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C'è una solitudine devastante in questo film di Araki. Le sei figure del film vagano in una Los Angeles che non offre orizzonti ma esistenze che solo l'aiuto reciproco mantengono un fragile equilibrio, che una volta spezzato li rende vulnerabili di fronte ad una società che a malapena li sopporta. L'omosessualità estremizza appunto questa debolezza, in quanto prede più facili per bigottismo, razzismo e ghettizzazione. Stilisticamente interessante questo lavoro di Araki, un misto di ripresa tradizionale ed amatoriale, quest'ultimo in particolare ci aiuta a capire meglio i personaggi ed osservarli nel loro quotidiano. Una realtà marginalizzata che funge in una certa misura da detonatore per il successivo Doom Generation, che considero una continuazione più estrema di questo film.
Prima parte della Teenage apoclaypse trilogy di Araki, poi proseguita con The doom generation, che come già ho detto più volte, adoro da matti, e con Nowhere, qui da noi conosciuto come The ecstasy generation; tutti e 3 i film vedono la piacevole presenza del bravo James Duval (Independence day, era il figlio del pazzoide che a fine film si suicida con l'aereo nell'astornave aliena nemica).
Qui, nei proverbiali scarsi 80 minuti che contraddistinguono i lungometraggi di questo filmaker/fotografo di origini orientali, si parla, in diversi episodi, di omosessualità, intollerenza ed omofobia.
Suicidi dovuti al fatto di non esser accettati dalle altre persone a causa delle proprie preferenza sessuali, incomprensioni varie, sofferenza assortite, ecc sono alla base dei 15, mi pare, capitoli in cui è organizzata la pellicola.
Coraggioso, singolare e molto sentito, ma il meno riuscito della trilogia comunque.
Mai giunto qui da noi, vale comunque la pena il procurarselo.