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In un periodo che vede il genere bellico uscente da incisivi mutamenti, dovuti anche allo stesso contributo di Altman alla New Hollywood appena terminata, STREAMERS percorre la nuova scia filmica sperimentale del regista, ottimo nel fabbricare un carattere teatrale senza quella eccessiva artificiosità che gli permette di superare il termine "esperimento" sfociando in un volere artistico di qualità, sempre pulito in una tecnica sobria e quanto più essenziale possibile, che imprime un senso naturalistico alla pellicola. Unendo un carattere grottesco già proprio del regista ad una seriosità giusta e nuova nell'affrontare questo genere, il risultato riesce a dialogare con lo spettatore senza mai risultare banale, nonostante il forzato lato tragico, e senza assumere una sensazione di già visto, garantendo, seppur senza un folgorante risultato, un film d'autore di grande stile e intelligenza, nuovo più nei metodi che nei contenuti antimilitaristi e umanistici, che affrontano quasi soltanto con dialoghi una sequela di argomentazioni ben espresse.
Non è un film critico verso l'esercito come istituzione. La camerata della caserma in cui si svolge la vicenda offre lo sfondo per esprimere problematiche e conflittualità che vengono dal contesto esterno, non da quello interno, nel quale l'atmosfera claustrofobica dell'ambiente ristretto acuisce ma non crea. Grandissima la prova collettiva del cast in una pellicola che pur essendo d'impostazione teatrale, è tesa e vibrante proprio per la bravura degli attori, capaci di tirar fuori tutta l'amarezza e il dolore possibile dai loro personaggi.
Un bellissimo dialogo tra persone che hanno in comune uno stesso destino e si svelano, l'un l'altra...Grande il coraggio di basare tutto su questo, il film è infatti interamente girato in una stanza...importanza totale data ai personaggi.
Un dramma modesto e decisamente verboso, che critica un pò banalmente la guerra e la vita militare, vivendo sulla metafora di colui che, in volo, vede il suo paracadute che non si apre e si ritrova a precipitare nel vuoto. Allo stesso modo i protagonisti di questa vicenda si rendono conto di essere in balia del loro destino come nel bel mezzo di una caduta libera senza nulla a cui appigliarsi. Tutto quanto si svolge all'interno della camerata nella quale i personaggi si confrontano e danno sfogo a speranze e paure per un futuro che si preannuncia più incerto che mai. In questo contesto si sviluppano due ore abbondanti di interminabili dialoghi, non sempre così efficaci, che, in qualche modo, riempiono i vuoti lasciati dalla totale mancanza di eventi di una storia che si muove solo nel finale. Un film modesto sotto svariati aspetti: troppo lungo e ripetitivo, recitazione sommaria, personaggi approssimativi, visivamente noioso e complessivamente abbastanza sterile. Lontano anni luce da M.A.S.H. Perdibile.
Film tra i piu' crudeli e amari del regista, forse il migliore nella sperimentazione tra cinema e teatro filmato, attraverso le caratteristiche tipiche del palcoscenico (indagine psicologica, conversazioni da oratorio drammatico, ambientazione cameratesca etc.). La storia di alcuni giovani in attesa di essere chiamati per la guerra del Vietnam, con le loro ingenuità e violenze represse, nel nome di tematiche come il razzismo e l'omosessualità che fa perno al personaggio "ostentato" di Ricky. Personaggio che è anche il perno della vicenda, fagocitatore inconscio di una tensione che sfocia nel dramma. Memorabile il dualismo tra l'inconsapevolezza delle giovani reclute e la sbornia disperata dei due veterani, costantemente ubriachi. Un film antimilitarista diverso dal solito, con un pathos e una coscienza individuale forse un po' troppo sopra le righe (a tratti, rischia di diventare delirante nella sua antiretorica) ma necessaria come "strumento" (simbolo?) della condizione umana e della brutalità della guerra soggettiva (cioè invisibile ma presente come concetto a sè). Memorabile l'uso dello zoom in soggettiva, e strepitose le prove degli interpreti, specialmente di Matthew Modine, attore che ha affrontato i temi del vietnam parecchie volte nel corso della sua carriera