questa e' la mia vita regia di Jean-Luc Godard Francia 1962
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questa e' la mia vita (1962)

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locandina del film QUESTA E' LA MIA VITA

Titolo Originale: VIVRE SA VIE

RegiaJean-Luc Godard

InterpretiGuylaine Schlumberger, Anna Karina, Sady Rebbot, Brice Parain, André S. Labarthe

Durata: h 1.25
NazionalitàFrancia 1962
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1962

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Trama del film Questa e' la mia vita

Nanà (A. Karina), giovane commessa, diventa una professionista del marciapiede. Ha anche un protettore, Raoul (S. Rebbot) che, oltre a darle istruzioni e porle divieti, la vende. Non essendo l'acquirente d'accordo sul prezzo, ne nasce un alterco, seguito da una sparatoria nella quale Nanà rimane ferita a morte e abbandonata sulla strada.

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (14 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su Questa e' la mia vita, 14 opinioni inserite

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76mm  @  13/06/2018 12:22:22
   6 / 10
I film di Godard generalmente fanno godere come ricci critici e studiosi, mettono in serio imbarazzo i semplici appassionati di cinema d'autore (che raramente ammetteranno, anche con loro stessi, di essersi annoiati a morte durante la visione) e lasciano totalmente interdetti tutti gli altri.
Il fatto è che la rivoluzione, pur epocale, operata dagli ex critici della Nouvelle Vague (e da JLG in particolare) contro il cinema dei "padri", è stata concentrata essenzialmente sulla forma e non sui contenuti, che risultavano già ampiamente abusati anche per l'epoca.
Dopo 50 e passa anni, diventate a loro volta obsolete a livello di forma e preistoriche nei contenuti, queste pellicole mantengono grande valore a livello storico ed esegetico ma ben difficilmente potranno fornire allo spettatore (anche a quello più avvezzo a certo tipo di cinema) il piacere e l'intrattenimento che ci si aspetta dalla visione di un film, che sia d'autore o meno.
Questo in particolare mi sembra uno dei peggio invecchiati, mentre altri come il Disprezzo e Pierrot le fou si lasciano ancora vedere nonostante tutto senza provocare catalessi.
Irritante l'abbinamento, forzoso ed innaturale, fra citazioni "alte" e dialoghi di imbarazzante inutilità, marchio di fabbrica del regista.
Prova del tempo non superata.
Do comunque la sufficienza per non macchiarmi del reato di lesa maestà… JLG rimane tuttora un importante innovatore che giunto quasi alla tenera età di 90 anni non ha ancora perso la voglia di sperimentare nuovi linguaggi cinematografici, com'è dimostrato dalle ultime opere presentate a Cannes.
Però il pubblico sbadiglia ancora come 50 anni fa.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  19/04/2015 18:38:03
   8 / 10
Sempre sotto l'influenza dello spirito di ribellione del movimento, in questo caso ancora più brechtiano del solito, anticipa di 3 anni 'Io la conoscevo bene' di Pietrangeli, via crucis sul personaggio di Nanà, frazionato in 12 tappe/12 capitoli, parabola di un'aspirante sognatrice, coi suoi occhioni da fanciulla e un taglio alla Louise Brooks cadere sempre più in basso, ogni tappa la priva di un petalo di illusione, Godard la sveste di ogni decoro, la precipita a terra, ne approfondisce i caratteri in principio spensierati e volubili, memorabile l'improvvisato balletto nell'angosciosa sala giochi in cui tenta di ravvivarla col suo spirito di evasione, ma anche gli occhioni lucidi commossi dalla Giovanna D'Arco di Dreyer (una sorta di premonizione) per poi riportarci all'anticamera dell'ultimo fatale capitolo la conversazione con uno sconosciuto al bar che finiscono a parlare della morte di Porthos (altro presagio nefasto), uno dei migliori esempi di filosofia gordardiana.

Ciaby  @  14/12/2013 18:51:04
   8 / 10
Un Godard in stato di grazia con un film affascinante (e rivoluzionario tecnicamente) costruito attorno alla bellezza ipnotica di un'eccezionale Anna Karina.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  07/10/2013 23:19:48
   6½ / 10
Opera sperimentale di Godard che racconta la breve vita di una donna di strada.
Inquadratura di spalle, sghembe o fuori fuoco fanno gridare all' "idea originale" ma sinceramente trovo questo genere di registi troppo egocentrici e presuntuosi. Valorizzano il lato tecnico tralasciando la storia...
Pobabilmente non è il mio genere.

Lucignolo90  @  05/06/2013 17:21:54
   8½ / 10
Forse il film più importante del primo periodo del regista insieme a Fino all'ultimo respiro. Il cinema di Godard è ricco di inventiva ed è spesso spiazzante per i canoni del cinema di allora, la prima scena con Anna Karina e l'uomo che vengono ripresi di spalle rivolti al bancone per l'intero piano sequenza ininterrotto merita di ritagliarsi uno spazio importante nella memoria di un qualsivoglia amante del cinema. Tarantino è un fan del cinema francese degli anni 60 e in Pulp Fiction si ricorda facilmente una scena analoga con il boss Marsellus Wallace che parla a Bruce Willis e per l'intera durata della conversazione non è mai ripreso in faccia ma sulla nuca.

Citazioni a parte Godard stravolge anche l'unità narrativa che differenzia un opera cinematografica dal teatro e deframmenta la storia in capitoli (12) ognuno accompagnato da didascalie anticipatrici dei fatti e ognuno con uno stile diverso che và dal dramma sentimentale, al documentario (la descrizione per filo e per segno su come debba lavorare correttamente una prostituta con la voce off screen) e al saggio filosofico nella scena con il signore di mezza età. Tutte parti di film che stilisticamente sembrano slegate tra di loro ma che hanno nel bellissimo volto di Nanà il collante che dà un senso (crono)logico alla vicenda.

L'attento occhio osservatore di Godard ci fà sentire come un uomo curioso che origlia la conversazione del tavolo accanto mentre aspetta che arrivino le ordinazioni, e nonostante tutto, con i movimenti di camera a 180° a panoramica è come se ci volesse ricordare che anche noi potremmo essere nostro malgrado osservati o che comunque c'è sempre qualcosa in agguato o che può succedere al di fuori (scena dei colpi di mitragliatore).
Sguardo che comunque non è mai pregiudizievole della condizione della ragazza costretta a farsi prostituta, ma anzi ne rafforza il valore, riscontrabile in mirabili parallelismi come quello fatto quando la ragazza và al cinema e si commuove guardando la passione di Giovanna D'Arco di Dreyer, quasi identificandosi spiritualmente con lei.
E' proprio questo sguardo sapientemente comprensivo ma mai compassionevole che ci fà stare dalla sua parte, fino al rosselliniano finale destinato a restare dentro di noi.

JOKER1926  @  02/06/2013 20:25:02
   6½ / 10
E' facilmente intuibile che "Questa è la mia vita" ha le carte in regola per destreggiarsi e quindi distinguersi un po' dai soliti film, Jean-Luc Godard, autore della pellicola francese, orna il tutto nel nome di uno stile personale; ci si imbatte dunque con un vero e proprio film d'autore.
L'inizio la dice lunga, le inquadrature ostinate (in primo piano) dei personaggi ripresi dalle spalle è sinonimo di eleganza e di esclusività.
"Questa è la mia vita" si scompone in episodi, il film ne ha dodici; l'obiettivo della regia è di fotografare con pillole di filosofia e di originale arte (significativo il richiamo al film della Passione di San Giovanna d'Arco) una donna sognatrice e anche ingenua condannata, purtroppo, da una vita piena di dinamiche ciniche ed infami.
Rimane inoltre molto ingrato il compito del critico di dover, giunto ad un determinato punto, analizzare e/o criticare l'apparato della regia.
Ovviamente il prodotto francese del 1962 spicca per la sua anti convenzionalità , però al contempo, diventa ben presto un percorso alquanto soggettivo e poetico, forse troppo sensibile e poco palpabile.
Fra i pregi oggettivi si riscontra la prova di una magnetica Anna Karina (moglie di Luc Godard).
Il film si colloca, in linea semplificativa, fra i film di genere drammatico con un finale tesissimo e misero.

7219415  @  18/12/2012 10:57:45
   7 / 10
Non è molto il mio genere...ma ben fatto

Oskarsson88  @  18/12/2012 00:32:13
   7 / 10
fatto bene, anche se il finale troppo frettoloso... a tratti filosofico e troppo silenzioso, ma forse dipende anche dalla serata...

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  23/11/2012 21:38:23
   8 / 10
La visione di un film di Godard è sempre qualcosa di speciale e particolare. I suoi film sono unici, caratteristici, da quanto sono pieni di caratteristiche inusuali e anticonvenzionali. Probabilmente è stato uno dei registi più inventivi e originali, perlomeno durante gli anni '60. Le sue opere interessano da tanti punti di vista. Il primario è probabilmente quello artistico, riguardante il cinema in sé. Nessuno meglio di lui è riuscito a far capire allo spettatore di avere davanti una creazione artistica originale di una persona di talento e che conosce bene il mestiere. Gli stimoli sulla natura del "guardare", del "capire" e del "sentire" sono infiniti nelle sue opere. Queste però sono anche storie intense riguardanti esseri vivi, palpitanti, complessi e perciò molto umani.
Certo non tutte le ciambelle sono riuscite con il buco pure a lui. Qualche volta risulta ostico, oscuro, difficile e perciò pesante e noioso, ma nella maggior parte dei casi riesce a fondere in maniera mirabile e perfetta le sue caratteristiche stilistiche e intellettuali con storie e personaggi che lasciano il segno.
E' il caso di "Questa è la mia vita" ("Vivre sa vie"), un film che io ho trovato molto affascinante e da cui sono rimasto incantato.
Qui le stranezze e le originalità stilistiche di Godard intrigano e arricchiscono molto la visione e la conoscenza che si ha tramite le immagini. Lo si nota subito fin dalla prima scena: un lungo piano sequenza in cui un uomo e una donna dialogano sempre ripresi da dietro la nuca, con il loro riflesso in una parete lucida di fronte, mentre tutto intorno la vita si svolge nella sua normale e prosaica normalità. Discorsi banali, discorsi profondi, allegria e tristezza profonda si alternano in maniera spontanea e casuale, imprevedibile, come del resto è nel nostro essere quotidiano. Ed è così in tutto il film, con la mdp che indugia su di una faccia, evitando il canonico campo-controcampo, con tanti i primi piani, molte riprese a volte estranee alla storia e soprattutto con in sottofondo sempre il suono in presa diretta, mai filtrato. E' così fedele la riproduzione del reale che questo film rimane fra i più belli omaggi alla Parigi anni '60 mai fatti dal cinema (qui ripresa con il bianco nero che ne accentua gli aspetti autunnali). Tra l'altro i film di Godard vanno assolutamente visti in lingua originale, con il sonoro originale.
Le scene si susseguono a spezzoni, vengono descritti avvenimenti apparentemente insignificanti o banali, e magari all'improvviso fa irruzione qualcosa di insolito e sorprendente (la sparatoria).
Eppure nonostante l'anticonvenzionalità e la mancanza di vera trama, il film ha una sua unità, un suo pathos specifico molto marcato. Ciò è merito del personaggio di Nana, che viene sviscerato a fondo dal lato umano e soprattutto grazie alla superlativa interpretazione di Anna Karina, che dà al personaggio un fascino, una grazia, una spontaneità, un calore unico, stupendo, bellissimo.
La storia di Nana tra l'altro non è per niente facile. Tramite il suo personaggio, che fatica molto a trovare un ruolo stabile nella società ed è costretto a prostituirsi per sopravvivere, Godard vuole rivelare uno stato scomodo e rimosso del vivere sociale, quale quello della prostituzione femminile. In una scena molto importante del film, fatti banali riguardanti la vita quotidiana e normale della prostituta Nana, sono commentati da una voce off che snocciola dati, legislazione e fatti riguardanti il "mestiere più antico del mondo".
Nonostante ciò la prostituzione e il suo mondo sono visti con occhi non "morali" o pregiudiziali, la figura di Nana non ne esce per niente sminuita, anzi c'è tempo per la splendida scena del suo dialogo filosofico con l'anziano al bar.
E' così il film: piccole scene "insignificanti" ma così intense, belle, illuminate dalle dolci espressioni della bellissima Anna Karina. Assume così valore dolente il finale tragico e "casuale". E' così nel mondo: la bellezza viene usata, sfruttata, calpestata. Meno male che c'è la mdp di Godard che riesce a testimoniarcela a imperitura memoria.

Hakeem  @  16/06/2012 19:26:14
   8 / 10
Film di rara intensità e crudezza, uno dei migliori di Godard, inspiegabilmente - almeno qui in Italia - poco conosciuto. Stupenda Anna Karina.

BlackNight90  @  23/03/2010 23:59:30
   6½ / 10
"Bisogna prestarsi agli altri e darsi a se stessi"
Se Godard ha voluto proseguire idealmente questa frase di Montaigne con cui si apre il suo film, non c'è riuscito del tutto, o forse sono io che non l'ho capito.
FIlm dedicato ai b-movie e al cinema muto: la scena nella quale Nanà piange 'assieme' alla Giovanna D'arco di Dreyer, è una delle più emozionanti, mentre per il resto il film è un po' noioso e monotono: non c'è in Nanà quello slancio vitale, e anche disperato, tipico di altri personaggi di Godard, che rendeva i suoi film così interessanti e il fatalismo di Nanà e sinceramente espresso male sia dalla frammentazione in quadri (tableaux) sia da dialoghi o monologhi messi un po' così, sconessamente. Il piano-sequenza finale non riesce ad essere sconcertante, sa molto di forzatura. Godard si rifarà.

Tom24  @  20/01/2010 00:54:55
   8½ / 10
Capolavorissimo di Godard, al tempo si che sapevano far cinema. Ogni inquadratura sprigiona una potenza espressiva unica. Magnifica Anna Karina. FInale spiazzante e bellissimo.

Doinel  @  19/11/2008 15:36:09
   10 / 10
Inaccetabile questa media così bassa, ci troviamo di fronte a uno dei migliori film di Godard del primo periodo, probabilmente è anche il più emozionante. Anna Karina ha dato un'interpretazione che va oltre lo schermo, è riuscita a rendere universale la sua storia, la sua disillusione verso il mondo, è il sogno spezzato di un'intera giovinezza; per lo spettatore è un pugno fortissimo sullo stomaco che nella scena finale si realizza con un'impatto rosselliniano, in questo film Godard ha lavorato e sperimentato moltissimo, di grande frequenza l'uso dei primi piani e la regola dei 180° che donano un fascino unico ai dialoghi e rendono lo spettatore curioso e "osservato".
Un capolavoro sottovalutato da troppo tempo.

Crimson  @  27/02/2007 15:39:50
   6½ / 10
Lasciate perdere la trama, dannazione.
Un Godard piuttosto insolito, sia per la costruzione del film che per l'analisi della protagonista.
Nanà è il simbolo dell'accettazione passiva dell'esistenza. Una foglia nel vento. Interrogativi esistenziali decisamente malleabili e privi di costrutto. A tal proposito resta impresso il dialogo con lo pseudo-filosofo. Ci si chiede se si possa vivere senza l'uso della parola. Nel turbillon di riflessioni, l'uomo racconta la fine di Porthos, reo di aver pensato per la prima volta dopo una vita di agìti.
Sono spunti di riflessione importanti, forse un pò troppo allo sbaraglio ma di sicuro fascino.
La Karina più compassata e amimica del solito. Ne viene fuori un film con alti e bassi, e un finale già visto e piuttosto anonimo.
Resta interessante l'introspezione di Nanà. Siamo lontani anni luce, e persino agli antipodi da Pierrot o dallo stesso Belmondo in 'fino all'ultimo respiro'. Preferisco di gran lunga quei personaggi così riluttanti ad accettare la propria condizione e tendenti all'autodistruzione pur di fuggire dall'esistenza.

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