segnale del passaggio verso il risveglio, ovvero è la morte, è il coltello, dato che la vita sopravviveva solo nel sogno.
L'uomo col mazzo di fiori, oltre a rappresentare la morte, è l'ombra dell'amante atteso ma sempre arrivato purtroppo in ritardo, amante che infatti aprendo la porta con la chiave giungerà solamente alla fine del corto, per assitere al risveglio/disvelamento/morte sotto ai vetri infranti (SPOILER 3), amante sognato inutilmente in un ultimo tentativo di consolare i sensi stravolti dalla vertigine del vuoto postmortem che ci attende tutti.


Ma anche l'amante inquadrato nel letto è sogno ed è anch'esso specchio, cioè morte; di lui però resta un buco perché la Deren ne colpisce l'immagine e la rompe; lui non è lì, è letteralmente uno specchio...
La lama stessa del coltello è riflettente, e dietro lo specchio sono presenti il mare, la libido irraggiungibile, verso il quale oltretutto si dirigeva la morte, donna velata, girando l'angolo all'inizio. sesso e morte, fine del cerchio.


Tornando all'analisi del corto, c'è da dire che la regia è assolutamente superlativa, da lasciare attoniti, da far invidia anche ad Orson Welles; è capace di sfruttare al meglio spazi minimi, facendoli trasformare in abissi senza uscita.

Tutto questo con una mdp davvero da due lire...

Non male, eh?


Ringrazio l'amico Filippo "System Shocko", senza il quale non avrei mai saputo commentare ne sapere l'esistenza di questi fantastici 3 cortometraggi, che straconsiglio di cuore a tutti; li trovate anche su Ubuweb e su Youtube.

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Ultima risposta 09/09/2010 13.35.16
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A cura di The Gaunt

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ANYWHERE ANYTIME
Locandina del film ANYWHERE ANYTIME Regia: Milad Tangshir
Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

HIT MAN - KILLER PER CASO
Locandina del film HIT MAN - KILLER PER CASO Regia: Richard Linklater
Interpreti: Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard, Evan Holtzman, Gralen Bryant Banks, Mike Markoff, Bryant Carroll, Enrique Bush, Bri Myles, Kate Adair, Martin Bats Bradford, Morgana Shaw, Ritchie Montgomery, Richard Robichaux, Jo-Ann Robinson, Jonas Lerway, Kim Baptiste, Sara Osi Scott, Anthony Michael Frederick, Duffy Austin, Jordan Joseph, Garrison Allen, Beth Bartley, Jordan Salloum, John Raley, Tre Styles, Donna DuPlantier, Michele Jang, Stephanie Hong
Genere: azione

Recensione a cura di The Gaunt

archivio


LA ZONA D'INTERESSE
Locandina del film LA ZONA D'INTERESSE Regia: Jonathan Glazer
Interpreti: Christian Friedel, Sandra Hüller, Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Ralph Herforth, Maximilian Beck, Sascha Maaz, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Freya Kreutzkam, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen, Ralf Zillmann, Imogen Kogge, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Luis Noah Witte, Christopher Manavi, Kalman Wilson, Martyna Poznanski, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Andrey Isaev
Genere: drammatico

Recensione a cura di Gabriele Nasisi

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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