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Due amiche americane, in vacanza a Barcellona, si contendono un amante spagnolo, alla scoperta dell'amore; lo contendono però anche alla ex moglie separata, che l'uomo non riesce a rimuovere.
Il tutto finirà per rientrare nella più assoluta normalità.
È davvero sorprendente la capacità del grande Woody Allen di sopravvivere a se stesso, rinnovandosi di continuo, anche a parità di tematiche: nessuno potrà terminare la visione di questo film rimproverandogli di raccontare sempre le stesse storie, sull'amore e sulle donne. Né si potrà rimprovare ad Allen di essersi annoiati, stante la brillantezza, l'ironia e l'estemporaneità delle vicende e dei personaggi, solo in apparenza sempre uguali a se stessi ma, in realtà approfonditi in ogni sfaccettatura, sotto angoli di visuale sempre diversi. Il risultato è quello di una percezione del profondo e di una speculazione sull'umano che è proprio solo della psicologia pura, o del grande pensiero filosofico.
Tanto acume deriva certamente al magistrale Woody Allen dalle sue origini ebraiche, ma pure forse da un dato anagrafico: dall'esperienza umana di chi abbia circumnavigato l'orbe terracqueo, e, a chiusura del suo ciclo, tiri certe somme in modo definitivo, lasciando una traccia del passaggio terreno con la sua interpretazione del mondo.
Ci si riferisce in particolare alla lezione che il regista dà, con questo film, sul mondo "al maschile e al femminile". Le donne, secondo Allen, sono spinte inconsciamente all'amore per la perpetrazione della vita e, per farlo, vanno alla ricerca ansiosa dell'uomo migliore, contendendoselo senza riserve, arrivando fino a condividerlo (avviene nel film, tra le due amiche e la moglie precedente, tutte devote al bellissimo pittore).
Gli altri uomini, invece, per lo più non se ne accorgono, e servono sostanzialmente alle donne per fornire mezzi e risorse per la prole e per il futuro (succede nel film al neo-marito, come al vecchio ospite).
Le due cose, nella commedia dell'umano vivere, corrispondono ai sospiri d'amore "al femminile", e col farsene carico "al maschile". Sarebbe a dire che se la molla emotiva per la donna è l'amore, per l'uomo è invece il senso di responsabilità che sente anche dopo aver esaurito il ruolo di amante (non a caso il pittore Juan Antonio non riesce a liberarsi della ex Penelope Cruz, pur amando al momento le altre due).
Da quanto sopra deriva il temperamento femminile, che le rende fragili e indecise, con continui sbalzi di umore, un po' su e un po' giù, ondivaghe e imprevedibili, come le onde del mare; dal versante maschile si spiegano la gelosia dell'uomo, l'ansia di non essere corrisposto, il sospetto di non possedere mai completamente la partner e la paura di mantenere una prole non sua.
Tale dicotomia induce le parti a comportamenti opposti: le donne persino a solidarizzare sulla difficile materia, divenendo complici; gli uomini a parlarne poco tra di loro, stringendo i denti e concentrandosi sulle loro cose.
La storia è raccontata nel film in chiave non di dramma, ma di divertente, brillante e benevola ironia: come a dire, con la saggezza degli anni, "siamo così e non ci possiamo fare niente"
Abbandonate al momento le riflessioni pessimistiche di Match Point e il dramma del noir successivo di "Cassandra's dream", il regista torna alla commedia ironica e soave dei tempi andati, senza interpretarla di persona, col solito profluvio di battute; risultando in tal modo più incisivo e credibile e dando così il giusto rilievo all'eterea sensibilità delle due amiche, in cerca di un indistinto "non so che, come e perchè" che le ha spinte in vacanza a Barcellona (fotografata in modo splendido), e che le porta a bearsi delle bellezze della città e delle fantasie di Gaudì, librandosi nell'aria come animule vagule e blandule, alla ventura dell'amore.
Che poi una di loro lo affermi candidamente e l'altra lo neghi ipocritamente poco conta, secondo il regista, in una donna.
Una storia intelligente, dunque, raccontata in modo brillante e divertente, nonché splendidamente recitata da tutti gli interpreti (in particolare dalla bruna Rebecca Hall, incredibilmente espressiva).
Inoltre, ai meriti del film va aggiunta pure la colonna sonora, che, nella trovata dell'allusivo e ricorrente refrain di "Barcelona", sfiora i limiti del geniale.
Qualcuno ha voluto vedere nel film, facente parte della sua trilogia europea, una critica moraleggiante di Woody Allen, che dal vecchio continente peccaminoso guarderebbe al modello morale di un'America più "etica"; non ci si sente però di condividere tale impostazione. Semmai, al contrario, quest'opera rappresenta l'anziano regista come un vecchio, emigrato in giovinezza, che torni alla terra natale per finire i suoi giorni, a riannusarne l'atmosfera, apprezzandola al massimo.
La grandezza di Woody Allen sta nel raccontare le cose più vere e profonde dell'umano in una chiave apparentemente semplice, di commedia leggera e divertente, quasi di evasione; accessibile dunque a tutti. Diversamente da lui, per temi di certi livelli, si ricorre forzatamente ai toni del dramma e della tragedia, o quanto meno al linguaggio immaginifico di metafore ed allegorie, che però non riescono ad arrivare al pubblico meno colto e raffinato.
Si rimanda in proposito al film di Ingmar Bergman, "A proposito di tutte queste signore", per alcuni versi assimilabile alla storia di "Vicky Cristina Barcelona".
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Recensione a cura di GiorgioVillosio - aggiornata al 06/11/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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