Otto estranei, da otto punti di vista differenti, cercano di scoprire l'unica verità dietro il tentativo di assassinare il Presidente degli Stati Uniti.
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Mi consenta, questo è evidente che sia un thriller deviato e mistificatore, ovviamente comunista nel suo svolgersi. Qui c'è una congiura contro il cinema di genere, dove il voto viene salvato in extremis dal nipote di Idi Amin e dall'azione massiccia che ogni governo dovrebbe intraprendere contro tali criminalità. Viva la fi.ga.
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Thriller de hura e de hota, che vuol salvaguardare il genere ma non ci riesce. Un cinque però non glielo leva nessuno grazie all'extranegro protagonista, che fa la solita figura barbina come tutti gli altri extranegri e terun. Viva la Padania.
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Ragaaaasssiii, questo è proprio un thriller senza forza. Smettiamola di parlare di cinema, tre prosciutti non ci vengono fuori da un maiale. Guardandolo sembra quasi che il regista voglia un tortello a misura di bocca, ma che poi rimanga con un pugno di mosche in una vallata di letame. Maddaaai, per fortuna a salvare baracca e i burattinai c'è il simpatico e povero clandestino di colore! Lui pretende rispetto, rispetto! Il rispetto non è come le noccioline, che vai allo zoo e le dai all’elefante! Viva la dialettica!
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Il mitologema del cinema viene respinto dentro il recinto delle compatibilità date e non esiste una risposta strutturale. Non mi farò incantare dagli ossi di seppia della modernità, noi siamo entrati da alcuni decenni nell'età in cui questa capacità presuntuosa di possedere nominilisticamente tutto è venuta meno. È sorto improvvisamente, di fronte allo sguardo del filosofo, il tema della complessità. Viva le presine rosa con i fiorellini.