Il cardinale Lomeli sovrintende al gruppo di pari ruolo responsabili per la selezione del nuovo Papa, ma al contempo cerca anche di scoprire i segreti che il defunto pontefice non ha mai rivelato.
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Dop'il "direct-to-Oscar" dell'anno scorso con "La zona d'interesse", una vagonata di ******* s'una "teologia della Shoah" superata da 60 anni e ancora ferma all'ottusa triade Weil-Wiesel-Arendt, una nuova produzione britannico-statunitense tenta il bis con la teologia cattolica postbellica affidata a Berger, che l'Oscar l'ha già vinto nel 2023 per un "accademico" adattamento del romanzo di Remarque. Che Harris sia uno scrittore di fantapolitica e fantareligiosità è un dettaglio marginale, la storia del Cristianesimo gronda di fatti reali ben più scandalosi (sul tema suggerirei un biopic su Congar), ma perché scomodarsi? Nel sofismo digitale è più che sufficiente essere persuasivamente sedotti e imboniti, mentre il Vaticano ha buon gioco nel definirlo "un'involontaria parodia". Christie dentro la Sistina? "Dieci piccoli indiani" è diventato il format d'ogni pseudo-talent mondiale.
Ps: "La Papessa" era il miglior circolo ARCI patavino di musica indie-underground ballabile, Ibiza all'università; il mio miglior amico dell'epoca è stato il traduttore italiano di "The divine feminine" della Mollenkott (Messaggero '93: potete controllare sull'OPAC). Fosse questo il punto.
In sala ci sono due novità: una pare nam*****, l'altra un intrigo interessante. Siccome quel che ho visto è nam*****, evidentemente dovevo scegliere Cortina Express. Il film mantiene le aspettative solo nel primo quarto d'ora, di thriller non c'è praticamente nulla, la trama scivola via via nella noia tra stereotipi monotoni e dialoghi imbarazzanti che sembrano scritti da un cronista politico anglosassone ma qui inverosimilmente pronunciati da alti prelati, il tutto accompagnato da eventi 'sorprendenti' mai davvero interessanti e, in definitiva, incoerenti. Invero la colpe principali non sono cinematografiche ma di Harris, il quale furbescamente ha partorito questa porcheria che come romanzo ci poteva stare ed era ben vendibile. Cast sciupato che svolge la marchetta col minimo sforzo.
(n.b., da qualche parte avrò ancora una copia di Fatherland acquistata e letta all'epoca, giusto per dire che il mio non è un voto alla ca*** da bimbominkia)
Media finora un po' esagerata per un film che ha una bella messa in scena ma risulta piuttosto povero di contenuti. La trama rimanda un po' ad Angeli e Demoni ma quest'ultimo è più movimentato mentre Conclave è più introspettivo e riflessivo. L'attenzione dello spettatore è catturata per vedere dove il film va a parare e come va a finire e come capita in questo genere di storie il finale è decisivo per valutare le sorti di tutto il film. Nel nostro caso il finale è piuttosto debole e certamente non efficace. Nono lo consiglierei come film da vedere.