radio america regia di Robert Altman USA 2006
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radio america (2006)

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locandina del film RADIO AMERICA

Titolo Originale: A PRAIRIE HOME COMPANION

RegiaRobert Altman

InterpretiWoody Harrelson, John C. Reilly, Tommy Lee Jones, Virginia Madsen, Meryl Streep, Kevin Kline, Lindsay Lohan, Lily Tomlin

Durata: h 1.40
NazionalitàUSA 2006
Generecommedia
Al cinema nel Giugno 2006

•  Altri film di Robert Altman

Trama del film Radio america

Sullo sfondo dei preparativi per lo show finale di un programma radiofonico, tecnici e artisti intrecciano dure lotte e ardenti passioni mentre un manager autoritario, con estreme difficoltà, cerca di tenere insieme l'intero cast.

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Voto Visitatori:   6,59 / 10 (41 voti)6,59Grafico
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Voti e commenti su Radio america, 41 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  25/12/2006 19:51:50
   9 / 10
L'ultimo Altman è un film surreale e malinconico sull'America morente e sulla morte.
Tanti personaggi, 2 set, una tavola calda, 2 minuti all'inizio e due alla fine , e tutto il resto del film ambientato all'interno del teatro, con Altman che insegue con la macchina da presa i suoi malinconici personaggi e lo fa con triste ironia.

Indubbiamente un piccolo capolavoro. L'ultimo di un grande.

1 risposta al commento
Ultima risposta 14/05/2007 23.18.25
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sweetyy  @  23/10/2006 18:54:46
   1 / 10
un film noiosissimo,tutto lo svolgimento si basa sulle canzoni..
Lo sconsiglio!

14 risposte al commento
Ultima risposta 24/11/2006 14.30.19
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  17/07/2006 22:42:37
   5 / 10
Non avrei mai creduto che l'ultimo Atman potesse ottenere un esito tanto plebiscitario (in positivo) da parte della critica.
Forse non è lui che sta invecchiando, ma chi scrive.
Non saprei, potrei individuarne le ragioni, ma forse ho bisogno di un cinema diverso, in grado di guardare al presente con la giusta amarezza ma senza indulgenze passatiste (in questo senso andrebbe rivalutata la produzione discontinua ma coerente dell'ultimo Wenders).
Il punto è che - accidenti - Bobby è la ragione per cui amo andare al cinema.
M'illumino' nella via di Damasco con un film freak, grottesco e irriverente come "anche gli uccelli uccidono", trasfiguro' Marlowe (uno dei miti americani) nel suo splendido "long goodbye", racconto' le convenzionalità di un paese ancorato al rito di se stesso in "Nashwille", citò Bergman per "images" e "tre donne", diede al western un tocco di profano lirismo ("compari"). Ho cercato sempre di non perdere un suo film. Tra i recenti exploit, il Carveriano ed efficacissimo "short cuts", e l'irriverente "Gosford park". L'ho seguìto ovunque, anche a dispetto di una filmografia tanto stakanovista quanto discontinua, ne ho letto i libri, insomma era (ed é ancora) un amico da sempre.
Il punto è che Altman andava controcorrente dimostrando di rispettare la tradizione. Certo, il suo cinema si riconosce ancora, questione di stile e forse non molto di piu'.
Davvero è lecito gridare al capolavoro per "radio America"? I critici hanno voluto vedere quello che non ho visto io, e poi nostalgia, la nostalgia. Un mondo si chiude per sempre e siamo costretti a parteggiare per questi tediosi e terrificanti country-singers (l'unico momento plausibile musicalmente parlando è la presenza da guest-stars di un duo canoro molto in voga nel genere).
Lo dico chiaramente: sono uomo di parte, detesto profondamente il country e l'ascolto prolungato della suddetta musica provoca in me effetti collaterali (nausea, vertigini) piu' o meno simili all'opera omnia del nostro Albano.
E' anche vero che c'è una bella differenza tra Billy Ray Circus e Johnny Cash, tra Nicolette Larson e Kris Kristofferson.
E' emozionante che si ricordi di Johnny Cash, uno che ha abilmente decontestualizzato la tradizione. E' un segno delle cose, i due cowboys che irrompono con una canzoncina maschilista ed esarcibata fanno pensare, come Cash, che esiste una linea sottile tra lo spirito (la fede insita nei testi della musica country) e l'irriverenza dello stato naturale dell'uomo.
Se il film sembrerà impaludarsi in un retrivo rigore conservatore e tradizionalista (roba da rivalutare Jimmy Swaggard e compagnia) per molti tutto cio' è un vanto.
E si riconosce un'opera che ha ben pochi punti di contatto con Nashwille, checchè ne dicano in giro, ma ricorda il manifesto coreografico di "the company" e il corale, lievissimo, emozionante "jimmy Dean, Jimmy Dean".
Una volta chiuso un sipario, si aprono accidentalmente nuove prospettive. Per essere un pretestuoso spaccato d'America di provincia, lascia a desiderare: non è accettabile che la critica abbracci questo finto realismo, che riesca a trovare intrigante questo cerchio che si chiude, monoliticamente, nel segno di una comunità chiusa in se stessa e aperta solo ad esporre ludicamente i loro piccoli marketing

Tra famigliole tutta casa-e-chiesa, e mandriani scoreggioni meno "sospetti" degli spiriti inquieti di "brokeback mountain", nel film veleggia (ed è probabilmente il pregio maggiore del film) un'anelito di morte costante.
E' rappresentato dall'Angelo della Morte, che riveste i panni di una conturbante ragazza.

E' l'eco di un'autore che non ha mai smesso di credere che al rito della festa corrisponda, oltre al senso di perdita, l'ineffabile realtà della separazione. Non citiamo "you don't worry me" dal capolavoro Nashville, ma lo spettacolo ha sempre avuto un rapporto molto particolare con le tenebre, cfr. dall'Aida della maledizione, allo sconvolgente concerto di Altamont con gli Stones.
Se la lesbica Tomlin mostra sempre piu' una preoccupante somiglianza con la nostra Ornella Vanoni, e la Streep è così soave da rilasciare un senso di irritazione per la sua indiscussa professionalità, il film ha in se' tutte le qualità per colpire.

Lo capisco: quel mondo aveva, accidenti, la forza di credere nella vita, a differenza di chi preferirebbe non sentirli cantare...
è un mondo arcaico, che rifiuta il parassitismo sociale, anche se ne è intriso quanto basta (la pubblicità tra uno stacco e l'altro).

"Se nessuno invecchia o muore si fa avanti"

Curioso, questo amnetico fatalismo. E se nulla davvero fosse cambiato? Se dovessimo svegliarci colpiti dall'ingerenza di questa ennesima, spietata e falsa modernità?

"restare ai margini della folla, questo è il mio motto" (cfr. dal film)

E' l'isola felice, l'approdo rassicurante, il fantasma (reale) di un'impossibile alleanza con il passato.

Come credo di aver visto, comprendo tutte le ragioni per cui questo film ha avuto un clamoroso successo di critica: ma da vecchio fan so anche che per le stesse ragioni che inducono molti all'entusiasmo mi rfiutero' di appoggiarlo.
Non mi basta respirare genuinamente questo microcosmo (musicalmente, ripeto, indigesto) per trovare sollievo a un mondo (non solo America) che non trova piu' il suo squisito provincialismo

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3 risposte al commento
Ultima risposta 19/07/2006 12.20.46
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Brohymn  @  27/06/2006 00:57:36
   9 / 10
Stupendo!
Non avevo ancora visto nulla di Altman, ma adesso mi sa che mi farò tutta la sua filmografia...

La cosa veramente geniale di questo film, a metà fra racconto e fiaba, è che ogni personaggio è caratterizzato da una propria atmosfera particolare (atmosfera noir per l'addetto alla sicurezza, comica per i cowboys, etc..).

Lo consiglio vivamente!

1 risposta al commento
Ultima risposta 31/07/2006 13.45.40
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Gruppo COLLABORATORI matteoscarface  @  16/06/2006 23:31:35
   9 / 10
Altman, uno dei miei registi preferiti e, a mio parere, uno dei più grandi cineasti viventi, ci regala un film intelligente e piacevolissimo, cioè un film d'altri tempi verrebbe da dire. Perchè in tempi in cui un film è chiamato "prodotto" e gestito da gente che non è mai stata al cinema Altman rimane l'unico che non si piega davanti a nulla, tanto meno a leggi o mode di mercato, come hanno fatto invece altri grandi registi del calibro di Martin Scorsese. Amo Altman perchè amo la cultura americana e nei suoi film ritrovo l'america che mi piace, quella intelligente, non quella di bush.
Il cast non ha neanche bisogno di presentazione, dalla coppia reilly-harrelson sapevo che avrei trovato il massimo, e lo stesso vale naturalmente per le strepitose lily tomlin e merily streep. Sorpresa invece per la bella lindsay lohan, di cui non avevo mai visto nulla. Un applauso infine a kevin kline, che da Un pesce di nome Wanda riesce a farmi ridere semplicemente con lo sguardo.
Bellissimo poi l’intermezzo improvvisato sulla pubblicità del nastro adesivo.
Un grande film insomma, che a differenza di Nashville guarda ad una musica e ancor di più ad una cultura con molta nostalgia, che il maestro Altman tratta come sempre con stile e senza retorica. La vicenda della trasmissione radiofonica è comunque vera e il film è dedicato ad un programma americano, seguito da milioni di ascoltatori, che ha chiuso i battenti l’anno scorso dopo 30 anni di attività.

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Ultima risposta 17/06/2006 18.27.17
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  06/06/2006 17:13:02
   6½ / 10
"Radio America" si compone di elementi senz'altro positivi, come una regia accurata, un'ambientazione mai banale pur trattandosi per la quasi totalità dell'azione di un teatro, di un cast di tutto rispetto (Woody Harrelson il mio preferito) e di una storia che, nel classico meccanismo di Altman, regge bene per gran parte della durata.
Ma, come scrive chi mi precede, è anche un film piuttosto noioso con parti della narrazione tirati troppo per le lunghe.
Nel complesso è positivo, ma personalmente sono arrivata al finale un po' stanchina.

2 risposte al commento
Ultima risposta 10/07/2006 15.22.16
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Vegetable man  @  04/06/2006 19:58:56
   6½ / 10
Film ricercato, dalla regia lenta ma curata, attenta sopratutto ai personaggi ed ai dialoghi. Se cercate l'azione, non la troverete. In compenso offre un'interessante visione di un pezzo d'america che sta scomparendo, ancora legato all'ambiente rurale ed alla tradizione. Finale un po' sconclusionato che non lascia del tutto soddisfatto lo spettatore. Io l'ho trovato godibile, ma avverto che è davvero molto statico: se vi annoiate facilmente, e sopratutto se odiate la musica country, non andatelo a vedere!

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Ultima risposta 04/06/2006 20.32.36
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ceci  @  03/06/2006 21:27:00
   2½ / 10
gli metto 2 e mezzo perchè ad un film in genere non si da di meno, quando sono entrata nella sala del cinema mi è venuta subiato qualche perplessità, io e i miei amici ervamo gli unici giovani, il più giovane di tutti gli altri 200 spettatori aveva 70 anni.. comunque,,,fino a ieri credevo che il film più brutto che avessi visto fosse Kung Fiusion, ora mi ricredo! Radio America è stato sconvolgente! Non so se sono io che sono cretina vista l'ottima critica, ma è veramente osceno! pallosissimo! come si fa a giare un film su tipi che parlano in un camerino e poi salgono sul palco a cantare il loro pezzo di musica country, e avanti così per 1 ora? unica variante la donna che rappresenta la morte che vaga insidiando un vecchietto? il film più noioso e assurdamente brutto che abbia mai visto, anche se non posso proprio dare un giudizio completo perchè sono uscita dal cinema dopo il primo tempo, non ce la facevo più, mi sembrava una presa in giro! Aspetto di vedere cosa ne dicono gli altri, perchè io ci sono rimasta malissimo! 1 ora di guadagni del lavoro buttati..mamma mia non so che dire..

16 risposte al commento
Ultima risposta 03/07/2006 21.17.47
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