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Sarah è l'unica superstite del viaggio nelle grotte, riesce infatti a fuggire e a farsi trovare dalla polizia, grazie all'aiuto di un automobilista. Sotto shock, in uno stato di confusione, la giovane protagonista (Shauna MacDonald) viene interrogata da Rios (Krysten Cummings) per ordine dello sceriffo Valnes. L'interrogatorio non porta a nulla, ma rimane un'unica certezza: il sangue sui vestiti di Sarah è lo stesso di quello di Juno, altra dispersa, famosa figlia del senatore.
Intanto, mossi dalla volontà di conoscere la verità, un gruppo di due poliziotti e tre speleologi si avventurano nelle grotte, accompagnati da Sarah, l'unica in grado di aiutarli. Ma presto il coraggioso tentativo di "discesa" all'inferno si rivelerà una mossa sbagliata: i mostri, gli stessi del primo capitolo, sentendo varie voci, attaccano ferocemente i malcapitati, in quello che si può considerare a tutti gli effetti un "survival horror" e così, dopo fiumi di sangue, chi si salverà?
La direzione del tanto atteso sequel di "The Descent ", piccolo cult firmato Neil Marshall, è stata affidata a John Harris, il regista britannico montatore di lungometraggi degni di fama, come "Eden Lake" oppure "The Woman in Black". Il paese di produzione è sempre il Regno Unito, ormai rivelatosi nel campo della cinematografia horror.
Il primo capitolo aveva riscosso così tanto successo che era stato definito come uno dei più claustrofobici film dell'anno e aveva un finale formidabile e poetico, che faceva strabuzzare gli occhi allo spettatore più freddo. Con questo sequel si stronca quasi completamente la conclusione del primo, partendo da un happy ending tipicamente americano, dando per "salva" la protagonista Sarah, senza dilungarsi su spiegazioni del tipo: "Ma come ha fatto a salvarsi in mezzo a una massa informe di mostri e senza conoscere la via d'uscita?"
E purtroppo i difetti non finiscono qui, almeno a livello di sceneggiatura. La povera Sarah, appena uscita da un incubo, scende pochi giorni dopo nelle caverne dove erano morte le sue amiche: una forzatura bella e buona, che difficilmente però si poteva evitare. Sarah è infatti l'unico anello di collegamento fra i due capitoli e questa seconda parte non avrebbe senso senza la sua presenza. Ma tralasciando ciò, ci si chiede se due poliziotti e tre speleologi, di cui uno più scemo dell'altro, fossero adatti a un'impresa del genere o, quantomeno, "bastassero". Pare che John Harris li abbia inseriti tanto per giustificare poi il loro sterminio e il "flop" del loro progetto, che non sarebbe accaduto certamente con una "equipe" più attenta e preparata.
Ma la domanda fatidica è "The descent 2" è un sequel più brutto del primo episodio? Inutile? Orrendo?
Alla prima domanda probabilmente vi sarete già risposti, del resto nessuno poteva imitare la regia di Neil Marshall, davvero ottima, se non altro per le "riprese" inquietanti dei mostri e l'atmosfera claustrofobica venutasi a creare. Inutile e orrendo invece non sono aggettivi che si addicono a tale pellicola: il lavoro svolto, sia chiaro, non è male. La sceneggiatura avrebbe certamente potuto essere migliore, ma nel complesso si rivela un'opera di intrattenimento, che regala vari momenti carini e qualche salto sulla poltrona, accompagnata da una fotografia come sempre bella con spazi angusti e bui.
La tensione in realtà viene un po' meno. Nel primo capitolo si giocava molto sull'effetto sorpresa, tenendo lo spettatore incollato allo schermo, suscitandogli pure un forte senso di claustrofobia. Nel sequel invece la tensione è in pillole, molto ridotta, e l'atmosfera è quasi inesistente, seppur le locations siano identiche. L'errore è stato quello di mostrare in primo piano i mostri, come se fossero illuminati dalla luce del giorno, simili per certi versi agli hobbit dei romanzi di Tolkien; ormai hanno perso quel senso di terrore che prima trasmettevano.
Negli ultimi 30 minuti la comparsa imprevedibile di Juno ravviva e illumina la visione, caratterizzata inoltre da scene di forte impatto visivo, con litri e litri di sangue, scene di silenzio e tensione, accompagnate da dinamismo e azione. Il finale vero e proprio, cioè gli ultimi 5 minuti, è una trovata geniale. Per alcuni senza senso, per altri un po' buttato lì, in realtà si dimostra un'altra mossa imprevedibile, che potrebbe (chissà) aprire lo scenario per un'ulteriore (il terzo) sequel.
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Recensione a cura di dubitas - aggiornata al 03/06/2013 17.49.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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