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"Nel 1975 le miniere di ferro del Nord Minnesota assunsero le prime donne minatore. Nel 1989, gli impiegati maschi superavano ancora le femmine in un rapporto 30 a 1. Ispirato ad una storia vera."
Così viene presentato "North Country - Storia di Josey", un film diretto da Niki Caro (La ragazza delle balene),che ottenne nel 2005 due nominations agli Academy Awards.
Il film è ispirato al libro "Class Action" di Clara Birgham e Laura L: Gansler, basato sul caso "Senson vs. Eveleth Taconite Co.", la cui istruttoria si concluse solo nel 1998, venti anni dopo l'inizio degli eventi.
Vittima degli abusi del marito, Josey (nome di fantasia;la vera protagonista si chiama Lois Jenson) trova rifugio in casa della madre, anch'essa reduce da una scombussolata vita sentimentale, ma poi risposatasi.
Sull'immediato conflitto figlia-patrigno si inquadra una storia avvolta in una realtà contadina della provincia americana; tutto è disegnato finemente a dare, con realismo, un accorto profilo del tessuto sociale che fa da sfondo alla vita quotidiana nelle zone lontane dalle grandi metropoli. Nella cornice di splendidi scorci di campagne innevate, perfettamente pennellate in rapidi tocchi, si inseriscono le immagini delle feste, la musica popolare, le conversazioni, i colori perfettamente coordinati; tutto concorda ad invitarci a partecipare di persona ai fatti.
Il festeggiamento domenicale della premessa ci riporta alla splendida sequenza della grande festa matrimoniale de "Il Cacciatore" nelle acciaierie dei sobborghi di Pittsburgh e ci innesta decisamente nell'atmosfera che fa da respiro all'intero film.
Josey, vittima della violenza, cerca salvezza in un lavoro violento, duro, innaturale per una donna. Soffocata da una vita familiare impossibile, cerca la fuga in una miniera, circondata da uomini ostili e minacciata da una scoraggiante e volgare quotidianità.
Si delinea così, con il procedere del film, sempre più marcatamente, la graffiante antitesi fra un maschilismo radicale e la decisa volontà femminile di riscatto ed affermazione.
Come molti film sugli aspetti scomodi e scabrosi della politica del lavoro ("F.I.S.T.", "Tutti gli uomini del re"), la pellicola denuncia un fatto sociale, facendo facile leva sul conflitto generato dallo scontro fra i sessi, in un ambiente decisamente non favorevole a quello debole.
Gli episodi che scandiscono il film fanno da trama portante ad una vicenda per niente nuova, ove il lecito diritto è subordinato ad una situazione di fatto vecchia come il mondo ("E' così che uomini e donne si chiariscono fin dai tempi di Adamo ed Eva").
Ed è questa, la storia di Josey. Il suo diritto a costruirsi una vita dignitosa deve passare attraverso la realtà che lei ha dovuto sempre subire: la violenza e la vessazione, fisica ed esistenziale.
In seguito, il film ci presenta il volgere di un graduale risvolto legalistico, che ci propone un cambio di prospettiva della tematica della vicenda.
A questo punto, ci si chiede se la Legge possa mettere giustizia dove c'è il disordine e se l'Ordine Costituito sia in grado di gettare un fascio di luce nell'angolo della menzogna.
Si riconosce al film un certo carisma nel raccontare con il giusto dosaggio di crudezza un fatto di cronaca vera, con uno spessore drammatico di buona consistenza.
Peraltro, forse, il filo narrativo sembra rallentare in più punti, e l'attenzione si disperde e smarrisce vigore laddove talvolta la credibilità dei fatti è un poco labile.
Charlize Theron ("Nella valle di Elah", "Aeon Flux", "Gioco di donna", "The Italian Job") si è conquistata una nomination agli oscar come migliore attrice protagonista ed è brava ad impersonare Josey, ma le manca negli occhi il riflesso dell'angoscia vissuta nelle sue tragedie; sembra adattarsi meglio al ruolo di instancabile araldo dei suoi diritti.
Sean Bean ("Silent Hill","The Dark", "Flightplan", "The Island") compare senza realmente esserci ed è un buon marito di Frances Mc Dormand ("Fargo", "Tutto può succedere", "Colpevole d'omicidio"), che ci regala la migliore interpretazione della pellicola (Nomination come migliore attrice non protagonista).
Woody Harrelson ("A Scanner Darkly", "Radio America", "The Big White, "The Walker") è un improbabile avvocato ritiratosi, ma che riveste la toga per difendere Josey.
Sissy Spacek tratteggia la mamma, non esente da peccati di gioventù, ma ben decisa a prendere le difese della tribolata figlia anche di fronte al nuovo marito.
Una splendida colonna sonora aiuta le immagini; ci accompagnano Kim Carnes, Leo Kottke, i Bellamy Brothers, Warren Zevon e molti altri ottimi artisti.
E come può mancare Dylan, cantore in America, con le sue cover ed un gradito inedito?
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Recensione a cura di dario carta - aggiornata al 25/01/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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