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I voti un po' bassi mi sembrano un tantino troppo severi. Vero è che non c'è niente d nuovo (cambia solo il contesto: quello della cabala, della demonologia e delle credenze giudaiche) e che il film si affida moltissimo ad una CIG abbastanza pretenziosa e a tratti evitabile in quanto un filino sopra le righe, nonché a troppi jumpscares di cui molti prevedibili. Tuttavia, i personaggi sono molto ben delineati e lateralmente agli sviluppi horror la trama ha un tono anche drammatico, nel descrivere un contesto famigliare complesso e non facile, dove scontri e tensioni – rimasti sottopelle per anni – vengono pian piano sopra la superficie. Il personaggio del padre mi è sembrato davvero ben fatto e ho provato molta empatia con la sua figura, ho potuto provare insieme a lui la delusione, il dispiacere per il rapporto ferito dal figlio che non si è comportato nel modo corretto, ma contemporaneamente anche la forza ed integrità di questo padre combattivo, la voglia di andare avanti e fare il proprio dovere nonostante il dolore, nonostante la malattia. Da notare, la scena che si vede nel video amatoriale mette la pelle d'oca, è fatta benissimo e davvero raccaprcciante – e la storia in generale, tra qualche acrobazia e una certa overdose di sospensione di incredulità, regge. Per me è promosso.
Inizialmente incuriosisce per la sua inusuale ambientazione all' interno della comunità ebraico-ortodossa e sul suo basarsi,di conseguenza,su leggende yiddish. Si gioca le sue carte migliori nella prima mezz'oretta,la regia riesce a costruire una buona atmosfera plumbea che poi purtroppo con il passare dei minuti va via via a sgonfiarsi,soffocata dai classici jump scare ( con i soliti demoni in CGI) e da una sceneggiatura veramente dozzinale che ad un certo punto sembra non sapere più dove andare a parare. Finale debole ma a questo punto è proprio l'ultimo dei problemi. Cast anonimo. Tranquillamente evitabile.
Tutto sommato funziona. Nulla di trascendentale o innovativo però si segue con piacere, tra momenti di suspense e altri che tendono a far sorridere, ma senza stonare. Finale interessante.
Suggestiva la location, la trama non spicca di originalità, ma nonostante questo l'ho seguita senza annoiarmi. Discreto il finale. Un film che sa di visto e rivisto. Nel complesso non lo boccio del tutto.
"Una vita per una vita". Perfino i dialoghi mancano di originalità in questo film, che ricorda tanto THE VIGIL, perciò nulla di nuovo nelle tenebre. Anche THE OFFERING pesca dal folklore ebraico, presentando una storia dall'incipit classico, con un djinn che, per certi versi, sembra non discostarsi di molto, per caratteristiche. da quelli visti in altre pellicole. L'atmosfera ricreata non è particolarmente tetra, gli effetti grafici riguardanti il demone non sortiscono grandi sensazioni, anche se la presenza di qualche jumpscare realizzato ad hoc riesce a offrire quel minimo di tensione per una visione innocua, senza grosse aspettative ma neanche da affossare pesantemente. Per cultori del genere, da guardare in mancanza d'altro.
Film nato morto, che certifica, qualora ce ne fosse ancora bisogno, lo stato comatoso irreversibile (salvo rarissimi casi) dell'horror contemporaneo e dei suoi "autori", incapaci di comprendere che il pubblico di oggi, nel bene e nel male, è diverso da quello di 30/40 anni fa. Queste storiacce sempre uguali, nelle quali un terribile demone viene evocato da qualche idiota per i motivi più assurdi e poi, giustamente dico io, si inca**a e si vendica di chi gli è andato a rompere le palle, ormai non hanno davvero più niente da dire. L'esordiente regista credeva forse di proporre una cosa originale ambientando il film nel mondo ebraico, ma poi si scorda di fornire uno straccio di contestualizzazione storica, sociale o ambientale che possa giustificare questa scelta e alla fine che si tratti di ebrei, di buddisti o di terrapiattisti poco cambia. Il resto è tutto già visto 1000 volte, di cui 999 meglio. Segnalo come ulteriore aggravante il fastidiosissimo abuso del jumpscare (probabile primato da guinness), che come si sa è lo strumento preferito di chi non ha nulla da dire per provare a risvegliare lo spettatore, almeno momentaneamente, dall'inevitabile torpore. Che pena.