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Voto Recensore: | 6,50 / 10 | ||
Dopo essersi affermato in più campi lavorativi, pubblicità, video musicali e documentari, il regista Jonas Akerlund è alla regia del suo secondo lungometraggio, dopo il debutto con "Spun" (2001), interpretato tra gli altri da Mickey Rourke e Brittany Murphy. "The Horsemen" è stata per lui un'esperienza gratificante, nella quale poter mettere a frutto tutte le sue capacità, in particolar modo quella di raccontare storie attraverso l'utilizzo del montaggio, campo di lavoro che il regista ama molto. "Realizzo una grande copertura con le cineprese, in modo da poter dare il tono e il ritmo giusto al montaggio", ha affermato Akerlund.
Aidan Breslin è un detective della polizia che, dopo la morte della moglie, si isola dai suoi due figli Alex e Sean. Si immerge totalmente nel proprio lavoro, dedicando poco tempo ai suoi ragazzi. Una nuova indagine su degli efferati omicidi, portati a compimento dai Quattro Cavalieri dell'Apocalisse, come si fanno chiamare gli assassini, lo porta pian piano a capire la sua negligenza come padre e, il confronto con Kristen, a rendersi conto che il pericolo è vicino, molto vicino.
Tutti hanno un segreto da nascondere.
Non è facile capire chi sia la vittima e chi il carnefice in questo thriller in cui nulla è come sembra; tutti indossano una maschera, per proteggersi e per ingannare, unico denominatore comune è il dolore e la sofferenza, fisica e psicologica, che i personaggi provano. Il tema centrale è il sentimento di trascuratezza che aleggia lungo tutto il film: tutte le relazioni tra i personaggi hanno questo filo conduttore, tra genitori e figli, assassini e vittime. Per far comprendere veramente la sofferenza bisogna togliere a una persona ciò a cui tiene di più, solo allora si renderà conto delle sue mancanze, solo di fronte ad una situazione estrema ci si rende conto dei propri errori, il regista dà voce a questo pensiero attraverso la figura di Kristen, carnefice e vittima al tempo stesso, che, come gli altri cavalieri, la considera l'unica via per farsi ascoltare. I personaggi sono ben delineati, le loro reazioni sono riscontrabili nella realtà, così sconcertanti, ma si comprende la loro sofferenza.
Akerlund ha alternato il panorama desolato di un gelido inverno di Winnipeg alle claustrofobiche stanze degli interrogatori della polizia, utilizzando dei primissimi piani "tanto da poter vedere bene la pelle dei personaggi" e far risaltare l'espressività del viso e degli sguardi.
Il fulcro del film è il detective Breslin, punto di riferimento dei vari personaggi; con lo sviluppo delle indagini la tela del ragno si stringe attorno a lui. L'attore Dennis Quaid è riuscito a esprimere un'ampia gamma di emozioni, a rendere il suo personaggio umano e quindi fallibile. La figura che fornisce la chiave di svolta al detective è Kristen, personaggio ambivalente, trascurata dalla madre adottiva dopo la nascita della figlia naturale e colpevole di ignorare le particolari attenzioni del marito nei suoi confronti.
Per l'attrice cinese Zhang Ziyi "The Horsemen" è stato il primo film scritto e parlato completamente in inglese, dopo la sua prima esperienza nella pellicola "Memorie di una geisha" (2005) di Rob Marshall.
Il regista, insieme alla produzione, ha ricercato un modo diverso in cui poter uccidere le vittime, un modo che non fosse stato troppo abusato dal cinema. Si è arrivati così al metodo della sospensione, un rituale praticato dalla tribù di nativi americana Mandan, oramai estinta. Akerlund voleva che la sospensione catturasse l'attenzione di un pubblico sempre alla ricerca di novità, allo stesso tempo ha bilanciato ciò che si doveva o meno mostrare, cosa necessitava essere visto e cosa lasciare all'immaginazione dello spettatore.
Nel raccontare la storia ha utilizzato inquadrature con angolazioni diversificate, ricoprendo tutto lo spazio a disposizione, trasmettendo allo spettatore una visione d'insieme. Per la location è stata scelta Winnipeg e i suoi dintorni, le riprese sono durate otto settimane, iniziate alla fine di gennaio 2007, mentre Winnipeg viveva i momenti più freddi della stagione, ma proprio quei giorni hanno fornito delle sequenze particolarmente belle come ha ammesso il regista. Per Zhang Ziyi è stato come lavorare "in una gigantesca cella frigorifera", un'esperienza che l'ha molto arricchita.
"The Horsemen" è l'unione di un thriller e un dramma familiare, che lascia spazio alla riflessione sul modo di relazionarci con gli altri, che siano la famiglia, gli amici o la società. Negli intenti del regista c'è la speranza che lo spettatore non veda solo un buon thriller, ma che scruti il proprio animo e "passi un po' di tempo ad alleviare il dolore di qualcuno".
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Recensione a cura di Francesca Caruso - aggiornata al 04/02/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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