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Nella sua dimensione televisiva e low budget, THE PLUMBER può anche risultare interessante per la sua idea e il suo concetto artistico. L'unico problema è l'ostentazione e la ripetizione di quell'unica idea surrealista, la quale sicuramente poteva avere uno sviluppo più interessante. Peter Weir, seppur sottodimensionato, si conferma un autore anticonvenzionale sotto ogni aspetto.
Ho letto di qua e di là una difesa continua nei confronti di Max. A me sinceramente è sembrato solo un grandissimo figlio di puttanà frustrato. Poi ci sono tutti i discorsi psicologici e sociologici sul fatto che Jill è una cagna borghese stracolma di pregiudizi e paure ancestrali. A me sembra proprio un discorso posticcio. Fosse successo a me, ma fosse successo anche a un proletario qualunque, la reazione sarebbe stata la stessa. Io uno così lo squarto col cutter, altro che orologio e 60 dollari. Quali che siano le sue intenzioni, per me nel film ci sono elementi sufficienti a una condanna capitale. Non c'è cultura, uguaglianza, borghesia, mentalità che tenga. Uno così è semplicemente uno stro.nzo, carcerato o povero in canna che sia. E gli str.onzi vanno tutti trattati alla pari secondo me. Ciò detto credo che sia un grande film uno che tenga impegnato lo spettatore così. Eppure c'è qualcosa che mi stona in questo film. Mi sa di fake, di costruito. Come se Weir volesse andare a parare lì, come se la stanca verità del borghese omofobo fosse degna di un altro film (anche se televisivo). Tecnicamente un ottimo prodotto, bocciate le intenzioni.
Fra thriller psicologico e commedia nera Weir si sofferma sull'inusuale che si insinua nell'ordinario. Non c'è nulla di soprannaturale in questo film, ma l'intrusione di un semplice idraulico dal comportamento quantomeno stravagante nella vita piuttosto metodica della protagonista, che porterà quest'ultima a delle vette paranoiche non indifferenti. Piccolo film a basso budget, ma con la bravura dei due protagonisti principali e il rapporto che si sviluppa ne garantisce la buona riuscita.