fight club regia di David Fincher USA 1999
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fight club (1999)

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locandina del film FIGHT CLUB

Titolo Originale: FIGHT CLUB

RegiaDavid Fincher

InterpretiEdward Norton, Brad Pitt, Helena Bonham Carter, Meat Loaf, Zach Grenier, Jared Leto

Durata: h 2.20
NazionalitàUSA 1999
Genereazione
Tratto dal libro "Fight club" di Chuck Palahniuk
Al cinema nel Dicembre 1999

•  Altri film di David Fincher

•  Link al sito di FIGHT CLUB

Trama del film Fight club

Jack, uno Yuppie in cerca di se stesso, subisce il fascino travolgente e malsano di Tyler Durden, un disturbato gestore di palestre clandestine dove gli atleti si picchiano a sangue per dar sfogo alle proprie repressioni.

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Voto Visitatori:   8,31 / 10 (540 voti)8,31Grafico
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Voti e commenti su Fight club, 540 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento stuart  @  09/01/2006 18:55:10
   8 / 10
*** Spoiler *** Il commento che segue contiene riferimenti al finale del film.


Il più giusto commento è quello di Helena Bonham Carter in un'intervista rilasciata durante la promozione di Fight Club, nel 1999: "E' un tipo di film che difficilmente vedrete ancora, a meno che non vediate questo due volte".
E forse un paio di anni dopo la nostra eroina si sarà resa conto di quanto tristemente profetiche fossero state le sue parole; dopo l'11 Settembre infatti la visione di un intero panorama di grattacieli che crolla a causa di un attacco terroristico sarà indigesta per la maggior parte dell'audience americana (e mondiale).

Sarcasmo a parte, Fight Club non è un film di facile interpretazione e classificazione: dark comedy, buddy movie, anti-social commentary, action movie, love story. Qui c'è tutto questo e molto di più, in un patchwork di messaggi, simboli, immagini e colpi di scena che trasmette, a seconda della sensibilità dello spettatore, sensazioni diametralmente opposte.

Pochi film dell'ultimo decennio hanno stimolato tante discussioni, interpretazioni, analisi. Se il clamore suscitato da film volutamente -e scaltramente- provocatori come Kids o Doom Generation si è esaurito nel giro di poche settimane, l'opera di David Fincher dopo 7 anni è ancora oggetto di accese critiche, studi e tesi di laurea.
Può piacere o meno, ma Fight Club non è un film che scivola via facilmente dalla memoria. Anzi, nella maggior parte dei casi è forte la tentazione di rivederlo una seconda e poi una terza volta. Questo perchè oltre ad una trama molto meno lineare di quanto a primo impatto si potrebbe credere, lo spettatore viene assalito per due ore da immagini e parole che agiscono su diversi livelli di comunicazione. Sintetizzando, questo film ne contiene almeno due al suo interno. Il primo è dato dalla visione degli eventi così come vengono proposti dal regista. Il secondo è dato dall'interpretazione simbolica e metaforica delle vicende dei personaggi.

Ed è proprio nel cercare di decodificare il significato del film che viene fuori la natura controversa di quest'opera.

Innanzitutto c'è da sottolineare la pressochè totale aderenza (con i dovuti limiti legati al medium cinematografico) all'omonimo romanzo di Palaniuk da cui è tratto il film. Finale a parte, lo stesso scrittore ha dichiarato di aver ritrovato nelle ambientazioni e nella caratterizzazione dei personaggi il feeling da lui immaginato nella stesura del romanzo. E il fatto che Fight Club sia un adattamento di un testo già di per sè ottimo ha messo la produzione al riparo da eventuali carenze o errori di sceneggiatura (vero problema di molti film hollywoodiani e non).

Detto questo la regia di D. Fincher, pur non esente da scelte discutibili (chi guidava la macchina..?), è pulita e precisa così come è felice la scelta del cast: Edward Norton al suo secondo ruolo da 'schizzato' (il primo fu in Primal Scream con R.Gere) è bravissimo e credibile; nessuno meglio di Brad Pitt poteva essere Tyler Durden; H.B. Carter è Marla Singer, la junkie che 'rovinò tutto', ed è perfettamente calata nel personaggio; Meat Loaf è Bob Paulsen: un personaggio apparentemente marginale, ma che è invece una chiave per l'interpretazione del film.

A giustificare l'8 di votazione complessiva contribuiscono l'ottima fotografia, la colonna sonora dei Dust Brothers, i combattimenti crudi e iperrealistici (i pugni hanno hanno il vero, sordo, rumore dei pugni e i lottatori hanno movenze e tecniche sgraziate proprio come accade in strada: dimenticatevi dei calci volanti stile Kung Fu e di minuti passati a colpirsi senza che esca una sola goccia di sangue!) e un premio per la scelta coraggiosa di far uscire questo film sotto l'egida di una major (20th Century Fox).

Quindi perchè non 10? Innanzitutto per il finale del film, frutto di un'interpretazione estremamente politically correct del testo: non è tanto il fatto che il romanzo si chiuda in ben altra maniera, quanto per il fatto che sia chiaro come l'epilogo del film sia stato girato in maniera affrettata. La stessa scena del crollo dei grattacieli è assolutamente veloce e implausibile: un mediocre lavoro in computer graphic che stona assolutamente con tutto il resto (ad esempio, l'ottima sequenza introduttiva, quella con i titoli di testa, è un'animazione frame-by-frame che ha richiesto mesi di lavoro...).
Inoltre pur NON essendo un film politico (e poi spiegherò perchè) l'utente comune, quello che non si fa troppe domande, esce dalla sala con la convinzione di aver assistito ad una disamina sui mali della società e su come ci si possa ribellare: ciò non è vero -e non era neanche nelle intenzioni di Chuck Palaniuk fare politica!- e il fatto che venga instillata questa convinzione rappresenta un grosso limite di tutto il film.

Fight Club NON E' un film politico.

Ben vengano i progetti che sono portatori di un messaggio politico; tuttavia il messaggio deve essere coerente, unitario, propositivo. In Fight Club gli input che vengono dati allo spettatore sono troppo eterogenei e contradditori per essere parte di qualcosa di concreto da applicare alla vita di tutti i giorni. Non si cerchi in questo film un profondo significato socio-pedagogico: le parole (e le gesta) di Tyler Durden hanno valenza puramente metaforica per descrivere l 'evoluzione' mentale dell'anonimo protagonista. Non c'è spazio per la VERA analisi della decadenza della generazione-X; disoccupazione, analfabetizzazione, stato sociale, malasanità, debito pubblico sono fattori irrilevanti per l'alter ego di Cornelius-Jack-ecc-ecc, che si esprime con aforismi ispirati dal repertorio sia di Marx che di Nietzsche e che parte offrendondoci un'intepretazione progressista della società (contro il capitalismo/consumismo), per poi approdare all'anarchia e sfociando successivamente nella creazione di un organo paramilitare di stampo fascista (testa rasata, i combattenti sono anonimi e agiscono come automi, i combattimenti diventano un mero rituale), e chiudendo con il crollo delle sedi delle società di Carte di credito: l'obiettivo non è livellare la società come nella filosofia marxista, ma riportare tutto ad una struttura primordiale di allevatore/cacciatore.

Se Fight Club fosse davvero politico meriterebbe una secca stroncatura. Fortunatamente così non è e come ho scritto ogni suggestione socio-politica è da intendersi come un input (forse troppo subliminale) a supporto del vero significato del film.
Dico fortunatamente anche perchè personalmente non avrei MAI accettato che una major (filo repubblicana) e mr. Brad Pitt (uno degli attori più pagati al mondo, che disegna gioielli per la Damiani e che, vestito Armani, spopola sulle riviste con le sue vicende amorose) mi dicessero che "...ci hanno convinto che saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rockstar. Ma non è così".

Fight Club è un anti-social commentary di fine anni 90, assimilabile ad American Beauty e per certi versi a Matrix: la ribellione, il risveglio, dell'INDIVIDUO contro la standardizzazione, contro l'apatia di una società preordinata al consumo e all'annullamento del proprio libero arbitrio ma...

...qual è la più importante chiave di lettura di Fight Club?

Svariate simbologie, metafore, tematiche, vicende, non ultime le parole dello stesso Palaniuk, portano a concludere che sia un manifesto contro la femminilizzazione dell'UOMO del terzo millennio causata appunto da una società di uomini allevati da donne: il consumismo, la Tv, il fascino del successo, l'ingenuità, sono qui visti come usi e costumi tipicamente femminili che l'uomo, sulla scorta di un'errata educazione e cultura, ha fatto propri. La soluzione, secondo il regista, è un'overdose di mascolinità che lo riporti - violentemente - all'ordine naturale delle cose.
E cosa c'è di più maschile, virile, primordiale del combattimento a mani nude? Che cosa, meglio del dolore fisico, può riportare i sensi anestetizzati all'esatta percezione del proprio corpo fisico?
In questo, l'evoluzione 'politica' di Tyler Durden coincide progressivamente con il ritorno alla natura maschile di 'Mr. IKEA'.
Il quale a inizio film è asessuato, vittima dello shopping compulsivo e del consumismo/conformismo più becero. L'entrata di Marla nella sua vita è salutata con un "Lei rovinò tutto!". Infatti non c'è spazio per le donne: detestate da Ed Norton, utilizzate a scopo sportivo-sessuale da Brad Pitt, non ammesse in nessun caso al Fight Club.

Il film contiene tante simbologie misogine che è impossibile menzionarle tutte: la più bella a mio parere è quando Tyler sottopone Cornelius alla prova dell'acido corrosivo causandogli SOFFERENZE immani. Guardate la forma della cicatrice: una VAGINA (c'è chi in questa scena ha intravisto anche riferimenti al sado-bondage omosessuale: io non sono di questo avviso).

Non a caso è ricorrente anche il tema della 'castrazione': dai gruppi di sostegno Cancro ai testicoli, dall'immagine del pene montata da Tyler nei film per bambini alla minaccia di castrazione che Tyler fa al capo della polizia, dalla battuta "..beh poteva andarti peggio..una tipa poteva tagliarti l'uccello e gettarlo da una macchina in corsa" a BOB, castrato e con tanto di bitch-tits, ma tutt'altro che femmineo (anzi, è proprio nell'ultra maschile Fight Club che ritrova il suo orgoglio).
A proposito di Bob e del suo ruolo chiave del film: non è un caso che egli muoia proprio la mattina del 'risveglio' di Cornelius. Da quel momento in poi l'evoluzione del protagonista è matura: non più una vittima asessuata della corporate society, ma un UOMO pronto ad affrontare la realtà (e infatti Tyler sparisce...)

In conclusione questo è un film che, pur spogliato delle valenze pseudopolitiche che porta con sè, rimane un piccolo capolavoro per 'uomini'. Sicuramente da vedere più di una volta per coglierne ogni sfumatura, ogni simbolo, ogni significato.
Da possedere nella propria DVDteca, anche solo per il fatto che non esistono film simili a questo.

WAKE UP!!!

2 risposte al commento
Ultima risposta 12/05/2006 14.47.57
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