Voto Visitatori: | 6,21 / 10 (122 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 2,50 / 10 | ||
Nel 1978 John Landis con "Animal House" dava voce ad uno scanzonato gruppo di ragazzi ed alla loro folle corsa al divertimento fatta di feste, alcool, ragazze più o meno disponibili e scorrettezze assortite; il film fu un successo tanto da guadagnarsi la delicata posizione di "cult generazionale" ed inaugurare un filone, quello della commedia sexy di stampo adolescenziale, che avrebbe goduto di grande fortuna di lì in avanti, pur se con risultati artistici altalenanti.
Trascorsi oltre un paio di decenni, il filone ritrova nuova linfa vitale e conseguente fortuna grazie alla sguaiatezza di "American pie" che a sua volta farà da apripista ad una serie di indecenti commediacce aventi come pretesto i pruriti sessuali degli adolescenti del caso; pellicole che, lungi dalla geniale e liberatoria goliardia del capostipite "Animal House", tentano di cavalcare l'onda di successo e denaro finchè dura.
E' esattamente nel quadro appena delineato che va collocato "SuXbad - Tre menti sopra il pelo", ennesimo, evitabile segnale del tracollo della vena comica hollywoodiana.
"Superbad" - questo il già insipido titolo originale, stravolto dalla distribuzione italiana per abbindolare teen-ager freschi di Moccia - è la storia di tre adolescenti infantili ed emarginati che vedono nella festa di fine anno scolastico l'irripetibile occasione per perdere la propria verginità. Certi però di non essere in grado di raggiungere l'agognato obiettivo basandosi esclusivamente sulle proprie forze, i tre decidono di procurarsi degli alcoolici per far ubriacare le malcapitate. Dopo diverse ed imprevedibili avventure, i giovani protagonisti guarderanno dentro se stessi scoprendo la propria vera natura.
Seth Rogen ed Evan Goldberg, anche produttori esecutivi, hanno scritto la sceneggiatura di "Superbad" all'età di tredici anni; questa circostanza, pubblicizzata come sintomo della precoce creatività della coppia, getta una seppur parziale luce sulla pochezza delle situazioni che si vorrebbero comiche e sulla banale ripetitività della pellicola nel suo complesso.
Questa, difatti, procede forte dei cliché del genere, riuscendo nell'improba impresa di abbassarne perfino lo standard qualitativo; accade così che il fulcro della comicità di questa ridicola commediaccia siano le volgarità a profusione di Seth - uno dei tre ragazzi - o le più classiche delle botte in testa; poco, davvero poco perfino per un emulo di "American pie".
In questa sede non si vuole peraltro biasimare la volgarità tout court, purchè sia funzionale alle situazioni comiche presentate; il peggior difetto di "Superbad" è invece la pretesa che la volgarità funga da momento comico di per se stessa, senza alcun valido sostegno da parte di una sceneggiatura credibile nella gestione dei propri mezzi.
Date queste premesse, "Superbad" scorre monotono e piatto, avviluppandosi su se stesso e sulla propria irrilevanza, assalendo il malcapitato spettatore con una noia insostenibile; effetto, questo, intollerabile per una pellicola che si vorrebbe di intrattenimento comico.
Inspiegabile, a questo proposito, l'enorme successo che "Superbad" ha riscosso negli Stati Uniti, tanto da gridare appunto alla scoperta dell'erede di "Animal House"; duole disilludere Landis, ma la sua ingente eredità dovrà attendere ancora a lungo.
Si confida però che il mercato italiano, in cui la vena degli emuli di "Aerican pie" pare essersi già esaurita, rifiuti in massa questa inspiegabile e insensata operazione cinematografica, di cui appare realmente arduo riuscire a cogliere un qualsivoglia aspetto positivo.
Il cast artistico, composto da semi-esordienti, è poco credibile ed eccessivamente caricaturale senza però riuscire ad essere accattivante nè minimamente simpatico: difetto questo riscontrabile soprattutto nella coppia di poliziotti, interpretati dal co-sceneggiatore Seth Rogen e dal cabarettista Bill Hader, e in Fogell, il più imbranato ed emarginato dei tre protagonisti.
Appena decenti invece gli interpreti degli altri due adolescenti, Evan e Seth, alter ego dei due sceneggiatori.
Patetiche poi le sottili allusioni di stampo omosessuale proposte nel finale in ossequio alle mutate istanze della popolazione giovanile, salomonicamente risolte con un rassicurante happy end; molto cortese da parte della regia non destabilizzare troppo lo spettatore, ma dopo due ore di supplizio qualsiasi finale sarebbe sembrato lieto comunque.
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Recensione a cura di Jellybelly - aggiornata al 17/09/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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