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Non è facile da giudicare. Il film è emblematico di un momento storico e di come il cinema si rapporti ad esso. In questo senso è un film molto significativo, e per questo il suo valore è importante. Affermazioni queste che possono essere fatte esclusivamente per ragioni formali, per lo stile della messa in scena scelta (il finto documentario amatoriale). E' una scelta che rispecchia l'intenzione di fare un film in soggettiva sulla paranoia della minaccia esterna, inspiegabile, che può giungere a devastare la normalità quotidiana. E' una rappresentazione praticamente testuale dell'11 settembre, che vuole essere un suo esorcismo e allo stesso tempo vuole anche liberare il cinema di genere (il disaster-movie, ambientato a New York) dal "senso di colpa iconico" in ciò che quel giorno accadde.
Ma il film è soprattutto importante per come riflette la co-responsabilità tutta interna di un'apocalisse quotidiana e costante (di quello che "non è un paese per vecchi"): lo fa inconsciamente, laddove abbinando i filmini dei momenti "sereni" alle riprese dei momenti apocalittici, parla di una coesistenza e contemporaneità dei secondi ai primi. Tuttavia, questa riflessione - inconscia - sui disastri già presenti (anche se non ci fosse e non ci fosse stata mai nessuna minaccia "esterna") rimane del tutto inconscia e inconsapevole: il film rimane la superficiale messa in scena di una del tutto inspiegabile minaccia esterna. E tuttavia basterebbe ancora una volta l'esistenza stessa di questo film, a testimoniare di come la paranoia e lo shock profondo generati dall'11 settembre siano la prova di una remota, inconscia sensazione, da parte di tutta la società americana, che il disastro non viene da fuori, ma si è generato dentro casa. Sensazione inconscia, appunto: che solo quando mai divenisse coscienza collettiva, permetterà a quel grande Paese di affrontare i propri mali e tentare di uscirne davvero. Invece di dar la colpa, in ultimo, al mostro di turno.
Però, ogni considerazione di questo tipo non basta a riscattare l'ovvietà della vicenda e la banalità sconcertante delle situazioni (pur se la volontà quasi metafilmica di non fare un passo più in là di Godzilla, è una scelta coraggiosa e in qualche modo coerente).