Il cardinale Lomeli sovrintende al gruppo di pari ruolo responsabili per la selezione del nuovo Papa, ma al contempo cerca anche di scoprire i segreti che il defunto pontefice non ha mai rivelato.
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Sarà quello che vivremo nei prossimi giorni?! A parte tutto,il film anche se lento intrattiene con un buon colpo di scena finale,non il mio genere ma godibilissimo
Thriller/story in vaticano ben fatto. La costruzione, le interpretazioni e le scenografie sono di rilievo. Poi sembra davvero reale il tutto con le varie posizioni, tranne il finale forzato oggettivamentg. Se ne consiglia la visione considerato oltretutto il momento attuale ed il prossimo conclave nei prossimi giorni Quasi buono 7=
Ottimo film. Regista molto bravo nel mescolare un certo tipo di cinematografia che definirei "Sorrentiniana", ovvero carica di scene visivamente forti, ad una sceneggiatura molto hollywoodiana, ricca di misteri ed intrighi che si susseguono per tutta la durata dell'opera fino all'inaspettato e controverso colpo di scena finale.
Ho adorato la rappresentazione della lotta tra le due fazioni predominanti all'interno della Chiesa: i progressisti liberali da una parte ed i ben più tradizionali conservatori dall'altra in quella che sembra una vera e propria guerra non solo ideologica (anche se il personaggio del "reazionario" Castellitto mi è sembrato un po' troppo caricaturale, macchiettistico).
Sicuramente tra i migliori film di un non esaltante 2024.
Bella fotografia e grande scenografia. Film lento, ma coinvolgente. Crea una bella atmosfera di suspance. Attori eccezionali. Il finale però non mi ha convinto: un grande film può finire bene, male o così-cosi, può finire in modo sorprendente o prevedibilissimo, oppure può avere un finale aperto o non finire affatto, ma un grande film deve necessariamente avere un finale "fatto bene" e questo non mi è piaciuto per nulla.
Inizio parlando del romanzo; se come me avete visto i vari film tv sulla elezione dei pontefici del '900, vi renderete conto che Robert Harris non ha scritto nulla di nuovo nel rappresentare i magheggi, i calcoli politico-sociali e gli accordi interessati che si creano tra i cardinali durante un conclave...certo, l'elezione di una delle persone più potenti del mondo non è cosa da poco. E' nel sorprendente finale che Harris pare voler toccare il grottesco, il comico, il satirico ed in questo rientra pure l'assurdità giustamente rilevata da altri utenti nei loro commenti
Assurdo che venga eletto Papa l'ultimo arrivato di cui nessuno sapeva niente solo per via di un discorsetto fatto in corner
Venendo al film devo dire che è realizzato in maniera perfetta tuttavia ritengo, dopo aver letto il romanzo, che l'Oscar come migliore sceneggiatura non originale sia stato concesso con estrema magnanimità. Visto che è girato in Italia io ci avrei messo più attori nostrani - ed infatti il migliore tra tutti risulta Castellitto e nel libro il personaggio di Ralph Fiennes era italiano- ma penso che se avessero fatto così poi l'Accademy Awards non avrebbe gradito ed addio Oscar. Bravissimo Carlos Diehz qui al suo debutto nel mondo del cinema. Vi consiglio di vederlo in lingua originale con i sottotitoli per godervi Fiennes che parla in italiano, infatti a quanto sapevo viveva in Umbria.
chi eleggerebbe a Papa un Cardinale che non ha mai visto, solo sulla base di un breve ma ispirato discorso?
ma comunque molto solida nello sviluppo della trama, sia negli snodi del racconto che nei colpi di scena studiati a dovere. Cast molto ispirato, un piacere ritrovare John Lithgow a questi livelli. Castellitto, da bravo italiano che fa l'italiano, è simpaticamente sopra le righe.
Mi è piaciuto moltissimo questa sorta di thriller papesco, tutto costruito sulla rigidità della forma e dell'etichetta che nasconde intrighi ed ipocrisie. Meravigliosa la regia di better, che si conferma dopo Niente di nuovo sul fronte occidentale e che dirige questo film basandosi su geometrie e cromatismi: veramente un piacere da guardare, incomprensibilmente ignorato dagli Oscar. Monumentale la prova di Fiennes, come al solito.
È come una soap opera all'interno del vaticano. Fino a una buona metà non accade molto (cit. mia, a cui qualcuno ha riso a crepapelle, dal sedile a fianco), ma la costruzione, le interpretazioni e le scenografie ci regalano un thriller intenso in cui il nero, il bianco e il rosso dominano. È un buon film fatto bene, ma che mi ha meravigliato la sua presenza agli oscar.
Gran bel thriller claustrofobico, cupo e intrigante che ci proietta all'interno dei corridoi del Vaticano e getta uno sguardo in un ambiente maschilista tra intrighi di potere, strategie politiche e cerimoniali religiosi antichi e solenni. Buona la fotografia che risalta la maestosità dell'ambiente, ottime anche le musiche con questo tono grave che sottolinea l'atmosfera cupa e misteriosa, nonostante sia un thriller privo di azione e unicamente fatto di dialoghi il ritmo non cala, la storia sa essere interessante e inserisce colpi di scena calibrati e assestati al momento giusto. Cast ottimo con un Castellitto volutamente sopra le righe e un eccezionale Ralph Fiennes nel ruolo del cardinale-detective in un interpretazione fatta tutta di espressioni facciali e di sguardi che dicono più delle parole. Personalmente l'ho apprezzato e mi ha tenuto incollato alla poltrona per tutto il tempo.
Dopo la guerra raccontata in trincea con "niente di nuovo sul fronte occidentale", Berger ci racconta di un'altra lotta "umana" stavolta ambientata in un ambiente ristretto come possono essere le mura del Vaticano.
Il "conclave" è un momento molto atteso da chi ha fede e non, anche solo per la curiosita' di vedere chi sara' il prossimo Pontefice. Un momento che non sembra molto lontano al momento atuale ed è facile immaginare che i temi del film non siano poi cosi lontani dalla realta'.
Ottima regia che gestisce un cast di stelle dove spicca il solito Ralph Finnies nel ruolo del cardinale equilibrato.
Il finale fin troppo buonista stride con il resto del film, non ho letto il libro ma il tutto appare poco coraggioso.
Dop'il "direct-to-Oscar" dell'anno scorso con "La zona d'interesse", una vagonata di ******* s'una "teologia della Shoah" superata da 60 anni e ancora ferma all'ottusa triade Weil-Wiesel-Arendt, una nuova produzione britannico-statunitense tenta il bis con la teologia cattolica postbellica affidata a Berger, che l'Oscar l'ha già vinto nel 2023 per un "accademico" adattamento del romanzo di Remarque. Che Harris sia uno scrittore di fantapolitica e fantareligiosità è un dettaglio marginale, la storia del Cristianesimo gronda di fatti reali ben più scandalosi (sul tema suggerirei un biopic su Congar), ma perché scomodarsi? Nel sofismo digitale è più che sufficiente essere persuasivamente sedotti e imboniti, mentre il Vaticano ha buon gioco nel definirlo "un'involontaria parodia". Christie dentro la Sistina? "Dieci piccoli indiani" è diventato il format d'ogni pseudo-talent mondiale.
Ps: "La Papessa" era il miglior circolo ARCI patavino di musica indie-underground ballabile, Ibiza all'università; il mio miglior amico dell'epoca è stato il traduttore italiano di "The divine feminine" della Mollenkott (Messaggero '93: potete controllare sull'OPAC). Fosse questo il punto.
L'ho trovato un buon film, interessante e mai noioso... Sinceramente mi aspettavo una sorta di giallo mentre ci sono solo dei piccoli misteri tipici del clero. Note negative sicuramente il finale ed una bella dose di luoghi comuni. Molto bene invece la ricostruzione del conclave e la prova del cast con un ottimo Ralph Fiennes, per la Rossellini invece una candidatura agli Oscar regalata. Soddisfatto
Tutto ciò che accade durante un conclave per l'elezione del Pontefice, intrighi, scandali, lotte intestine, niente di più di quello già visto in precedenti opere del genere. Nulla di nuovo brilla sotto il sole
Discreto thriller ad ambientazione ecclesiastica, che narra delle settimane successive alla morte del Pontefice, quelle in cui i cardinali di tutto il mondo si riuniranno nel conclave per eleggere il nuovo Papa, è un film che prende fin da subito delle svolte narrative basate sul sospetto e sull'insabbiamento, presentando una vasta gamma di cardinali e scandendone bene la personalità, giocando tanto con gli eventi del loro passato e i segreti che il Papa si è portato nella tomba, tramite la soggettiva del decano, il cardinale Lawrence, interpretato da un adattissimo Ralph Fiennes, la narrazione si addentra alla ricerca degli scheletri nell'armadio di queste figure cardine del clero, candidate a diventare il nuovo Papa, mostrando un progressivo deteriorarsi dei rapporti nel mentre passano i giorni del conclave, riservando diverse scoperte scottanti che porteranno l'eliminazione dei potenziali candidati, dallo scandalo in cui è stato coinvolto il cardinale Adeyemi, riguardante una donna con cui ebbe una relazione trent'anni prima, alle azioni di corruzione di Tremblay, oltre al formarsi di veri e propri schieramenti tra le ideologie della chiesa stessa, dai più liberali Lawrence e Bellini, a Tedesco che vuole un ritorno della chiesa alla rigidità dei secoli passati, spesso e volentieri mostrando come l'elezione del nuovo Papa prenda dei risvolti politici in tutto e per tutto, mostrando un clero come i partiti in campagna elettore, alla ricerca di un pretesto per screditare l'avversario di fronte all'opinione pubblica e allo stesso tempo cercando di tirare acqua al proprio mulino e ponendo una riflessione sui paradossi del clero, esplicitando quanto siano in contrapposizione la fede e l'ambizione, dato che quest'ultima porta a peccare ed essere scorretto nei confronti del prossimo - su questo punto di vista mi ha ricordato un po' le opere di Dreyer e Bresson, quando mettevano in evidenza le contraddizioni clericali e il rapporto con una fede che viene piegata ai loro interessi terreni - emblematico è al riguardo il confronto finale in cui Tedesco - interpretato da un ottimo Castellitto - sfrutta i precedenti episodi sui disordini e gli attacchi terroristici di quei giorni per farsi campagna elettorale - ora, praticamente il suo personaggio è Salvini versione ecclesiastica, non saprei dire quanto è fatto appositamente, ma secondo me un minimo di ispirazione Castellitto l'ha presa - arrivando ad un finale coraggioso e parecchio provocatorio.
Berger dirige bene un film dai tratti cupi, praticamente tutto girato in interni tra i bui corridoi degli alloggi ecclesiastici, chiostri e cappelle, in analogia all'oscurantismo e ai segreti nascosti nei meandri dell'istituzione, dallo stampo quasi teatrale, colmo di dialoghi e buone interpretazioni, discreto thriller che presenta anche un buon ritmo.
Un thriller serrato tra eminenze religiose che vogliono (volenti o dolenti) raggiungere la massima figura di prestigio della scala teocratica Cattolica mondiale. Regia (di stampo europeo) funzionale all'ambientazione quanto alla sceneggiatura (Peter Straughan si sente eccome in fase di adattamento), nonostante non rischia dei colpi scena più azzeccati per i giochi di potere (temporale/spirituale) gioca la carta della totale sorpresa per vie traverse che sicuramente fanno la loro figura, come un fulmine a ciel sereno. Cast di signori attori caratteristi: Ralph Fiennes, Stanley Tucci e John Lithgow con nomi del genere si va sul sicuro, senza contare la parte italiana rappresentata da un Sergio Castellitto davvero in parte quanto dalla sempre gradita Isabella Rossellini.
Fino a 10 min prima della fine tutto scorre in modo fluido, ben approfondito, ben descritto, ottima tensione, drammi e politica palpabili ed efficaci. Poi, tutto frana con una sbrodolatura all'americana, con venature Politically correct che vorrebbe stupire e sorprendere, ma finiscono per gettare un velo di banalità e irrealismo sull'intera opera. Un vero peccato.
Mi pare di capire che il tema centrale del film non sia stato del tutto messo a fuoco: al di là dell'analisi dei rapporti (conflittuali) di potere all'interno del Vaticano (tema attuale), al di là della volontà di analizzare l'impatto del nuovo in una delle istituzioni più tradizionaliste di sempre, il tema centrale è l'influenza esercitata dalla società sulle istituzioni: in "Conclave" ciò che succede fuori dal Vaticano (tutto fuori campo, niente mostrato) decide costantemente ciò che succede dentro le mura del potere (con ramificazioni che vanno dall'Africa al Sud America, dall'Afghanistan all'islam). La società entra anche nel mondo delle più inamovibili credenze, frantuma i vetri (letteralmente), si afferma e dirige l'azione. E se è vero che quel finale è forse troppo forzatamente attualistico è altrettanto vero che ci si arriva dopo un ben congegnato crescendo di tensione interpretativa e di scrittura che ha tutto un suo perché. E Berger si conferma un ottimo regista di spazi, visuali e immagini.
Il film si presenta esattamente per quello che è: un thriller/giallo ambientato su uno sfondo classico, quasi storico, dove le tradizioni immutabili del Vaticano fanno da cornice. Uno dei punti di forza principali è il ritmo ben calibrato, supportato da una trama semplice ma efficace, capace di mantenere viva l'attenzione dello spettatore dall'inizio alla fine. La storia incuriosisce e intrattiene, conducendo il pubblico con interesse fino all'ultimo.
Tuttavia, viene spontaneo pensare che il film avrebbe potuto ambire a qualcosa di più audace. Avrebbe potuto approfondire temi più complessi, come una critica incisiva alla Curia romana, oppure esplorare il concetto di lotta per il potere, con tutto ciò che comporta: il sacrificio, la perdita dell'innocenza e il compromesso morale per un fine più grande. Invece, la pellicola si mantiene su un livello decisamente superficiale.
I personaggi, salvo il protagonista, risultano poco più che macchiette. Il protagonista, costruito attorno al tema del dubbio, spicca rispetto agli altri, ma non basta a dare profondità al film. I colpi di scena appaiono prevedibili, e il finale, pur volendo essere edificante, finisce per risultare scontato e poco realistico. L'idea che il successo spetti a chi meno lo desidera, per quanto idealista, sembra lontana dalla realtà e lascia un retrogusto di buonismo forzato.
In definitiva, il film intrattiene e fa il suo dovere, ma rimane un'occasione mancata per affrontare tematiche più coraggiose e regalare una riflessione più profonda.
In questo film eleggere un papa non è molto diverso dall'eleggere un presidente. Gli intrighi politici sono al centro di questa elezione e sono diretti dal decano dei cardinali, interpretato da un ottimo Fiennes. Quest'ultimo ha il ruolo di dirigere il Conclave e la transizione da un papa all'altro. Un ruolo che lo porta ad interloquire con tutti, cercando di mantenere il più possibile un ruolo neutrale, affinché la scelta per il successore vada ad un candidato giusto per il ruolo, anche nella sua imperfezione, come espresso nella sua omelia antecedente il primo scrutinio. Neutralità che non potrà essere mantenuta perché i vari candidati nascondono i relativi scheletri nell'armadio oppure impresentabili per eccessivo spirito conservatore. Un film dalla struttura classica, che grazie ad un cast di ottimo livello riesce sempre a mantenere una tensione costante. Non ho letto il libro, ma il finale piuttosto a sorpresa, è fedele al testo originale. Considerazione personale: puoi mettere anche un uomo giusto a capo della chiesa, ma se l'istituzione è marcia e parassitaria di svariati secoli, il risultato non cambia. Sempre marcia e parassitaria rimane.
In sala ci sono due novità: una pare nam*****, l'altra un intrigo interessante. Siccome quel che ho visto è nam*****, evidentemente dovevo scegliere Cortina Express. Il film mantiene le aspettative solo nel primo quarto d'ora, di thriller non c'è praticamente nulla, la trama scivola via via nella noia tra stereotipi monotoni e dialoghi imbarazzanti che sembrano scritti da un cronista politico anglosassone ma qui inverosimilmente pronunciati da alti prelati, il tutto accompagnato da eventi 'sorprendenti' mai davvero interessanti e, in definitiva, incoerenti. Invero la colpe principali non sono cinematografiche ma di Harris, il quale furbescamente ha partorito questa porcheria che come romanzo ci poteva stare ed era ben vendibile. Cast sciupato che svolge la marchetta col minimo sforzo.
(n.b., da qualche parte avrò ancora una copia di Fatherland acquistata e letta all'epoca, giusto per dire che il mio non è un voto alla ca*** da bimbominkia)
Media finora un po' esagerata per un film che ha una bella messa in scena ma risulta piuttosto povero di contenuti. La trama rimanda un po' ad Angeli e Demoni ma quest'ultimo è più movimentato mentre Conclave è più introspettivo e riflessivo. L'attenzione dello spettatore è catturata per vedere dove il film va a parare e come va a finire e come capita in questo genere di storie il finale è decisivo per valutare le sorti di tutto il film. Nel nostro caso il finale è piuttosto debole e certamente non efficace. Nono lo consiglierei come film da vedere.
Grandi maestranze rendono di livello un film scritto male.
Con poche parole si potrebbe sintetizzare un'opinione su questo Conclave di Berger un film di grande spessore interpretativo e ove una grandissima intensità stilistica e di messa in scena riescono a tenere incollati lo spettatore ad una storia che sa di già visto e a tratti gira anche un pò a vuoto.
Bravissimi Finnes e la Rossellini ma in generale tutti gli attori di questo film corale, quasi un documentario su un conclave che vorrebbe avere velleità da thriller.
Bisognerebbe capire il romanzo di Harris da cui è tratto cosa dice resta un film di ottima fattura che cade un pò nel finale
Storia dalle tinte thriller dove a farla da padrone sono l'ambiente chiuso del conclave e gli intrighi di potere di una categoria che a livello teorico dovrebbe essere al di sopra di complotti e macchinazioni. Gli sviluppi (lungo tutta la durata del film, non solo sul finale) sono troppo sullo stile di un film spionistico (con tanto di continui colpi di scena) per risultare credibili, nonostante ormai nessuno ci si stupisca più degli scheletri nell'armadio della classe ecclesiastica (o perlomeno di una parte di essa), ma il risultato è comunque un racconto stuzzicante e coinvolgente. Va detto che al giorno d'oggi con questi argomenti si gioca facile: i tempi in cui mettere in mostra le contraddizioni della Chiesa era qualcosa al limite del sovversivo fanno parte del passato; anzi, come in una sorta di legge del contrappasso, ora va quasi di moda andarci contro. La rappresentazione della classe ecclesiastica non si discosta molto da certi odierni stereotipi e sembra affetta da una certa superficialità che pure va in contrasto con una regia che in ogni inquadratura dimostra amore per i dettagli. Punto forte rimane l'ottima costruzione dell'atmosfera e del pathos che, come già detto, porta ad una narrazione intrigante e capace di far crescere, passo dopo passo, la curiosità dello spettatore verso l'esito finale del conclave. La riuscita è anche, ovviamente, legata a doppio filo all'ottima prova del cast: Fiennes in primis ovviamente ma anche tutti gli altri compreso il troppo criticato Castellitto.
Un gioco del trono (papale), oppure un Seggio Vacante (sempre papale).
Robert Harris è sempre garanzia di ottime trasposizioni (vedi gli ultimi Polanski) e, dal canto mio, datemi un complotto e dei cospiratori intriganti e sono subito in un brodo di giuggiole. Il film ha qualche difetto ma sono due ore di orologi dimenticati e sedute appoggiati sull'orlo della poltrona. Un thriller di gran classe, come non se ne vedono più ormai, con regia fredda ma meticolosa e colonna sonora inquietante e soprattutto un cast davvero sugli scudi, dal primo all'ultimo attore (ho apprezzato anche Castellitto gigioneggiante) in cui ho maggiormente apprezzato un John Lithgow luciferino e una Rossellini silenziosa osservatrice. Quello che non convince a pieno è la trama generale e il suo andamento in alcuni punti del film, con misteri e intrighi svelati con fin troppa semplicità (per non dire ingenuità) che non portano dopotutto a chissà quali rivelazioni sorprendenti o inquietanti. Abbiamo più a che fare con una disamina della grettezza del clero attuale, piuttosto che una scoperta del marcio nascosto in Vaticano. Per quanto riguarda il finale, inizialmente ho pensato fosse eccessivo e assurdo... Ma poi l'ho riconsiderato geniale, la vera punta di diamante del film, che lo rende quanto mai attuale.
Nonostante un finale perlomeno inverosimile e un Castellitto "esagerato" il film è ben fatto, con interpreti magnifici e un'ottima regia. Propone dibattiti interessanti e di certo infiniti.
Un film che si regge su ottimi interpreti (a parte Castellitto...troppo sopra le righe) e sulle atmosfere - coi cardinali e il vaticano, uniti alla ritualità del conclave, si va abbastanza a colpo sicura. Ben riuscita la parte centrale, in cui si disvelano i vari intrighi dei candidati. Un po' troppo favolistico il finale. Nel complesso, merita la visione.