Mina un'artista di 28 anni rimane bloccata in una vasta e immacolata foresta nell'Irlanda occidentale. Dopo aver trovato un riparo, rimane intrappolata insieme a tre sconosciuti, perseguitati ogni notte da misteriose creature.
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La figlia di Shyamalan dirige un film nel pieno stile del padre, sia per la tendenza al colpo di scena, nonché per una certa somiglianza – nelle ambientazioni e in generale nell'atmosfera – ad un suo grande film, ovvero The Village. Stessa cura dell'immagine e della fotografia, anzi, ancor di più – perché qui dietro la cinepresa c'è una donna, e si vede. La mano femminile traspare dalla delicatezza e dolcezza con le quali gli eventi vengono raccontati: è praticamente una fiaba, un folk horror dalle tinte tenui nel quale, insieme agli eventi, si sviluppa la maturazione interiore della protagonista (una sempre brava ed intensa Dakota Fanning). Il twist è intuibile fin da molto prima, ma tutto sommato questo aspetto non guasta, anzi – la mancanza di un vero e proprio scossone a sorpresa è persino una cosa onesta: alla fine tutto si incastra perfettamente e ciò rende quindi necessariamente comprensibile già tempo prima dove si andrà a parare, ma nel contempo non ci si sente neanche presi in giro da finali mirabolanti e accampati soltanto per sorprendere. Sono i buoni sentimenti a farla da padrone – e come gli Osservatori guardano le persone, anche la protagonista inizia a guardarsi, come in uno specchio, per ricongiungersi con se stessa. Tutto molto bello.