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Roy Miller (Tom Cruise) è un agente federale coinvolto in un complotto internazionale che vede come pomo della discordia una batteria dalle capacità illimitate. Impegnato nella difesa della stessa e del suo creatore, uno studente giovane e brillante, Roy trova in June Havens (Cameron Diaz) una splendida, quanto improbabile, spalla che con l'evolversi degli eventi scoprirà una parte ancora inesplorata di se stessa, oltre ad una impensabile intesa con il suo inatteso partner.
Arriva in Italia dopo i deludenti risultati ottenuti in patria "Innocenti Bugie", titolo italiano dell'originale "Knight & Day", che riunisce il protagonista di "Top Gun" alla biondina di "Charlie's Angels", dieci anni dopo averli visti duettare insieme per Cameron Crowe in "Vanilla Sky".
La trama è quanto di più scontato si possa immaginare. Non c'è assolutamente nulla di nuovo, tanto che a tratti sembra quasi di assistere ad un film di "Mission: Impossible", se non fosse che "Innocenti bugie" è caratterizzato da una forte vena ironica che invece non vediamo nella trilogia con protagonista Ethan Hunt. Qui Tom Cruise gioca a fare la parodia di se stesso e la Diaz torna a vestire i panni della bella fanciulla, ma ingenua e impacciata, che tanto bene le portò per il lancio della sua carriera.
Insomma, le premesse per ottenere dei buoni risultati al botteghino c'erano tutte: due ex-star in cerca della gloria perduta, ma che calamitano sempre un certo interesse, e una storia di quelle stile "usato sicuro", poco rischio (a livello di sceneggiatura ) ma tanto incasso, equazione tanto in voga ad Hollywood nelle ultime stagioni e che tanto bene ha sempre portato, incentivata dai "re Mida" produttori cinematografici Jerry Bruckheimer e Michael Bay.
Pare che il vento stia cambiando, però, e proprio Bruckheimer è stato il primo a farne le spese con le sue ultime "creature" decisamente sotto gli standard abituali, vedi i recenti "I Love Shopping", "G-Force", "Prince of Persia: Le sabbie del tempo" o "L'apprendista stregone". La lezione è semplice: pare evidente che non si possa più vivere sugli allori, ma piuttosto si rende necessario qualche rischio in più o qualche rischio e basta, perché il pubblico non sembra più propenso a farsi ingannare passivamente.
"Innocenti bugie" è figlio di questa equazione a rischio zero. Risultato: al box office americano la pellicola è stata un flop totale, mentre un tantino meglio ha fatto oltreoceano, ma di certo non bene come ci si aspettava.
Esattamente, però, cosa è che non funziona? Cominciamo con i due nomi di richiamo: Tom Cruise e Cameron Diaz non sfoggiano quell'intesa mostrata ai tempi di "Vanilla Sky", manca la scintilla necessaria a far scattare quella giusta empatia tra lo spettatore e i protagonisti sullo schermo. Peccato, peccato davvero, perché prese per singole le loro prestazioni sono anche piacevoli, con Tom Cruise a suo agio nelle innumerevoli scene d'azione previste dallo script, lucido e folle assassino, dalla battuta pronta, tanto che potrebbe ricordare ai più nostalgici il Vincent di "Collateral".
Ecco, volendola mettere su questo piano, quel personaggio funzionava proprio in funzione del suo partner. Infatti nella pellicola di Michael Mann il feeling tra il personaggio interpretato da Cruise e quello di Jamie Foxx era unico, il che andava totalmente a beneficio della pellicola, mentre nell'opera di Mangold tutto questo non avviene.
Certo, si potrebbe obiettare che stilisticamente si tratta di due lavori completamente agli antipodi, più serio e drammatico il film di Mann, più sull'Action Comedy questo del regista di "Walk the Line", ma l'affinità tra i protagonisti è alla base di un buon lavoro, il pubblico lo percepisce e perde fiducia nel prodotto che gli viene offerto se questa è assente.
Questo potrebbe essere un ottimo motivo per spiegare la debacle in patria dell'ex profeta di "Top Gun". La sua controparte, invece, è assolutamente deliziosa quando cade in preda a crisi isteriche, ma anche qui l'avventura-percorso di formazione, cui è suo malgrado sottoposta, sa di già visto e gioca decisamente a sfavore di questo personaggio.
Anonimi, quasi trasparenti, decisamente sottoutilizzati i cosiddetti gregari che qui rispondono ai nomi (e che nomi) di Peter Sarsgaard, la candidata all'Oscar Viola Davis, e Paul Dano, quest' ultimo uno dei talenti più interessanti attualmente in circolazione.
Imperdonabile la mancanza di caratterizzazione del personaggio interpretato da Sarsgaard, soprattutto perché stiamo parlando del villain. Lo spettatore non sa che sentimento provare nei suoi confronti. Odio? Fascinazione? Niente di tutto ciò. Più probabile si tratti di indifferenza, causa una delineazione inesistente.
"Innocenti bugie" difetta poi, e non poco, nella sceneggiatura oltre che nel montaggio: l'evolversi della vicenda sembra, infatti, totalmente abbozzata e priva di qualsivoglia logica. Appare decisamente forzata insomma, al servizio di una love story alla quale nemmeno i protagonisti sembrano credere. Non soddisfa poi il modo in cui vengono gestiti gli spostamenti da un luogo ad un altro, sempre saltati e giustificati da svenimenti o assunzioni di droghe, espedienti di memoria dantesca.
Addirittura inspiegabile la fuga dettata dalla noia del personaggio di Paul Dano; la facilità con la quale si trasferisce dagli Stati Uniti alla vecchia Europa è a dir poco sbalorditiva, se si considera che la CIA stessa era sulle sue tracce: niente male davvero per un liceale.
Non tutto è da bocciare, beninteso. A tratti la pellicola riesce a strappare più di un sorriso; le scene d'azione sono divertenti e ben fatte, scorrono che è un piacere, e Cruise, lucidamente folle, in veste ironica non dispiace assolutamente; le locations sono particolarmente gradevoli, specie Salisburgo, ma è un po' tutto qui e considerando le basi dalle quali si partiva si poteva tranquillamente e decisamente osare molto di più, eufemisticamente parlando, ed invece si è preferito puntare sull'usato sicuro, decisione figlia dell' equazione sopraccitata: "tante star uguale incasso garantito". Non è andata così, non stavolta.
Se il tentativo di questo "Knight & Day" era quello di risollevare le carriere in fase discendente delle due sorridenti star, pare proprio che non ci siamo, e se Cruise si giocherà tutto riprendendo il ruolo di Ethan Hunt nel quarto capitolo di "Mission: Impossible", proprio non si riesce ad immaginare come Cameron Diaz possa raddrizzare la sua di parabola, tanto è imprigionata in ruoli che le calzavano decisamente a pennello dieci anni fa, mentre adesso ha necessità di qualcosa che la reinventi.
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Recensione a cura di Luke07 - aggiornata al 22/10/2010 16.26.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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