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Joy (Shirley Henderson) scopre che il marito Allen non è guarito dalla perversione sessuale che lo affligge e decide di prendersi una pausa, mentre è tormentata dal fantasma di un vecchio corteggiatore morto suicida. Helen (Ally Sheedy), sorella di Joy, ha rotto con la famiglia ed è alle prese con il lato oscuro del successo. Trish (Allison Janney), sorella maggiore e madre di tre figli, cerca di rifarsi una vita (il marito Bill è in carcere condannato per pedofilia), mentre il figlio adolescente Timmy (Dylan Riley Snyder) scopre casualmente la verità sul padre, che credeva morto, e ne resta sconvolto. Bill (Ciaran Hinds, bravissimo) nel frattempo esce dal carcere...
"Perdona e dimentica" ("Life During Wartime") segna il ritorno alla regia di Todd Solondz, che dieci anni fa fece scalpore con "Happiness", in cui temi delicati quali la perversione sessuale e la pedofilia venivano trattati in maniera poco convenzionale. I protagonisti di quel film, tutti re-interpretati, per scelta del regista, da attori diversi, tornano per questa sorta di seguito/rielaborazione (che non necessita dell'originale per essere goduto), in cui Solondz continua a mischiare con mestiere la commedia nera, lo humour yiddish e la tragedia sociale. Non c'è nessuna guerra, come sembra suggerire il titolo originale, anzi: a parte qualche riferimento all'amministrazione Bush, il film è del tutto atemporale, ambientato in una placida Florida dai colori saturi al riparo dal mondo esterno. Piuttosto, sembra di essere arrivati dopo una guerra: le tre sorelle protagoniste sono tutte alle prese con delle vite in gran parte da ricostruire e da ripensare, segnate in maniera indelebile da abbandoni, delusioni e fantasmi del passato che ritornano (e non solo metaforicamente...).
Il perdono e la dimenticanza sembrano essere le due facce della medaglia da indossare per innescare un cambiamento, una redenzione: "si può perdonare e non dimenticare, o perdonare e dimenticare, ma quand'è che si dimentica senza perdonare?", si chiede uno dei personaggi ad un certo punto. La domanda chiave è questa, ma Solondz si guarda bene dal dare una risposta univoca.
Ogni singola vita è tragica e comica allo stesso tempo, dipende dal punto di vista, dal modo di raccontarla e dal modo in cui ogni persona reagisce a ciò che capita. Un nuovo punto di vista sulla vita delle sorelle Jordan è quello a cui Solondz è arrivato prima in fase di scrittura, e poi rivoluzionando il cast rispetto ad "Happiness". Impietosamente, Solondz mette gran parte dei personaggi nella condizione estrema in cui per loro sia impossibile non solo dimenticare, perdonare e farsi perdonare, ma persino comprendere che quella sarebbe la strada da imboccare. I traumi che li hanno devastati li hanno resi persone diverse (persino fisicamente...) ma non migliori, non capaci di metabolizzare il dolore o affrontarlo. Emblematico quanto accade al personaggio di Joy, che, tormentata dal fantasma/rimorso del corteggiatore suicida e pervasa da uno spirito umanitario che la porta a lavorare con i detenuti, non riesce ad aiutare se stessa e suo marito, creando di fatto con la sua fuga solo un nuovo fantasma che la perseguita.
L'unico personaggio che apparentemente sembra avere una dinamica e una prospettiva sembra il piccolo Timmy, ma Solondz in realtà non risolve i suoi conflitti, lasciando campo a problemi psicologici latenti dovuti alla terribile rivelazione che Timmy deve affrontare in così giovane età. Tra dieci anni forse Solondz ci rivelerà cosa è successo a Timmy.
L'occhio di Solondz è compassionevole (basti vedere il personaggio di Bill, alla ricerca di un perdono che per primo non si concederà mai) oltre che impietoso, e questo spiazza certamente, ma non c'è apologia della perversione. Ogni persona nasconde e combatte –finché può- un lato oscuro. "Perdona e Dimentica" racconta di un gruppo di persone che hanno perso questa battaglia e ne pagano le conseguenze per anni, per sempre. Il mondo in cui vivono è una soffocante e provinciale Florida lontana da quella dell'iconografia turistica, più vicina alle atmosfere delle opere Hopper, forse. L'apparato tecnico è fortemente un elemento di narrazione: scenografia, costumi, fotografia, inquadrature, ci pongono a distanza di sicurezza dalla tragedia, racchiudendo in un mondo che sembra un palcoscenico tutti gli elementi scabrosi e drammatici. In questo modo Solondz riesce a calibrare l'empatia ed il giudizio su quel che racconta.
A noi spettatori, che facciamo comunque fatica a essere solidali con pedofili, pervertiti e parenti serpenti, resta la riflessione sul concetto di perdono, che forse è anche meglio del coinvolgimento emotivo nel film.
"Perdona e dimentica" pertanto è un film difficile, che disgusta e inquieta mentre fa ridere, che vive di scarti improvvisi, di accostamenti coraggiosi tra registri molto diversi tra loro. Non a caso sta uscendo in Italia solo ora, dopo essere stato presentato allo scorso Festival di Venezia (dove ha vinto per la miglior sceneggiatura), ed in anteprima mondiale.
Curiosità: l'adattamento dei dialoghi italiani è di Moni Ovadia.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 16/04/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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