Voto Visitatori: | 8,74 / 10 (249 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 10,00 / 10 | ||
Nel 1994 la Walt Disney Pictures presentò al mondo il suo 32° classico d'animazione: "Il Re Leone".
All'uscita nelle sale si disse che era una versione con animali dell' "Amleto" di Shakespeare (il re ucciso dal suo stesso fratello, l'erede scampato alla morte, il fantasma della vittima) e la trama potrebbe apparire anche come una riedizione di "Bambi" (la perdita del genitore, il tema della crescita, la riconquista del dominio). I fans dei Manga e degli Anime lo ritennero un plagio di "Kimba, il Leone Bianco", un classico della produzione televisiva nipponica.
Un possente incipit ci apre le porte alle vicende di Simba, figlio del re Mufasa, erede al trono. Alle sue spalle e a quelle del padre trama però lo zio Scar, che vuole fare suo quel trono a lungo sognato e ora definitivamente compromesso con la nascita del piccolo Simba.
Dopo la morte del padre per mano dello zio, Simba, convinto di aver in qualche modo contribuito a questa tragedia prende la via dell'esilio, abbandonando la famiglia, gli amici e il suo regno. Trovato e allevato dai più improbabili mentori, la suricata Timon e il facocero Pumbaa, Simba cerca di dimenticare il suo passato ma, ritrovato dall'amica d'infanzia Nala e dallo sciamano Rafiki, si convince che è tempo di riprendere il suo posto nel cerchio della vita.
La regia è affidata ad una coppia di giovani cineasti: Roger Allers e Rob Minkoff, capaci di realizzare il film più redditizio - fino al 2003, quando dovette cedere il passo a "Alla ricerca di Nemo" - per la casa di Topolino.
Un successo reso possibile anche grazie ad una colonna sonora accattivante e a musiche spettacolari che fanno de "Il Re Leone" una sorta di musical. Tim Rice ("Jesus Christ Superstar", "Evita") ed Elton John hanno firmato le canzoni del film, realizzando vere e proprie hit come "Can you feel the love tonight" (premiata con l'oscar come miglior canzone originale) e "The circle of life", sulle note della quale scorre uno dei migliori incipit che la storia del cinema ricordi, sia per possenza che per le emozioni da brivido che trasmette.
Non va poi dimenticato il più che notevole lavoro di Hans Zimmer ("Il gladiatore", "Pirati dei Carabi"); sua è la colonna sonora e gli arrangiamenti che creano atmosfere magiche e misteriose, con sonorità e canti africani che quasi strappano lo spettatore dalla poltrona per mostrargli la bellezza della natura africana in tutto il suo fasto.
"Il Re Leone" però è un capolavoro anche sotto il profilo tecnico. Il film, infatti, è una pietra miliare per quanto riguarda l'integrazione della computer grafica con le tradizionali tecniche di animazione, nel senso che è il primo caso, per quanto concerne un film d'animazione, in cui l'uso della computer grafica c'è ma non si vede.
Non è evidente come nei lungometraggi precedenti; basti pensare alla scena della fuga degli gnu, chiaro esempio di come il lavoro digitale si integra alla perfezione con le tradizionali tecniche d'animazione, il tutto senza stonare. La sequenza in questione è stata digitalizzata con un solo gnu che poi è stato ripetuto migliaia di volte. Ci sono voluti più di 2 anni per arrivare a questa soluzione, ma il risultato è di altissima qualità, grazie anche alla traccia "To die for" di Hans Zimmer, che segue le immagini dall'inizio alla fine, portando le emozioni ad un livello superiore.
Il tutto è messo a disposizione di un cast quanto mai azzeccato: un protagonista, Simba, che incarna perfettamente il giovane standard: incosciente e sfacciato nella sua prima fase; insicuro, perché alla ricerca di se stesso, in quella adolescenziale, per poi fiorire nell'età adulta.
Un cattivo, Scar, ambiguo, crudele e al tempo stesso capace di sedurre grazie al suo modo di fare affascinante, ottimamente supportato da un grande doppiaggio sia nella versione originale, dove a prestargli la voce è il premio Oscar Jeremy Irons, che in quella italiana, con un sorprendente Tullio Solenghi che non fa certo rimpiangere il suo collega d'oltreoceano.
Un duo comico, composto dalla suricata Timon e dal facocero Pumbaa, assolutamente sgradevole come non mai, cosa che fa di loro due tra i personaggi più amati e riusciti della produzione Disney.
Quanto detto sopra fa si che "Il Re Leone" sia ancora oggi ricordato come uno dei migliori (se non il migliore) dei classici Disney, merito anche di un tema affascinante quale quello della crisi d'identità che porta Simba ad "uccidere" il leone che è in lui, a negare il ruolo assegnatogli dalla natura e quindi se stesso, estraniandosi da quel cerchio della vita sul quale ci si sofferma spesso nel corso della narrazione.
Simba è vivo, ma solo per metà. Ha seppellito il ricordo del suo passato e crede di aver chiuso con esso ma fuggire dal passato, dalle proprie responsabilità, non fa che accrescere in lui la frustrazione, anche se ben celata dietro l'apparente gaiezza.
Una frustrazione figlia dell'egoismo che lo ha spinto a concentrarsi esclusivamente su se stesso, dimenticandosi degli altri; è, infatti, solo dopo aver donato la propria vita agli altri che questa acquisisce la giusta pienezza.
Anche solo per il modo in cui la pellicola riesce a far filtrare un messaggio come questo meriterebbe l'appellativo di "capolavoro" ma "Il Re Leone", come abbiamo visto, va ben oltre riuscendo, a distanza di anni, a mantenere intatto il suo fascino.
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Recensione a cura di Luke07 - aggiornata al 02/10/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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