polisse regia di Maiwenn Le Besco Francia 2011
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polisse (2011)

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locandina del film POLISSE

Titolo Originale: POLISSE

RegiaMaiwenn Le Besco

InterpretiMaiwenn Le Besco, Joey Starr, Karin Viard, Marina Foïs, Nicolas Duvauchelle, Karole Rocher, Emmanuelle Bercot, Frédéric Pierrot, Arnaud Henriet, Naidra Ayadi, Riccardo Scamarcio

Durata: h 2.07
NazionalitàFrancia 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2012

•  Altri film di Maiwenn Le Besco

Trama del film Polisse

Fred, il ribelle del gruppo della BPM (Squadra Protezione Minori di Parigi), s'invaghisce di Mélissa, fotografa incaricata dal ministero dell'Interno per realizzare un reportage sulla squadra.

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Voto Visitatori:   7,66 / 10 (22 voti)7,66Grafico
Miglior promessa femminile (Naidra Ayadi)Miglior montaggio
VINCITORE DI 2 PREMI CÉSAR:
Miglior promessa femminile (Naidra Ayadi), Miglior montaggio
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Voti e commenti su Polisse, 22 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  22/03/2023 14:50:15
   7½ / 10
Molto bello, mette insieme tante storie diverse riguardo ad abusi su minori visti dalla squadra poliziesca apposita, ottime recitazioni, linguaggio forte, un film molto vissuto da sembrare realtà (e racconta fatti realmente accaduti). Un plauso alla bella Maiwenn, che oltre ad essere regista è presente anche come attrice.

7219415  @  21/03/2023 23:45:36
   6½ / 10
albert74  @  13/10/2014 19:25:52
   8 / 10
Ho trovato questo film estremamente convincente. Il taglio documentaristico rende il tutto ancora più realistico. Notevole l'introspezione psicologica dei singoli personaggi; viene delineata bene la personalità di ognuno di loro, i loro problemi, la vita di tutti i giorni, le famiglie.
Anche la routine quotidiana è delineata in maniera veramente interessante. Il film non è noioso anzi è avvincente, coinvolgente. Unisce sampientemente parti drammatiche a scene più rilassate.
Un film che consiglio vivamente. Tra i polizieschi francesi uno dei migliori degli ultimi anni.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  01/09/2014 21:20:11
   8 / 10
Maiwenn l'avevo conosciuta nel film "Alta Tensione" (che amo, ndr pardon) ma mai avrei pensato che potesse dirigere nonché recitare nello stesso film, tra l'altro di queste dimensioni. E così mi sono incuriosito, e dopo aver letto di cosa parla non ho potuto non procurarmelo.
Viene data luce alla routine della Squadra della Protezione Minori, ogni membro ha un ruolo a sé stante, ed è da lodare che ognuno sia un personaggio vero con le proprie angosce e con i propri sentimenti umani... insomma, non un semplice sbirro.
Scopriamo che è un duro lavoro, che anche in questo settore si può sbagliare ma essere lo stesso umani (vedasi la scena DA OSCAR dello smartphone, o anche lo sfratto dalle roulotte) e che si rischia la morte ogni giorno.
Abbiamo una carrellata di pedofili, scopriamo che ognuno è "mostro" a modo suo, e c'è anche il pedofilo che ama.
Ci commuoviamo nella parte della madre che cerca aiuto, sacrificherebbe se stessa per il figlio piccolo il quale piange come un forsennato, un inframezzo talmente vero che non sembra più un film.
Le sorprese non finiscono, veniamo sconvolti nella scena del parto, e afferriamo il dolore estraneo dal mondo della madre.
E quando arriva il finale non possiamo nemmeno dire di aver visto un film dalla regia "semplice", poiché in effetti lo stile è molto documentaristico e distaccato, ma non possiamo dirlo perché poi ci troviamo davanti questo montaggio maestrale che fa piangere.
Bravò, Maiwenn, chapeau.

gabri68  @  10/08/2014 11:46:21
   8 / 10
un film bellissimo, ben fatto e coinvolgente!
La scena dello "smartphone" è drammaticamente esilarante...

p.s. Scamarcio secondo me si è doppiato da cani

Tuonato  @  24/06/2013 15:39:47
   7½ / 10
'Polisse' direbbero i bambini francesi indicando le forze dell'ordine.
Tutto il mondo è paese, anche per i nostri odiati cugini spesso la polizia è malvista, infastidisce quel potere e quella prepotenza donati da un distintivo. Ma infastidisce ancor peggio chi ha un distintivo autocertificato più importante (=paternità) e cresce/educa i propri figli secondo le proprie convinzioni, abusandone psicologicamente fisicamente sessualmente e non riuscendo a realizzare che quel loro amore morboso è quanto di più sbagliato ed infame possa esistere. Provocazione: ad esser cinici viene da pensare che la maternità dovrebbe diventare privilegio da dosare con cura.
Spaccato del prezioso lavoro della 'polisse', sezione tutela dei minori. Che si sbatte ogni giorno per salvare i più indifesi. Poliziotti di serie B, derisi dai colleghi ed abbandonati dalle istituzioni, che cercano ogni giorno di salvare anche se stessi.
Indigna, spiazza, deprime, emoziona. Né più né meno quanto la realtà. Per le questioni razziali affrontate viene in mente 'La classe'.
Più documentario che film per il modo in cui è montato girato recitato.
Bravà.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  01/06/2013 19:52:37
   7 / 10
Il tema della pedofilia, per quanto duro e crudamente illustrato, resta però sullo sfondo di questo film, che parla soprattutto dei poliziotti che seguono questi casi. Relazioni complicate, un sacco di avvenimenti, di casi, di personaggi. Tutto si perde abbastanza lasciando abbastanza storditi. Ho qualche difficoltà con la regista, che si è infilata nel film in maniera poco convincente, rifacendo un po'sè stessa. Visto che a 15 anni rimase incinta del regista Luc Besson, l'intero film assume una luce abbastanza sinistra...

floyd80  @  12/03/2013 15:49:39
   7 / 10
Una pellicola che è un pugno allo stomaco, cruda come solo la realtà sa essere.
Ottimi attori per un film che parla di un argomento quasi mai trattato al cinema, un argomento quello della pedofilia che terrorizza, attanaglia e incupisce le stesse emozioni che prova lo spettatore dopo la visione di questa pellicola.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  17/01/2013 12:40:39
   8 / 10
Quando Iris vede quel feto decide di dargli il suo nome.
Iris, appunto.
Una vita abortita prima di esser tale simbolo di una vita abortita in vita.
Una maternità non voluta simbolo di una maternità mai arrivata.
E' l'inizio della fine per Iris.

Una premessa doverosa.
Se vogliamo facciamo finta di no ma è innegabile come il cinema francese in questi ultimi anni sia quanto di meglio si sia visto nel Vecchio Continente e, forse, non solo qui.
I cugini hanno eccelso dapertutto, prodotto i migliori esponenti o alcuni dei migliori di ogni genere.
Penso alle commedie con Quasi Amici, all'horror con Martyrs, al polar o poliziesco con L'Ultima Missione (o l'ancor più bello ma più datato Non dirlo a nessuno), all'animazione con L'Illusionista, al prison movie con Il Profeta, al cinema per i più piccoli (e non solo) con Il Piccolo Nicolas e i suoi genitori, al drammatico con Un sapore di ruggine ed ossa senza considerare delle perle difficilmente classificabili come The Artist, Enter the Void e Kill me please. E mi sono limitato veramente agli ultimi 3,4 anni...
E in più ho voluto saltare coproduzioni con altri paesi altrimenti tra Valzer con Bashir, Il Nastro Bianco e company non finivamo più.
E ora raggiungono l'eccellenza anche con questo semidocumentaristico Polisse, una specie di Acab francese che al posto dei nostri celerini racconta le vicende della polizia di Parigi addetta alla tutela dei minori.
Film frammentario che ha la forza in almeno due particolarità non così evidentissime.
L'evidenza è quella di una pellicola potente, capace di colpire lo spettatore senza mostrar quasi nulla. La forza è tutta nei dialoghi, quasi irreali nella loro violenza verbale. Parliamo di pedofilia, abusi sui minori, menefreghismo, sfruttamento. Più di una volta si arriva a un senso di disgusto raro, specie nel racconto del padre che spiattella tutto su quello che fa alla figlia perchè tanto ha protezioni in alto.
L'unico momento visivamente molto forte è la scena dell'aborto, così nuda e cruda da far star male. E turning point non tanto per il film ma per almeno una delle sue protagoniste principali, Iris.
Cos'erano le due particolarità?
La prima è che malgrado sia un film corale dove almeno 10 personaggi interagiscono sempre tra loro le vicende principali vanno tutte a coppia. Tre coppie raccontate con un tatto e una verosimiglianza rare.
I due giovani agenti che forse si amano ma hanno paura a dichiararselo o non possono (lei ha un compagno ed è incinta). Il loro sfiorarsi la mano all'ospedale è una magnifica conclusione della loro ministoria.
La fotografa e l'agente di colore, entrambi completamente insoddisfatti del loro matrimonio creeranno una relazione che dall'odio passerà a un amore profondo e vero. La fotografa è interpretata dalla stessa regista (bellissima donna) e non è un caso visto che la regia è solo fredda cronaca di quello che accade, come una foto.
Le due agenti donna, forse il rapporto meglio caratterizzato e più particolare. Iris che odia gli uomini e Nadine che si sta separando dal marito ma in fondo lo ama ancora. Magnifico il loro scontro finale in commissariato, decisivo alla luce del finale.
Ma, soprattutto, e forse tra le righe lo si sarà capito, Polisse non è un film su degli agenti e su pedofili ma sull'insoddisfazione umana. Non c'è un solo, un singolo personaggio realizzato, felice, con una vita sociale e sentimentale stabile. Tutti si sono separati, lo stanno facendo o lo faranno. E tutti hanno un mal di vivere, una nevrosi, uno stress che un lavoro come quello, dove si sentono padri che magnificano le parti anatomiche delle proprie figlie, alla fine inevitabilmente ti porta.
E quel finale è disperazione e liberazione allo stesso tempo.
Tanti i motivi che hanno portato a quel gesto.
L'ultimo, il più particolare e inquietante è proprio di quel bambino che in montaggio alternato volteggia mentre lei vola.
La scoperta di come in un rapporto aberrante come quello del pedofilo si possa nascondere a volte un qualcosa che fa solo schifo a pronunciarlo in questo contesto ma che comunque per un momento mi ha messo i brividi addosso.
L'amore.

barone_rosso  @  03/01/2013 16:46:24
   7½ / 10
Buon film, con ottime prove di tutti, dal regista agli attori. Quello che è un po' lascia perplessi è la mancanza di approfondimento delle varie storie. Cosa voluta, chiaramente, ma almeno un paio si potevano approfondire lungo il film e non durare semplicemente qualche minuto.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  04/11/2012 16:33:36
   8 / 10
Questo film è un vero pugno allo stomaco, che non lascia indifferenti.
La regista ritrae in maniera documentarista una storia corale della vita del gruppo delle BPM.
Non viene focalizzato un caso specifico ma la vita e le condizioni lavorative di questi agenti che quotidianamente lottano sul posto di lavoro e come tutti gli altri lottano nella quotidianità.
Un film crudo, duro, difficile.
La bravura degli attori è un valore aggiunto ad un'opera da vedere assolutamente.

1 risposta al commento
Ultima risposta 05/11/2012 19.41.17
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  25/10/2012 22:06:06
   8 / 10
Che soddisfazione quando un film girato con quattro soldi è capace di risultare intenso e credibile. E' la vittoria del cinema, della passione. Ottima la regia, validi i protagonisti.
Imperdibile.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  04/09/2012 14:13:46
   8 / 10
Polisse è esattamente un esempio di cinema che a me piace molto.
E' diretto, senza fronzoli, vero: non ci si fa retorica sopra, non si spiega nulla, non si fanno morali.
Si entra nella stazione di polizia, si raccolgono testimonianze agghiaccianti di piccole e grandi violenze sui minori e nello stesso tempo confidenze tra colleghi, si ride crudelmente addirittura quando l'assenza totale di amor proprio rende grottesco il tragico scambio di favori sessuali in cambio di beni di consumo, salvo poi arrivare tardi, salvo poi spezzarsi irrimediabilmente.
Un film bello duro, Polisse si basa su storie vere, di gente che ogni giorno tocca il degrado peggiore dell'uomo e deve mantenere la sua saldezza interiore, girato con utile e sensibile distacco.

Scamarcio inutile.

Clint Eastwood  @  21/07/2012 10:10:41
   8 / 10
Doloroso racconto sui crimini perpetrati sui minori che per alternare ci mette anche un po' di sano umorismo indispensabile per un film del genere. E' la realtà, esposta molto bene da una regista donna. Ottimo

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  05/06/2012 11:13:18
   8 / 10
Il BPD (Brigade de protection des mineurs) si occupa di abusi sui minori,è come un piccolo nucleo famigliare costituito da un manipolo di grintosi agenti obbligati ad insozzarsi quotidianamente con un orrore al quale non soccombere è quasi impossibile.La regista Maiween si ritaglia il ruolo della fotografa che li segue durante vari momenti della loro giornata tipo,fungendo come guida dello spettatore messo a contatto con diversi strati sociali,si va dal campo rom all'elegante appartamento di un riccastro "che ha delle conoscenze",all'interno dei quali i bambini possono diventar vittime di molestie e soprusi di ogni genere.
Non viene preso in carico un caso specifico,è più un elenco immondo delle situazioni in cui incappano questi poliziotti e del relativo turbamento che l'imposto distacco professionale non riesce a lenire in modo netto.
La bravura degli attori (Karin Viard e Joey Starr strepitosi,ma in generale tutti sono degni di lode) contribuisce al materializzarsi di un potente realismo sorretto dall'approccio in stile documentaristico.
"Polisse" è un film corale in cui la pressione quotidiana tracima nelle vite private,esistenze come tante costellate da problemi comuni a molti ,in questo caso aggravati da situazioni che impediscono la possibilità di staccare totalmente la spina.Un gruppo di temerari quindi,un po' uomini d'azione un po' psicologi,abbandonati al loro destino dalle istituzioni e spesso sbeffeggiati dai colleghi di altri reparti,costretti a vivere in perpetuo autocontrollo da una marea emozionale dalla quale farsi sopraffare è un attimo.
Vi sono alcune ridondanze isteriche e qualche atteggiamento enfatizzato un po' troppo durante il quale Maiween perde il senso della misura, forse insicura di aver trasmesso le giuste sensazioni."Polisse" invece vibra alla grande di sentimenti ed emozioni,pur non entrando mai a gamba tesa e lasciando le immagini scabrose fuori campo riesce comunque a restituire un mondo spaventoso,dal quale uscire perfettamente mondati non è concesso.

TheLegend  @  01/03/2012 00:05:57
   7½ / 10
Crudo,reale,diretto nella sua essenzialità.

gianni1969  @  28/02/2012 03:48:11
   8 / 10
altro gran film francese(arridaje)che affronta il problema della pedofilia,nell'ottica degli agenti di polizia e dei loro relativi problemi. ambientazione stile csi.

macom  @  24/02/2012 22:12:06
   5½ / 10
un film crudo con scene altamente drammatiche che promette molto ma mantiene poco, anche il film francese è in netta crisi.

1 risposta al commento
Ultima risposta 18/08/2014 19.02.03
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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  22/02/2012 18:52:50
   8 / 10
Un gruppo di poliziotti della Buoncostume di Parigi si occupa della divisione pedofilia e quotidianamnete cerca di combattere la violenza sui minori in qualunque modo si manifesti. Un gruppo eterogeneo , composto da tante teste quante sono i modi di affrontare la dura realtà, ma tutti accomunati da un altissimo livello di stress che rischia di esplodere tra colleghi.
L'impostazione del film è del tipo documentaristico- real TV , ma il neoregista sfiora solamente l'effetto fiction grazie ad una sceneggiatura comunque lineare e a momenti di altissima tensione.
Eccellente il cast, veramente toccante la recitazione del tutto realistica degli attori. Consigliatissimo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/02/2012 19:06:49
   8 / 10
E' un approccio diretto, senza compromessi, pur nella sua apparente caoticità e qualche volta ridondante. Ma é un ritratto onesto sul difficile lavoro di questa BPM, sull'impossibilità di demarcare una linea netta tra lavoro e la vita privata, le cui scorie finiscono reciprocamente a contaminare entrambe i mondi. Pur descritti con una certa asetticità, la natura dei reati descritti colpisce a fondo proprio per questa sua caratteristica, nondimeno le persone che compongono il gruppo della BPM che rimangono risucchiati da una empatia nei confronti di vittime e carnefici. E' un peso difficile da sostenere, fatto di equilibri precari fuori e dentro il lavoro, che si cerca anche di sdrammatizzare in maniera quasi grottesca (tutta la sequenza del racconto dello Smartphone), ma ti rimane troppo dentro e si insinua troppo in profondità per riuscire ad uscirne fuori.
Polisse offre un quadro cupo e amaro, ma vale la pena vederlo.

Crimson  @  10/02/2012 00:57:17
   8 / 10
Spoiler presenti.

'Polisse' è un veemente atto d'accusa contro un sistema che non tutela chi deve affrontare quotidianamente una professione emotivamente ad alto rischio.
I personaggi sono costretti a sfogare spesso tra di loro le proprie legittime nevrastenie in assenza di un supporto esterno, intendo ovviamente una supervisione di tipo psicologico/psicoterapeutico, che per legge dovrebbe spettare – e ci lamentiamo tanto noi che ci autodefiniamo professioni a rischio, impegnati con i disturbi psichiatrici, figuriamoci loro. Una supervisione costante è non solo utile ma indispensabile dal momento che chi opera in quel settore deve misurarsi continuamente con il "problema" del rapporto con i figli e con la sessualità. Difficile se non impossibile senza un supporto esterno ridefinire con certezza, a ciclo continuo, la linea di demarcazione tra sfera professionale e privata, tra senso civico e morale e mantenere le distanze da un perverso fascino per una sindrome di onnipotenza sempre dietro l'angolo. Senza il potenziamento di strutture ritenute marginali o superflue da chi gestisce la responsabilità di come e quanto spendere per le proprie risorse materiali, si rischia facilmente il burn-out e di conseguenza oltre che inficiare il destinatario del proprio lavoro si danneggia anche chi lo svolge. Una riflessione dura e senza peli sulla lingua. Le esplosioni di isteria divengono paradossalmente l'ancora di salvataggio per sopravvivere, ma attenzione – non per risolvere il focus del problema. C'è chi al contrario per carattere continua a fingere (il personaggio-chiave di Iris) e ad accumulare per poi esplodere una volta per tutte.
Il film non colpisce tanto per i "casi" affrontati, del resto ormai non stupisce più nulla, ma per la continua mescolanza tra professione e intimità. Un diabolico uso del montaggio, il vero pezzo forte del film, riesce ad amalgamare anziché distaccare rendendo lo spettatore partecipe ad una riflessione condizionata e instabile, sempre ardua da formulare e sottoscrivere. La vetta del lavoro ineccepibile del montaggio alternato si sdoppia in un finale simbolico che ho interpretato nella maniera più contingente a tutto il resto del film, ovvero che il bambino riesce a liberarsi della propria paura solo nel caso in cui a chi spetta forzatamente di occuparsene, in mancanza della tutela dei genitori, vengano garantite le condizioni per poterlo fare serenamente. E' un doppio volo di una drammacità stridente perché è simmetrico e non analogico. Osservare solo il salto nel vuoto di Iris potrebbe di conseguenza lasciare adito ad una riflessione sul puro dato drammatico. Il film al contrario coglie l'essenza del problema con tatto e disinvoltura, come se la camera della regista accompagnasse realmente dentro e fuori le mura la vita intera di questa squadra in modo da intessere un racconto corale con un taglio sociologico oltre che psicologico. Interessante verificare come questa giovane cineasta si sia riservata un ruolo per la sua alter-ego in possesso di uno strumento differente ma pur sempre "invadente" come una macchina fotografica.
Nonostante tutti i suoi pregi il film risulta leggermente lungo e palesa figure meno interessanti o persino prive di senso come il solito ruolo inutile di Riccardo Scamarcio. Ma in fondo anche lui è un simbolo, l'Italia non è assolutamente in grado di partorire film che mostrino questa sensibilità ai veri problemi di professioni che esercitiamo tutti i giorni anche qui ma che ai nostri stessi occhi a volte sembrano aliene. Su quest'onda continueremo a ricoprire i ruoli da Scamarcio, buoni solo per mostrare al mondo quanto sia buona la pizza al tartufo.
A me ha ricordato il genio di Cantet e un altro film francese degli ultimi anni che in Italia non è neppure uscito, dal titolo 'Les bureaux de dieu'.

3 risposte al commento
Ultima risposta 13/02/2012 18.42.17
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  06/02/2012 18:37:18
   8½ / 10
Un film magnifico, letteralmente agli antipodi rispetto a tutto il cinema europeo, e sicuramente uno dei più bei film europei degli ultimi anni. Fa parte di un cinema che pure ha regalato, tra una crisi economica e l'altra, vere e proprie gemme di altissimo valore, tipo L'uomo che verrà, il Nastro bianco e Storie (sempre di Haneke), 5 minuten, Le vite degli altri, il primo Cantet.
Il modello non dichiarato è sicuramente proprio l'ultimo Cantet ("La classe"), filtrato da una visione urbana che dai toni grevi di Sautet arriva fino al Kassowitz più classico ("L'odio"). In realtà il film vanta un'autonomia e una particolarità diciamo unica nel cinema di oggi, questo è veramente il tipo di film che vorrei vedere sempre in un cinema. Quello che maggiormente colpisce è la libertà espressiva di un'opera così minimale e al tempo stesso potente, che non disdegna colpi bassi si avvale di un linguaggio esarcibato da lasciare di stucco, diventando talvolta persino grottesco nella sua requisitoria realista. Vedi i riferimenti continui alla fellatio o la terribile ilarità davanti a un rapporto orale consumato da una tredicenne in cambio del suo smart phone. Parecchi momenti del film ci invadono con una specie di rottura cerebrale tale da smaccare la drammaticità degli eventi consentendo che la nostra condanna morale venga meno. Per queste ragioni e per la recitazione così neutrale e anticinematografica del casting, un film degno della massima attenzione. Si veda il tratto quasi comico della sequenza al centro commerciale, con la retata ai nomadi sfruttatori.
Il film identifica la società della difesa come inadatta a preservarla, per i problemi privati che finiscono in ufficio e viceversa, perchè non c'è modo di acuire il distacco tra un dramma personale e una tragedia vissuta sulla pelle di un giovanissimo, del suo stesso ambiente etc. E così i carnefici costretti a umilianti interrogatori sulla loro vita sessuale finiscono per diventare vittime del nostro sacrosanto diritto a disprezzarli.
Sono porte che si aprono per feste occasionali, per rituali che coinvolgono questa "classe" di poliziotti, e si chiudono davanti al potere esercitato dagli altri o alla marginalità dove è relegata la violenza sui minori rispetto ad altri reati comuni.
La nascita di un feto già morto o l'umanità di un agente nei confronti di un ragazzino africano sembrano appartenere allo stesso universo di codici. Dolore, realtà, coinvolgimento o indifferenza. Un film che spinge questi poliziotti a vivere per... precipitare (v. epilogo). Coraggioso, sconvolgente e umanamente bellissimo,

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