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Tra Bruno e Luca ci sono troppe differenze: l'età è la prima, perché il primo è un quasi sessantenne canuto e stanco mentre l'altro ha tutta la grintosa vitalità dei suoi quindici anni; uno sembra essersi ritirato dalla vita trincerandosi nel suo bell'appartamento a scrivere biografie per i famosi poco letterati (l'ultima della serie è la ex pornostar Tina, casa in campagna con domestica filippina, pianoforte a coda e figlio con modi da studente di Eton) e a far ripetizioni decisamente controvoglia, l'altro sogna di fare il boss, guarda dalla finestra durante le lezioni della severa docente di italiano e adopera quasi esclusivamente il gergo giovanile metropolitano (scialla, la parola che dà il titolo al film significa stai sereno).
Eppure i due hanno in comune i geni e, complice una coabitazione inizialmente decisamente subita, impareranno a vivere, a capire e a capirsi.
Ennesima pellicola sulle relazioni tra due generazioni distanti e sul classico adolescente che scantona e poi cresce per entrare nel mondo degli adulti, "Scialla!" riesce ad emergere e a segnalarsi grazie al tono leggero mantenuto per tutto il film (complice anche la colonna sonora disseminata di canzoni rap in giovanil-romanesco) e soprattutto per lo stato di grazia dei due coprotagonisti Fabrizio Bentivoglio e l'esordiente Filippo Scicchitano, che dà vita al suo Luca senza nessuna sbavatura.
Pur appartenendo a due diverse generazioni sia Luca che Bruno sono in cerca di una loro identità e di conferme: Bruno, dopo aver dato le dimissioni dal mondo, ritrova la fiducia e la spinta necessaria per tornare a vivere, mentre Luca tira fuori il meglio di sé che gli dormicchiava dentro.
Il regista, Francesco Bruni, al suo esordio dietro la macchina da presa, dirige con mano felice tutti i protagonisti. Figura interessante è quella del "Poeta", giovane boss col quale Luca si inguaia, che alterna spaccio e sfruttamento della prostituzione alla lettura dei testi di Pasolini e alla visione di film d'essai, ardito esempio dell'utilità e della necessità della cultura.
Le esigenze della sceneggiatura mettono in ombra le interpreti femminili e la Bobulova, alias pornoattrice Tina, non regala una interpretazione brillante, anche se la professoressa di italiano nelle brevi sequenze in cui appare è determinante nel processo di formazione di Bruno, più che del giovane Luca, con il suo violento e glaciale j'accuse sul senso di irresponsabilità dei genitori d'oggi.
Il merito principale del film è nel trattare argomenti difficili (l'eccessiva leggerezza di molti adolescenti che li porta a mettersi seriamente nei guai, il "fumo", lo spaccio di pasticche nelle discoteche) con un tono mai retorico o paternalistico ma con dialoghi diretti e vivaci e con scene che si susseguono senza dar spazio a momenti di stanchezza, che portano lo spettatore a riflettere sorridendo.
Consigliatissimo a tutti, in particolare a genitori in difficoltà.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 15/11/2011 15.59.00
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