Un sassofonista, dopo aver ricevuto da uno strano individuo cassette in cui viene ripreso in casa sua durante la sua vita quotidiana, viene accusato dell'omicidio della propria moglie. Ma, una volta in carcere, si trasforma in un'altra persona, che viene scarcerata e inizia una vita in qualche modo parallela a quella precedente...
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Ennesimo capolavoro del genio Lynch pronto come sempre a condurci nei labirinti della psiche. Avvalendosi del suo consueto repertorio fatto di musiche inquietanti e ambientazioni al limite della claustrofobia, il regista ci cala nell’incubo di un uomo (due?) che, tra allucinazioni e stati di semi incoscienza, si ritrova suo malgrado imprigionato per un delitto che non ricorda d’aver commesso, salvo poi, sotto altre spoglie, venir catapultato nuovamente sulla strada, prigioniero di un destino non meno atroce del precedente. C’è poco da scrivere e da commentare, se non che, avvalendosi di uno spunto vagamente kafkiano, Lynch imbastisce l’ennesimo giochi di specchi dove tutto è il contrario di tutto e la realtà è solamente uno dei possibili punti di vista. Davanti a un pensatore di questo calibro, per non apparir ridicoli, si può solo dire una cosa: lunga vita al maestro!