pride regia di Matthew Warchus Gran Bretagna 2014
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pride (2014)

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locandina del film PRIDE

Titolo Originale: PRIDE

RegiaMatthew Warchus

InterpretiBill Nighy, George MacKay, Dominic West, Andrew Scott, Imelda Staunton, Paddy Considine, Ben Schnetzer, Joseph Gilgun, Faye Marsay, Jessica Gunning, Freddie Fox, Chris Overton, Joshua Hill, Jessie Cave, Shane Salter, Larissa Jones, Karina Fernandez

Durata: h 1.59
NazionalitàGran Bretagna 2014
Generecommedia
Al cinema nel Dicembre 2014

•  Altri film di Matthew Warchus

Trama del film Pride

Ispirato a un fatto reale, Pride è ambientato in piena era Thatcher, durante lo storico sciopero dei minatori inglesi del 1984. Il movimento gay decide di aderire alla protesta e di raccogliere fondi per gli scioperanti di un villaggio del Galles. I minatori, però, accolgono con diffidenza l'iniziativa, considerando il sostegno di lesbiche e gay inopportuno e imbarazzante. Ma l’incontro fra i due mondi, difficile per non dire esplosivo, si trasformerà in solidarietà e in un'amicizia esilarante e commovente.

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Voto Visitatori:   7,38 / 10 (30 voti)7,38Grafico
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Voti e commenti su Pride, 30 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  09/06/2015 22:08:07
   7 / 10
E' una bella storia che intrattiene con garbo lo spettatore. E' la storia di due gruppi antitetici ma che si trovano nella condizione comune di essere perseguitati: gli omosessuali dal punto di vista storico, emerginati per eccellenza dalla cosidetta società civile e i minatori perseguitati a loro volta dal nuovo corso politico della Thatcher. Il film in sè non propone granchè di nuovo, gruppi diammetralmente opposti che inzialmente si guardano con diffidenza (più i minatori che i gay) ma alla fine arrivano ad una comprensione reciproca. La struttura narrativa percorre binari già consolidati e ben oliati, ma il risultato è certamente positivo, diverte e commuove, senza essere eccessivamente macchiettistico. Rischia di perdersi in una miriade di personaggi e per qualcuno di essi succede. Si è detto poco dell'AIDS, però su questo punto qualche dubbio permane. In fondo non era una malattia conosciuta al grande pubblico e fu dopo il caso di Rock Hudson, poco successivo agli eventi descritti, che l'AIDS divenne tragicamente familiare.

2 risposte al commento
Ultima risposta 15/12/2015 23.48.39
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  26/12/2014 11:05:09
   7 / 10
Se lo si dovesse vedere come un semplice film di intrattenimento, allora lo si può giudicare come un buon film, divertente e di discreta fattura, molto abile nel catturare la benevolenza dello spettatore. Insomma ci si diverte e si esce dal cinema con l'animo leggero e riconciliato.
Questo è un aspetto (quello più diretto), poi se si vuole ci si può altrettanto "divertire" a disquisire sui messaggi e i significati del film. Prima di tutto occorre dire che molto del film sfugge a chi non è inglese. Infatti si svolge in quel periodo cruciale dei primi anni '80 in cui ci fu la sconfitta del movimento operaio e della sua etica solidaristica (i minatori e il loro sciopero di un anno intero), in favore dell'economia liberista e individualista (la politica di Margaret Thatcher). Era anche il periodo dell'apogeo della cultura punk con la sua spinta antintellettuale, anarchica e libertaria. Uno spettatore inglese sa già immaginare il periodo, il contesto, l'atmosfera in cui si svolsero i fatti; a un italiano (soprattutto giovane) tutto questo sfugge. Sfuggono poi le sfumature localistiche (il contrasto Londra - Galles, popolare - borghese). Il doppiaggio fa sicuramente perdere molto al film.
Il film dà quindi per scontato che si conosca il contesto delle vicende, in quanto viene messo in ellisse e sostanzialmente edulcorato. Visto così, spicca infatti per la semplificazione dei fatti e delle ragioni e quindi si trasforma in pratica in un film di parti e individui, più che di ragioni sociali: un film in cui i fatti economici e storici fanno da semplice contesto neutrale, dove quello che conta sono le scelte formative individuali.
"Pride" diventa così essenziamente una storia di maturazione e presa di coscienza individuale di vari personaggi, in un constesto piuttosto semplificato e favorevole, dove gli ostacoli vengono tutto sommato facilmente superati, grazie all'intraprendenza e al coraggio individuale, uniti alla forza di un gruppo.
E' la tradizionale etica anglosassone della preminenza dello sviluppo individuale all'interno, a favore e grazie a un gruppo coeso e battagliero. Ci si impegna tutti insieme per una battaglia collettiva, non importa se perdente, ma alla fine l'importante è realizzare se stessi, tirare fuori le parti nascoste e/o represse, per vivere in maniera piena e consapevole.
E' questo in fondo il messaggio "positivo" del film: il riscatto della propria individualità a dispetto di tutto e di tutti, quale esito del proprio impegno "civile".
In qualche modo anche questo è il frutto della sconfitta dello sciopero dei minatori (di cui al film importa in fondo poco) e della loro etica comunitaria. In fondo nel film si certifica il successo sociale e percettivo del postmoderno (la forza la danno i media, le provocazioni, non gli scioperi o le lotte economiche). Nel sentire comune c'è sempre e solo il destino del singolo, non quello collettivo, e il finale del film in fondo conferma ciò, informandoci della vita dei protagonisti e non di come è finita la società inglese dopo l'esperienza cruciale dello sciopero dei minatori (o almeno ce lo dice indirettamente).
C'è da dire che comunque almeno dal punto di vista dei diritti individuali l'Inghilterra ha fatto passi da gigante dagli anni '80 ad oggi. Stendiamo un velo pietoso su ciò che è successo in Italia nel frattempo...

1 risposta al commento
Ultima risposta 28/12/2014 02.26.45
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