Voto Visitatori: | 7,68 / 10 (20 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 8,00 / 10 | ||
"Arrivano i dollari" è una commedia diretta da Mario Costa nel 1957, che si svolge in un piccolo paesino non ben definito, in cui viene descritta la storia di cinque fratelli molto differenti tra loro per stile di vita, abitudini e difetti, ma con un obiettivo in comune: ottenere l'eredità del povero zio defunto.
La pellicola si apre con la consegna, da parte del postino del paese, di un emblematico telegramma indirizzato ai cinque fratelli Pasti, ognuno dei quali è stato etichettato negativamente dai concittadini a causa di un particolare difetto caratteriale.
Ci affrettiamo, così, a conoscere i protagonisti di questa esilarante commedia: Cesaretto (Mario Riva), fratello vizioso e scansafatiche; Michelino (Riccardo Billi), marito eccessivamente geloso e possessivo; Alfonso (Alberto Sordi), vedovo ereditario perennemente indebitato; Giuseppe (Nino Taranto), avaro proprietario terriero nonché strozzino; Piero (Sergio Raimondi), il giovane e attraente fratello che si è guadagnato l'etichetta di "Dongiovanni".
In seguito, i cinque fratelli si ritrovano riuniti in un lussuoso Hotel per conoscere il mittente del telegramma, la zia Caterina, affiancata dal notaio Helene Marinì, per discutere dell'improvvisa eredità del defunto zio Arduino, emigrato in Sud Africa ma divenuto ricco grazie alla scoperta di una miniera di diamanti.
I Pasti scoprono che il povero Zio ha lasciato una cospicua eredità da dividere in parti uguali insieme alla moglie, ma a determinate condizioni: dovranno dimostrare alla zia e al notaio di esserne meritevoli e di non manifestare vizi o debolezze che potrebbero infangare il nome dei Pasti. La zia, non essendo convinta del falso amore che sembra aleggiare nella famiglia Pasti, decide di scambiarsi di ruolo con Helene, giocando quindi la parte del Notaio anziché della reale zia. Inoltre, al fine di testare l'onestà e la veridicità dei comportamenti dei nipoti, decide di volerli incontrare uno ad uno, entrando nelle loro vite "come una bomba" (cit. Conte Alfonso), approfondendo la loro conoscenza e condividendo eventi di vita quotidiana.
Seppur seminando accese discussioni, nonché sleali sotterfugi dettati dalla smania di appropriarsi dell'eredità,i cinque fratelli cercheranno in ogni modo di dimostrarsi persone corrette e senza peccato agli occhi del notaio. Come dice il celebre proverbio, il fine giustifica i mezzi! Per l'intera durata del film vedremo cinque personalità diverse impegnate a nascondere le proprie debolezze e i propri difetti, in una serie di situazioni tragicomiche condite da battute, fraintendimenti e furiosi litigi. La corsa verso i dollari è appena iniziata!
La pellicola riesce umilmente nell'intento di divertire lo spettatore attraverso una storia semplice, divertente, in cui vengono descritti minuziosamente cinque stati psicopatologici (avarizia, accidia, gelosia, megalomania, lussuria) che vengono messi a dura prova in nome del vile danaro.
Le ambientazioni esterne raccontano una cittadina umile dalla mentalità chiusa e ristretta, che tende a giudicare ed etichettare le persone in base a stereotipi e pregiudizi. Troviamo il classico fannullone che si diverte a tirare scherzi al fratello divorato dalla gelosia nei confronti di una moglie giovane e avvenente, un falso nobile che chiede al suo attempato cameriere di indossare guanti bianchi prima di rivolgergli la parola e che stipula cambiali col fratello, avido a tal punto da chiudere a chiave la dispensa, per finire con un ragazzo seducente che si diverte a corteggiare le donne senza sposarle.
La sceneggiatura colma di brillanti battute di Sordi ("magna er pappone", "pussa via", "mettete le scarpe strette!") e gli sketch di Riva e Billi (tecnico della televisione) offrono uno spettacolo esilarante e indimenticabile, degni di una vera commedia all'italiana che ci regala una nitida fotografia dell'italiano medio vittima delle sue debolezze (donne, gioco, ricchezza) e delle sue manie.
La nuova commedia di costume del dopoguerra rimane a lungo succube dei limiti vigenti nel periodo fascista, ma descrive con sincerità e simpatia il popolino sotto l'influsso del neorealismo. Da "Don Camillo" (Duvivier 1951) a "Pane, amore e fantasia" (Comencini 1953) e "Poveri ma belli" (Risi 1957), comincia a delinearsi lo stile provinciale della commedia di costume italiana: macchiettismo caricaturale, vita popolare, buoni sentimenti. Un cinema artigianale, che riscuote un grande successo nel pubblico di massa e riesce a contrastare i prodotti americani proprio grazie all'adozione di carattere e tradizioni locali.
In questi anni le storie vengono rivestite di leggerezza e semplicità, sempre più vicine ad un cinema caratterizzato da forti contenuti ironici e divertenti. Sempre nel '50 i registi tentano l'idea dei film a sketch come "Un giorno in pretura" (Steno 1953), "Accadde al commissariato" (Simonelli 1954), "Racconti romani" (Franciolini 1955), "I pappagalli" (Paolinelli 1954), che ricevono critiche e commenti non molto positivi ma vedono spesso la partecipazione di Sordi come vera e propria punta di diamante.
Alla fine degli anni 50,fino agli inizi dei '70, si delinea definitivamente il genere Commedia all'Italiana, che deve la sua popolarità a registi del calibro di Monicelli, Zampa, Risi che ci hanno regalato delle vere e proprie perle di pellicole come "La grande guerra", "Tutti a casa", "I soliti ignoti", "Il sorpasso", "Il medico della mutua".
E' difficile poter dimenticare venti anni di eccellenza cinematografica, di grandi interpretazioni e di grandi ispirazioni; venti anni di sorrisi, lacrime, nonché di importanti riflessioni su una società sempre più vittima dell'epoca consumista, dell'esportazione del "sogno americano" e degli effetti della stratificazione sociale, frutto del capitalismo. I film di un'Italia semplice, genuina, povera, proprio quella che veniva descritta dai nostri nonni con tanto fervore e malinconia; un regalo prezioso lasciato dai grandi maestri per non dimenticare il nostro passato, ma guardare al futuro con più consapevolezza.
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Recensione a cura di Federica Ragnini AKA faith81 - aggiornata al 16/10/2012 13.05.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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