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Il matrimonio di Maria e Richard Frost è ormai in dirittura d'arrivo, appesantito dalle convenzioni non solo sociali, ma anche matrimoniali.
Lui trova la felicità e la libertà interiore ed esteriore con la prostituta Jeannie, lei va in discoteca con le amiche, dove conosce il giovane e affascinante Chet.
Sulle orme di quello che fu il suo esordio, "Ombre", Cassavetes gira una pellicola che più che un film pare la vita reale. Questa volta però, anche se le tecniche utilizzate sono più o meno le stesse (attori lasciati liberi di interpretare, primi piani particolarissimi e molto intensi, colonna sonora intradiegetica e via dicendo), non c'è una completa assenza di canovaccio o sceneggiatura, dato che a differenza di "Ombre" in "Volti" c'è un nucleo centrale dal quale si dipanano poi le varie vicende narrate.
Se in "Ombre" i protagonisti venivano castrati nelle loro ambizioni da una società convenzionale e chiusa in se stessa in cui pur anelando a migliorare le proprie condizioni si trovavano costretti a scendere a compromessi, in "Volti" i due protagonisti (il marito per primo, la moglie solo forse per spirito emulativo e di vendetta) cercano in tutti i modi di superare le barriere dettate dal luogo comune, dalla routine, dalla convenzionalità, cercando la libertà in una serata fuori, in una bevuta in compagnia o in uno scoppio di risa e di balli sfrenati.
L'austerità nella vita pubblica di Richard e, di riflesso, anche di Maria si contrappone quindi all'ilarità e all'estrosità che si cerca di raggiungere nella vita privata. Entrambi si sentono castrati e imprigionati nei loro ruoli, ma continuano a mantenerli proprio per convenzione, o forse soprattutto per abitudine. Sono lontani i tempi in cui, dopo aver fatto l'amore, Richard raccontava barzellette e freddure alla sua Maria che rideva a squarciagola. Sono lontani i tempi in cui facevano l'amore. Ora, quando Richard torna a casa, Maria vuole solo andare al cinema o uscire o al massimo parlare della coppia di amici che si tradiscono e che non sono "felici" come loro. Ma Richard ha ormai assaporato uno scampolo di felicità e di libertà, dato che la sera prima ha conosciuto la giovane e affascinante Jeannie, che gli ha regalato più di un sorriso e quindi è deciso a non tornare più indietro, anche se alla fine pare non essersi liberato del tutto della sua antica forma mentis.
Philip Frost (John Marley), una sera esce col suo amico e dopo aver fatto bisbocce in un locale si reca nell'appartamento di Jeannie (Gena Rowlands), una prostituta. Qui tra una risata gioviale e l'altra, una bevuta e l'altra, un ballo sfrenato e l'altro, una disquisizione sulla natura dei rapporti umani e l'altra, sembra nascere qualcosa tra Philip e Jeannie. Quando Philip torna a casa, con la voglia di fare l'amore con sua moglie Maria (Lynn Carlin), si rende conto che lei non ne ha nessuna intenzione; gli chiede solo di andare al cinema, e mentre gli prepara la cena gli racconta della sua amica e di come venga tradita dal marito, nonostante egli dica di amare molto i suoi figli. Philip le risponde che il suo amico mantiene i suoi figli agli studi, li riempie di regali e attenzioni e quindi sicuramente li ama, indipendentemente dai suoi tradimenti. Tra i due nasce una sorta di litigio, mascherato con delle risate quasi compulsive, fino a quando Philip non arriva a chiedere addirittura il divorzio per poi tornare a passare la notte da Jeannie.
Nel frattempo la prostituta, con la sua amica Stella, è intrallazzata con altri due clienti non molto ortodossi, che quando arriva Philip intavolano con lui una discussione per poi soccombere all'acume e alla brillantezza dell'uomo e lasciare i due da soli. Mentre continuano a ridere e a bere, si raccontano "pezzi di loro stessi" e vanno a finire a letto insieme. Il giorno dopo Jeannie, come una brava casalinga, prepara la colazione per il suo amante, ma questi la lascia sola per tornare a casa da sua moglie.
Maria intanto, disperata forse per l'abbandono di un marito che non amava più, si reca con le sue amiche in un locale, dove fa la conoscenza del giovane e intraprendente Chet (Seymour Cassel) che poi si dirige con le signore a casa di Maria. Qui le fa ballare tutte a turno e le intrattiene in maniera divertente, fino a quando alcune di loro decidono di andare via e un'altra "viene quasi mandata via a forza". Tra i due nasce una forte passione e anche loro finiscono a letto, complice anche l'enorme quantità di alcool ingurgitata da Maria, che quando si rende conto del terribile misfatto da lei compiuto (ritenuto tale nonostante il marito l'abbia abbandonata, proprio a dimostrare la forza che esercitano le convenzioni sociali sull'animo umano), ingurgita numerose pillole fino a quasi morire, se non fosse che il suo amante le salva la vita per poi scappare dalla finestra, quando intravede il marito tornare a casa. Un marito che, dopo aver detto di non amare più sua moglie e dopo averlo egli stesso tradita, si meraviglia e rimane sconvolto dal tradimento di lei.
Cosa vuol dire questo? Che nonostante si cerchi con tutte le proprie forze di superare gli ostacoli di una società castrante e spersonalizzante, alla fine non si fa altro che ricadere nella stessa trappola, ormai insita, in maniera quasi atavica, dentro ognuno di noi? Allo spettatore l'ardua sentenza...
Inutile rimarcare la straordinarietà dei messaggi che Cassavetes ha lanciato soprattutto con le sue prime pellicole, dallo stampo quasi documentaristico e dalla natura indipendente, girate, montate, recitate e sceneggiate con molta fatica, ma soprattutto con molta passione che c'è e si vede tutta.
150 ore di pellicola poi tagliate, quattro anni di montaggio, una prima edizione di 220 minuti: tutto questo e altro è "Volti", è John Cassavetes. Un regista che ha saputo "dare vita alla vita", dirigendo con mano sicura e originale degli attori che parlano non solo con la bocca, ma con i loro corpi e soprattutto (come in questo caso) con i loro volti. Volti che esprimono, come suddetto, mondi interiori ed esteriori, volti che indugiano sul sorriso e soprattutto sul riso, ma che nascondo ben più profonde ferite, volti che desiderano liberarsi dalla gabbia dei loro ruoli prefabbricati e precostituiti e che ci provano in vari modi senza forse mai riuscirci veramente: con l'alcool, con il ballo, con il tradimento. Situazioni vissute quasi in tempo reale, che si protraggono per tempi che appaiono quasi infiniti ma che esplicano in maniera esemplare il messaggio insito nei vari atteggiamenti e comportamenti di ciascun personaggio che fa la sua comparsa davanti alla macchina da presa/occhio scrutatore della realtà di Cassavetes.
Questo film ricevette, nonostante fosse stato girato in condizioni non proprio rosee, anche tre nomination agli Oscar: uno alla sceneggiatura per Cassavetes e due per gli attori protagonisti Cassel e Marley.
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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 29/05/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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